Germaine Dulac, regista e produttrice e teorica cinematografica, antesignana dell’avanguardia francese, ha giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione del cinema inteso come arte e come pratica sociale.
Femminista e socialista, ha sperimentato e portato avanti il concetto di cinema come strumento per veicolare idee e progresso.
Unica donna protagonista della scena impressionista e prima a portare la condizione femminile e la difficoltà dei rapporti di coppia sullo schermo, ha diretto più di 30 opere.
Ha propugnato una fusione tra strutture narrative del cinema di consumo e stile dell’avanguardia, tra industria e arte, formalismo e psicologismo.
Nata Charlotte Elisabeth Germaine Saisset-Schneider ad Amiens, in Francia, il 17 novembre 1882, era sposata con il romanziere Louis-Albert Dulac con cui, nel 1915 ha creato la casa di produzione Delia e di cui ha tenuto il cognome anche dopo il loro divorzio. Sua compagna di una vita è stata la regista Marie-Anne Colson-Mallevile.
Agli inizi del ‘900 ha scritto, da critica teatrale per il periodico femminista La française, di cui divenne direttrice.
Nel 1915 ha esordito al cinema con Les sœurs ennemies, i suoi primi film più conosciuti sono La cigarette (1919) e La fête espagnole (1920). Del 1921 è La belle dame sans merci, che è la storia di un adulterio dove acquistano un ruolo centrale l’ambientazione, la scenografia e gli oggetti quotidiani, attraverso un uso fugace ma ripetuto del dettaglio. La sua opera più celebrata La souriante madame Beudet del 1923, è un dramma psicologico che affronta il tema del rapporto di coppia, raccontando di una vita coniugale regolata dalla noia e dalle convenzioni borghesi.
In una società traumatizzata dalla guerra e segnata da un netto contrasto tra un discorso morale ufficiale e conservatore e le nuove libertà dei ruggenti anni ’20, riteneva che il moderno strumento del cinema potesse esprimere, meglio di qualsiasi altra arte, la “vita interiore” e la realtà sociale dei nuovi uomini e delle nuove donne.
Nei suoi film, carichi di bellezza, complessità e audacia, rendeva astratte associazioni visive ed effetti tecnici per trasmettere i suoi ideali sociali progressisti, attraverso una complessa rete di significati basati sulle suggestioni.
Dopo il 1924 si è impegnata per sviluppare nell’opinione pubblica l’interesse per la settima arte attraverso la fonazione dei cineclub. Ha fatto parte della cosiddetta seconda avanguardia, creando impasti di musica e immagini con Disque 927 (1927) o Thèmes et Variations (1928). Intraprendendo la strada di film senza narrazione, ha portato sullo schermo il soggetto surrealista di Antonin Artaud La coquille et le clergyman, del 1928.
Con l’avvento del sonoro, non potendo più realizzare i suoi progetti in piena libertà, ha rinunciato a proposte più commerciali per dedicarsi esclusivamente alla direzione di cinegiornali, i materiali migliori furono raccolti nel lungometraggio Le cinéma au service de l’Histoire del 1937.
I suoi principi ideologici sono contenuti nel saggio Le estetiche, gli ostacoli, la cinematografia integrale, pubblicato nel 1927 sulla rivista L’Art Cinématographique.
Tra i suoi scritti sono da segnalare Le cinéma d’avant-garde, in Le cinéma: des origines à nos jours, del 1932 e la raccolta di saggi Écrits sur le cinéma. 1919-1937.
È morta a Parigi il 20 luglio 1942, le sue spoglie sono nel cimitero di Père-Lachaise, a Parigi.
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