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Giulia Civita Franceschi e la nave scuola degli scugnizzi

Giulia Civita Franceschi è stata un’importante ma poco famosa educatrice italiana nata a Napoli nel 1870.

Il suo straordinario progetto educativo, apprezzato e studiato in tutto il mondo, salvò dalla strada numerosi ragazzini partenopei.

Dal 1913 al 1928 ha diretto la nave asilo Caracciolo pensata per istruire i cosiddetti scugnizzi napoletani che vennero affettuosamente appellati come caracciolini.

Era figlia dello scultore Emilio Franceschi e di Marina Vannini, originari di Firenze. Tra le opere più famose di suo padre c’è la statua di Ruggero il Normanno, la prima delle otto sculture che ornano la facciata del Palazzo Reale di Napoli.

Sposò, molto giovane, l’avvocato penalista Teodoro Civita dal quale ebbe un figlio, Emilio, suo prezioso collaboratore nella direzione della nave.

Nel 1913 Giulia Civita assunse la direzione della Nave Asilo “Francesco Caracciolo”, pirocorvetta donata dal Ministero della Marina alla città di Napoli per accogliere gli orfani dei marittimi e i fanciulli abbandonati di Napoli.

Era stata scelta come educatrice da Enrichetta Chiaraviglio Giolitti, figlia del Presidente del Consiglio e da Antonia Persico Nitti, moglie dello statista e sua amica d’infanzia. Le due donne vollero fortemente che ci fosse una donna preposta all’educazione degli scugnizzi.

Tra fine ottocento e i primi del novecento alcune iniziative didattiche di questo tipo furono intraprese a Genova e Venezia dove giovani orfani del mare venivano preparati per le professioni marinaresche. Ma l’esperienza portata avanti a Napoli da Giulia Civita ebbe un’ulteriore valenza perché rivolta al recupero sociale di quell’infanzia abbandonata dei quartieri popolari della città, nella ferma convinzione di sottrarli a un destino, spesso, delinquenziale.

Nel corso di 15 anni, la Nave Asilo accolse circa 750 bambini e ragazzi sottratti a una condizione di abbandono e restituiti a una vita sana, civile e dignitosa.

L’artefice di questo importante risultato fu Giulia Civita che per tutto il periodo visse in simbiosi con i suoi allievi.

Il corpo docente a bordo era composto da personale tecnico messo a disposizione dalla Marina e da insegnanti nominati dal Comune di Napoli.

L’originale esperimento educativo definito Sistema Civita richiamò l’attenzione e l’ammirazione di studiosi da tutto il mondo che, visitando la nave, restarono entusiasti dei risultati raggiunti.

Anche Maria Montessori ebbe parole di grande apprezzamento.

All’inizio degli anni Venti una delegazione del governo giapponese visitò la Caracciolo per trarne spunti da applicare nella loro riforma scolastica.

Giulia Civita ricevette la medaglia d’oro dal ministro dell’Istruzione Antonino Anile nel 1922.

A questa attività si aggiunse anche la SPEM Scuola Pescatori e Marinaretti per la specifica formazione di pesca e acquacoltura in alcuni laghi dati in uso alla scuola.

Invece il suo progetto di estendere questa attività alle bambine naufragò per i tempi non maturi e per la diffidenza verso l’emancipazione femminile.

Nel 1928, venne estromessa dalla direzione della Nave Asilo dal regime fascista che, nel suo intento totalitario, volle inserire questo istituto nell’Opera Nazionale Balilla, stroncando definitivamente questa e tutte le altre iniziative pedagogiche.

Dopo la guerra, Giulia Civita prese parte al nascente movimento femminile dell’UDI (Unione Donne Italiane), impegnandosi in campagne giornalistiche per porre all’attenzione della società e della politica il problema dell’infanzia abbandonata che si ripresentava come una piaga sociale irrisolta e aggravata dalle conseguenze del conflitto.

Nonostante i torti subiti e le amarezze sofferte, non ha mai smesso di apportare il suo prezioso contributo in progetti di intervento per l’infanzia di Napoli.

Giulia Civita Franceschi è morta il 27 ottobre 1957, all’età di 87 anni.

Un istante prima di spirare aveva detto al figlio AEI se ne va (AEI sono le tre vocali dell’alfabeto con le quali i carracciolini le si rivolgevano con affetto, chiamandola anche mamma AEI).

Al suo funerale quattro dei suoi ragazzi vollero portare a spalla la sua bara e molti altri la accompagnarono.

Il “sistema Civita” è un metodo educativo originale, attuale anche ai nostri giorni, adatto al recupero e all’integrazione di minori a rischio di delinquenza, basato, non sui criteri della correzione, ma sui principi dell’educazione, che pone al centro i valori come lavoro, affetti e solidarietà.

Si incoraggia l’autodisciplina, la responsabilità e interiorizzazione della norma che non richiede il ricorso a un sistema di premi e castighi. La persona adulta che educa, più che dare ordini e comandi, consiglia, aiuta, stimola, svolge una funzione di sostegno e di aiuto, in un processo di autoeducazione. Valorizza la dimensione comunitaria, la Nave Asilo costituisce una comunità familiare e formativa nella quale crescere e vivere una vita risanata, nell’affermazione dell’interdipendenza tra educazione morale e intellettuale.

L’esperienza sulla nave, inserisce il lavoro nello spirito della comunità nella quale ognuno deve acquisire la coscienza della propria responsabilità e del bene comune: individuo e società sono inseparabili e il processo educativo è la base per l’assetto democratico.

 

#unadonnalgiorno

 

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