Funmilayo Ransome-Kuti, politica e attivista nigeriana, ha speso la sua intera vita a sostenere i diritti delle donne e delle persone oppresse, giocando un importante ruolo internazionale nel movimento anti coloniale.
Descritta come la madre dei diritti civili delle donne in Nigeria, nel 1947 il West African Pilot, l’aveva definita la Leonessa di Lisabi per aver guidato le donne del popolo Egba durante le proteste che portarono all’abdicazione del re Oba Ademola II.
Nata come Francis Abigail Olufunmilayo Thomas, a Abeokuta, il 25 ottobre 1900, da genitori cristiani di etnia yoruba, ha avuto il primato di essere la prima studentessa della Abeokuta Grammar School, che aveva frequentato dal 1914 e una delle primissime donne a ricevere un’istruzione superiore.
Durante gli studi in Inghilterra, dal 1919, il suo senso di nazionalismo la portò a decidere di abbandonare i suoi nomi inglesi e si fece chiamare soltanto Funmilayo, il suo nome tradizionale abbreviato.
Lavorava come insegnante quando, nel 1925, ha sposato Israel Oludotun Ransome-Kuti, sacerdote e insegnante anglicano da cui ebbe tre figli e una figlia, tutti attivisti e impegnati politicamente, il più noto dei quali è stato Fela Kuti, il più grande artista nigeriano contemporaneo.
Nel 1932 ha contribuito a organizzare il primo gruppo civico femminile chiamato Abeokuta Ladies Club, inizialmente costituito da donne cristiane per lo più istruite in Occidente che, col tempo, divenne sempre più politico e femminista aprendosi a povere, analfabete e sfruttate dalle autorità coloniali. Quando, nel 1946, l’ente è diventato Abeokuta Women’s Union (AWU) Funmilayo Ransome-Kuti ne divenne presidente rendendolo un’organizzazione nazionale poi ribattezzata Nigerian Women’s Union (NWU) nel 1949 e Federation of Nigerian Women’s Societies (FNWS) nel 1953.
Tante sono state le battaglie che ha condotto, come quella contro il controllo dei prezzi, che limitava drasticamente i redditi delle donne che vendevano al mercato, e per garantire un trattamento equo da parte del governo. Ha capeggiato importanti proteste contro una tassa speciale sulle donne imposta dal sovrano locale, Sir Ladapo Ademola II e contro il governo di Ademola, che portarono alla sua temporanea abdicazione, nel 1949.
Gli obiettivi perseguiti includevano maggiori opportunità educative per donne e ragazze, l’applicazione di norme sanitarie e la fornitura di assistenza sanitaria, oltre a diverse attività sociali.
Nel 1947 è stata l’unica donna nella delegazione del Consiglio Nazionale della Nigeria e del Camerun, presente a Londra per negoziare l’indipendenza.
Con l’intento di innalzare il tenore di vita delle donne e provare a eliminare le cause della povertà, ha prestato servizio per diversi mandati nel consiglio locale di Abeokuta, tra il 1949 e il 1960.
Quando, nel 1953, la FNWS si era affiliata alla Federazione Democratica Internazionale delle Donne, venne eletta vicepresidente e, nel suo ruolo, ha tenuto conferenze in diversi paesi sulla condizione delle donne nigeriane.
È stata anche la prima donna in Nigeria a guidare un’automobile e la prima a fondare un’organizzazione politica, il Partito popolare dei comunisti.
All’inizio degli anni ’70 ha cambiato il suo cognome in Anikulapo-Kuti per identificarsi ulteriormente con la cultura yoruba, seguendo l’esempio di suo figlio, Fela Anikulapo-Kuti, popolare musicista e feroce critico dei governi militari della Nigeria degli anni ’60.
Nel 1977, venne picchiata e gettata fuori da una finestra del secondo piano, durante un assalto militare alla proprietà di famiglia che avevano trasformato in una comune chiamata Repubblica di Kalakuta.
È morta per complicazioni dovute alle ferite riportate, il 13 aprile 1978.
La madre dei movimenti femministi africani è stata spodestata con la forza bruta dal suo ruolo, ma la sua voce e il suo esempio restano un faro per i diritti delle donne nigeriane e non solo.
Sulla sua vita e impegno sono stati scritti diversi libri e, recentemente, è uscito un film che porta il suo nome e che esplora il fondamentale ruolo che ha avuto nella storia.
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