Era incinta quando Schiavone venne catturato e l’aveva denunciata sperando in uno sconto di pena. Arrestata in casa di una levatrice, venne rinchiusa nel carcere di Melfi e, dopo aver partorito il figlio (registrato come Prigioniero a Melfi e ufficialmente “trovatello”), il 30 giugno 1865, fu condannata a vent’anni di lavori forzati nel carcere duro delle Fenestrelle, poi ridotti a nove per buona condotta e infine a sette. Intanto era stata accolta dalle suore dell’Opera Pia Barolo di Torino dove aveva imparato a leggere e scrivere.
Scontata la condanna, rimase in Piemonte a servizio in alcune famiglie prima di sposarsi, nel 1883, col commerciante di olio Antonio Valperga, con il quale condusse una vita borghese e tranquilla.
Nella seconda parte della sua vita si è dedicata all’accoglienza e all’aiuto di orfani, carcerati e poveri, ricevendo perfino la benedizione papale da Benedetto XV poco prima di morire, a Torino, il 17 febbraio 1915, proprio nel 54° anniversario della resa dell’esercito delle Due Sicilie alle truppe del Regno d’Italia.
La sua storia ha ispirato racconti, canzoni e nei libri Filomena Pennacchio. La brigantessa ritrovata, di Andrea Massaro (2014) e Filomena Pennacchio la regina delle selve. Storia e storie delle donne del brigantaggio di Valentino Romano (2024).
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