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Filomena Pennacchio

Filomena Pennacchio
Filomena Pennacchio è stata una delle più note briganti nel periodo post-unitario.
Nata come Filomena Sipicciani, il 6 novembre 1841 a San Sossio Baronia, in provincia di Avellino, da Giuseppe, macellaio e Vincenza Bucci, fu costretta a lavorare a servizio nelle case sin da piccola perché rimasta presto orfana.
Si sposò in giovane età con un impiegato di cancelleria del tribunale di Foggia, ma l’uomo era manesco e geloso, dopo l’ennesimo maltrattamento, lo uccise conficcandogli in gola uno spillone d’argento. Si diede così alla macchia, ai tempi un uomo poteva difendersi, per la donna non c’erano attenuanti.
Unitasi ai banditi, divenne la compagna di Giuseppe Schiavone, detto lo Sparviero, che ha affiancato da pari in diverse battaglie e incursioni.
Chiamata la regina delle selve per la sua abilità nel destreggiarsi in radure inesplorate, aveva un grande coraggio e buona abilità nel maneggiare le armi.
Filomena detta Pennacchio per il cappello con le piume da cui non si separava mai, ha partecipato a furti, imboscate, rapimenti, razzie. La sua prima azione intimidatoria, quando aveva 21 anni, avvenne contro la ricca Lucia Cataldo che non voleva pagare il dazio ai briganti. Aveva agguantato per le corna un bue che pascolava lì vicino e lo aveva sgozzato con un solo colpo.
Il 4 luglio 1863, a Sferracavallo, sulla consolare che da Napoli conduce a Campobasso, ha partecipato all’attacco di un drappello del 45° reggimento di linea, in cui dieci soldati hanno perso la vita. 

Era incinta quando Schiavone venne catturato e l’aveva denunciata sperando in uno sconto di pena. Arrestata in casa di una levatrice, venne rinchiusa nel carcere di Melfi e, dopo aver partorito il figlio (registrato come Prigioniero a Melfi e ufficialmente “trovatello”), il 30 giugno 1865, fu condannata a vent’anni di lavori forzati nel carcere duro delle Fenestrelle, poi ridotti a nove per buona condotta e infine a sette. Intanto era stata accolta dalle suore dell’Opera Pia Barolo di Torino dove aveva imparato a leggere e scrivere.

Scontata la condanna, rimase in Piemonte a servizio in alcune famiglie prima di sposarsi, nel 1883, col commerciante di olio Antonio Valperga, con il quale condusse una vita borghese e tranquilla.

Nella seconda parte della sua vita si è dedicata all’accoglienza e all’aiuto di orfani, carcerati e poveri, ricevendo perfino la benedizione papale da Benedetto XV poco prima di morire, a Torino, il 17 febbraio 1915, proprio nel 54° anniversario della resa dell’esercito delle Due Sicilie alle truppe del Regno d’Italia.

La sua storia ha ispirato racconti, canzoni e nei libri Filomena Pennacchio. La brigantessa ritrovata, di Andrea Massaro (2014) e Filomena Pennacchio la regina delle selve. Storia e storie delle donne del brigantaggio di Valentino Romano (2024).

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