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Francesca Albanese

Francesca Albanese

Per capire cosa sta avvenendo a Gaza, è importante innanzitutto definire i fatti. Quello a cui assistiamo non è una guerra, che presuppone lo scontro tra due eserciti, ma la violenza di uno stato occupante contro un popolo occupato. Non ci sono parole per descrivere le condizioni di vita a Gaza oggi; la situazione è catastrofica da mesi. Le testimonianze che raccogliamo sono tremende: centinaia di massacri, esseri umani bruciati vivi sotto le tende, uccisioni di civili stipati negli ospedali. Sappiamo di soldati israeliani che hanno deliberatamente ucciso bambini sparando loro alla testa; abbiamo video e fotografie che lo dimostrano. Tutto questo è incluso nel rapporto Genocide as Colonial Erasure che ho preparato per le Nazioni Unite. È il momento di riaffermare il diritto internazionale, sacrificato dall’idea degli Stati Uniti e di Israele che ogni linea rossa sia superabile di fronte all’idea, peraltro irrealistica, di sconfiggere un movimento politico usando la forza militare. Quella in corso a Gaza non è solo una crisi umanitaria, ma una crisi di umanità.

Francesca Albanese, giurista specializzata in diritto internazionale e diritti umani, dal 2022 è Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati.

Nel 2024 è stata scelta come Persona dell’anno dell’ONU da Passblue pubblicazione digitale indipendente che monitora e riferisce sulle attività delle Nazioni Unite.

È autrice di prestigiose pubblicazioni accademiche tra cui Palestinian Refugees in International Law, del 2020, frutto del lavoro di quattro anni di ricerche, considerata una pietra miliare sul tema.

È responsabile del programma di ricerca e assistenza legale in materia di migrazione e richiedenti asilo nel mondo arabo per Arab Renaissance for Democracy and Development (ARDD) ed è co-fondatrice del Global Network on the Question of Palestine (GNQP).

Ha lavorato per le Nazioni Unite, tra l’Alto Commissariato per i Diritti Umani e l’Agenzia di Soccorso per i Rifugiati Palestinesi in Medio Oriente, fornendo consulenza sui diritti umani, le norme e la loro attuazione, in particolare per i gruppi vulnerabili come persone rifugiate e immigrate.

Come Relatrice Speciale ha pubblicato numerose opinioni legali e quattro rapporti principali: sull’autodeterminazione (2022), il regime carcerario israeliano (2023), l’infanzia violata (2023), il genocidio (2024).

È docente di diritto internazionale presso università europee e arabe, come l’Issam Fares Institute dell’Università Americana di Beirut.

Ricercatrice affiliata presso l’Institute for the Study of International Migration presso la Georgetown University, è ricercatrice presso l’Istituto Internazionale di Studi Sociali dell’Università Erasmus di Rotterdam ed è consulente senior su migrazione e sfollamenti forzati per l’Arabic Renaissance for Democracy and Development, dove ha contribuito a fondare la Rete globale sulla questione palestinese.

Analizzando le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele nel loro contesto attuale e storico, esamina le responsabilità degli Stati terzi nei confronti degli attacchi a Gaza, con particolare attenzione ai membri dell’Unione Europea.

Meticolosamente fondati sul diritto internazionale e sulle prove empiriche, i suoi rapporti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, hanno delineato la sua analisi legale sul perché gli attacchi alla popolazione palestinese equivalgano a genocidio. 

Ha, da subito, chiesto un cessate il fuoco immediato, mettendo in guardia sul pericolo di una pulizia etnica di massa e affermato che la comunità internazionale deve prevenire e proteggere le popolazioni dai crimini atroci e che anche la responsabilità per i crimini internazionali commessi dalle forze di occupazione israeliane e da Hamas deve essere immediatamente perseguita.

Nata ad Ariano Irpino, Avellino, il 30 marzo 1977, si è laureata in Giurisprudenza all’Università di Pisa e ha conseguito un Master sui diritti umani presso la School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra.

Il 1º maggio 2022 è stata la seconda italiana e la prima donna nominata Relatrice Speciale sulla Situazione dei Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967 con un mandato di tre anni, succedendo al canadese Michael Lynk.

Schietta, tagliente, diretta, è stata più volte accusata di antisemitismo da associazioni, ministri e università con l’obiettivo di tacitarla e minare il suo mandato. È stata anche bandita da Israele.

Nel 2023 il suo impegno è stato elogiato in una dichiarazione firmata da 116 organizzazioni per i diritti umani, della società civile e istituzioni accademiche.

Nell’aprile 2023, dopo la pubblicazione di J’accuse. Gli attacchi del 7 ottobre, Hamas, il terrorismo, Israele, l’apartheid in Palestina e la guerra, redatta con Christian Elia, ha ricevuto il Premio Internazionale Stefano Chiarini in riconoscimento del suo lavoro giornalistico sulla Palestina e sul Medio Oriente.

Nel 2025 ha ricevuto il Premio Dries van Agt da The Rights Forum, che premia persone e organizzazioni che si impegnano fortemente per i diritti umani e il diritto internazionale in Palestina.

La mia presenza è considerata controversa, come se fossi stata accusata di crimini di guerra da una corte internazionale. Invece sono solo un’esperta legale nominata dall’Onu. Il mio lavoro non è essere equidistante, ma agire per ristabilire la legalità e i diritti umani. L’elefante nella stanza è che il genocidio è stato concesso, sotto gli occhi di tutti, quando già era noto che l’occupazione impediva il diritto all’autodeterminazione al popolo palestinese.

Francesca Albanese è una donna che fa paura per preparazione, coraggio e tenacia. È un faro di speranza la sua denuncia costante su una tragedia che dovrebbe riguardare l’umanità tutta. Quando la storia chiederà il conto sulle posizioni assunte in questa tragedia umanitaria, sapremo con certezza da quale parte è stata.

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