Giovanna Marini, cantautrice e ricercatrice etnomusicale e folklorista italiana, è stata una colonna portante della nostra tradizione musicale popolare.
Nata col nome di Giovanna Salviucci, il 19 gennaio 1937 a Roma in una famiglia di musicisti, ha conservato per le sue produzioni artistiche il cognome del marito, anche dopo il loro divorzio.
Nel 1959 si è diplomata in chitarra classica al conservatorio di Santa Cecilia a Roma e si è perfezionata con il grande Andrés Segovia.
All’inizio degli anni sessanta ha cominciato a frequentare intellettuali come Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino e il gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano, impegnati nella ricerca della musica popolare e di protesta, quella dei contadini, dei pastori, degli operai.
È stata cultrice e appassionata di canto sociale che definiva storia orale cantata, ossia registrazione popolare degli avvenimenti storici mediante lo strumento privilegiato della canzone di composizione anonima e di circolazione orale.
Nel 1964, con il Nuovo Canzoniere Italiano, con cui ha avuto una decennale collaborazione, ha preso parte al Festival dei Due Mondi di Spoleto, con lo spettacolo Bella Ciao, rimasto nella storia per il grande scandalo suscitato, seguito da denunce e interrogazioni parlamentari. I responsabili dello spettacolo furono denunciati per oltraggio alle forze armate per l’esecuzione della versione integrale del canto della Prima Guerra Mondiale O Gorizia, tu sei maledetta.
Dopo una breve parentesi a Boston con il marito (Pino Marini, fisico nucleare) in cui nacque la ballata Vi parlo dell’America, ha iniziato l’attività solista, proponendo recital in cui alternava ballate e brani propri, con l’esecuzione di canti tradizionali rielaborati.
Nel 1974 ha contribuito a fondare la Scuola di Musica Popolare del Testaccio, di cui è stata presidente onoraria.
Due anni dopo, ha creato il Quartetto Vocale, formazione musicalmente duttile, con cui approfondisce le enormi possibilità espressive della voce femminile scrivendo varie cantate, come quella in morte di Pier Paolo Pasolini. Cicli di brani polifonici inframmezzati da narrazioni declamate da lei che, accompagnandosi alla chitarra, come una cantastorie contemporanea, affrontava tematiche sociali e politiche accessibili a un largo pubblico nonostante la complessità dal punto di vista formale.
Gli spettacoli e iniziative a cui ha preso parte hanno fatto la storia del recupero delle tradizioni popolari italiane, come Ci ragiono e canto (1965), nel quale è stata assistente musicale con Dario Fo.
Dalla fine degli anni Settanta, è stata sovente in Francia dove, oltre a esibirsi, è stata compositrice di numerose musiche di scena per il teatro con enorme successo di critica e di pubblico.
La sua produzione, negli anni, si è diversificata, ha anche insegnato tecniche delle vocalità contadine alla scuola del Testaccio (dall’anno della fondazione a oggi) e all’Università Paris VIII-Saint Denis (dal 1991 al 2000).
Nella sua inarrestabile ricerca, ha girato tutto il paese raccogliendo una massa sterminata di canti popolari in lingua italiana e nei vari dialetti e lingue regionali.
È stata la colonna portante dell’Istituto Ernesto De Martino che raccoglie l’enorme quantità di canti che ha scoperto e catalogato, per i quali è arrivata a creare persino uno speciale sistema di notazione musicale. La sua è stata una vera opera di trascrizione della memoria.
Per il bicentenario della Rivoluzione francese, nel 1989, ha musicato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
La sua musica è permeata di narrazione politica e sociale.
Nel 2002, assieme a Francesco De Gregori, ha inciso l’album Il fischio del vapore, con un successo di vendite senza precedenti che l’ha consacrata al successo del grande pubblico, dopo quarant’anni di inarrestabile attività.
Moltissime sono state le sue partecipazioni a festival internazionali.
Negli anni ha scritto molta musica per teatro e per il cinema. Nel 2016 la sua musica ha fatto da colonna sonora al documentario Un paese di Calabria incentrato sulla storia del comune di Riace.
Nel 2019 il documentario A sud della musica – La voce libera di Giovanna Marini, ha subito un incomprensibile episodio di censura ed è stato cancellato dalla programmazione del cinema dove doveva essere proiettato. Ne è seguito un tam-tam sui social network e il film è stato proiettato nelle settimane seguenti in altri cinema di Genova.
Considerata una cantante popolare, la pasionaria del canto politico, la sua produzione permeata della sua grande personalità, è frutto di una musicalità maturata attraverso percorsi artistici diversi fra di loro e, per molti aspetti, irripetibili.
Si è spenta a Roma l’8 maggio 2024 lasciando un’immensa eredità culturale un altrettanto grande vuoto nella storia della musica e della politica italiana.
#unadonnalgiorno