Francesca Sanna Sulis, chiamata La Signora dei gelsi, è stata un’imprenditrice, stilista e educatrice, pioniera del settore tessile, ha tanto contribuito all’emancipazione delle donne sarde nel 1700.
Ha vestito le nobildonne di mezza Europa, compresa la zarina Caterina II di Russia, che, in un ritratto esposto all’Ermitage, indossa un suo abito.
Francesca Sulis nacque a Muravera, in provincia di Cagliari, l’11 giugno 1716. Figlia di possidenti di aziende agricole e allevamenti di bestiame, mostrò sin da piccola una grande inclinazione per la sartoria, disegnava e cuciva da sola i suoi splendidi abiti. A 19 anni sposò il giureconsulto cagliaritano Pietro Sanna Lecca.
Alla morte del padre, si ritrovò a gestire il patrimonio di famiglia rivelandosi una straordinaria imprenditrice.
Si appassionò alla coltivazione dei gelsi e avviò una fiorente coltura dei bachi da seta, adoperandosi nella cura e nella realizzazione di tutta la filiera produttiva: dal bozzolo, al filo, al tessuto.
Nei magazzini della casa di famiglia, a Quartucciu, organizzò laboratori attrezzati con telai moderni per incentivare la lavorazione del filato e ottenere la preziosissima seta.
Diede opportunità di lavoro a centinaia di giovani donne che formava nei suoi corsi professionali, addirittura con lezioni di botanica, contribuendo così
all’affrancamento dalle condizioni di povertà e dipendenza economica in cui versavano.
Dopo aver terminato il corso di formazione e imparato a filare e tessere, le donne ricevevano in dono un telaio per lavorare.
Nel 1779 Donna Francesca Sanna Sulis produceva una seta di qualità superiore, esportata soprattutto nelle regioni del Nord Italia, le maggiori richieste provenivano dai commercianti comaschi.
Inaugurò, nel diciottesimo secolo “l’alta moda” nella più pura delle tradizioni manifatturiere sarde. Per parecchi anni le sue collezioni furono proposte al pubblico milanese presso il Palazzo di Giorgio Giulini, nobile e scrittore lombardo, suo committente e amico che poi si accaparrò l’esclusiva sulla sua produzione.
Arrivò a noleggiare sei golette che dalla Sardegna raggiungevano tutta l’Europa per trasportare la seta e gli abiti che confezionava.
Inventò anche un copricapo femminile, ornato da un ricco broccato, chiamato “su cambusciu” o “cuguddu” che ancora oggi rappresenta un elemento fondamentale in alcuni abiti tradizionali del Campidano.
Rimasta vedova nel 1780, non esitò a continuare da sola la sua attività anche dopo la morte dei suoi due figli maschi, cosa inusuale per il periodo storico in cui lavorava. La sua unica figlia era, intanto, diventata suora e poi badessa.
È morta a 94 anni nel 1810 a Quartucciu (Cagliari). Lasciò direttive per avere una sepoltura semplice, odiava l’ostentazione, lasciò tutti i suoi beni ai poveri di Muravera.
Dopo la sua morte, chi prese il suo posto fu meno lungimirante: le piantagioni di gelsi vennero sostituite da alberi da frutto e quel filo prezioso venne strappato per sempre.
Donna Francesca Sanna Sulis seppe coniugare i suoi ideali di emancipazione, con forme di creatività e di innovazione, con la comprensione del valore del lavoro.
Il suo paese natale, Muravera, le ha dedicato un museo.
La sua vita e storia è emersa dall’oblio in cui era caduta grazie all’opera biografica scritta dal giornalista Lucio Spiga.
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