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Fatoumata Diawara la nuova voce d’Africa

Fatoumata Diawara la nuova voce d'Africa

Fatoumata Diawara è la nuova voce d’Africa. Originaria del Mali, la cantautrice che è anche chitarrista, vive tra Parigi, il lago di Como e Bamako.

Nata nel 1982 ad Abidjan, fino a 12 anni resta in Costa d’Avorio, per poi trasferirsi in Mali.

Nel 1997 viene notata dal cineasta Cheick Oumar Sissoko, che la vuole nel film La Genèse (Premio Un certain regard Festival di Cannes del 1999) per interpretare il ruolo di attrice protagonista. Dopo aver recitato in altri lungometraggi, nel 2002, viene scritturata dalla Compagnia Royal de Luxe.

Nel novembre 2006 interpreta il ruolo di protagonista ne l’Opéra du Sahel, a Bamako. Viene notata da Cheick Tidiane Seck che le propone di registrare il suo primo album, Sabaly.

Autrice e compositrice, prende ispirazione dal canto tradizionale wassoulou, ma ha anche influenze moderne come il jazz e il blues.

Nel suo ultimo album, Fenfo (Something To Say), ha scritto una canzone sull’emigrazione, Nterini e la descrive così:

Apprestandomi a scrivere mi chiedevo come affrontare l’argomento in un modo positivo perché i migranti mi rappresentano, sono come me, volevo far capire alla gente che non veniamo da un altro pianeta, veniamo da famiglie normali, in alcuni casi anche da famiglie importanti, abbiamo tutti una storia personale. E poi, beviamo caffè al mattino, facciamo colazione come tutti gli altri. I migranti sono insomma persone normali, non dovrebbero perdere la loro dignità o essere considerati indesiderabili solo perché sono dei migranti.

Qui li vedono come poveri, strani, hanno paura che gli rubino qualcosa o che li uccidano, nessuno pensa che sono persone come gli altri, esseri umani.

Cambia l’aspetto, la lingua, ma la maggior parte di loro sono andati a scuola, sono educati, appaiono solo diversi nell’aspetto. Il nostro dovere come artisti è di dar loro una voce, restituire loro una dignità.

Parla di una normalità che a molti appare come l’eccezione.

Ci fosse la possibilità di muoversi nel mondo senza bisogno di visti e permessi, nessuno troverebbe strano vedere l’arrivo o la partenza dei migranti per arrivare qui e magari poi per tornare a casa.

Sarebbero semplicemente dei cittadini del mondo.

E del resto ci sono molti occidentali in Africa, vivono lì da anni senza che mai nessuno li chiami migranti, o espatriati, e questo soltanto perché hanno un permesso per viaggiare.

Abbiamo tutti lo stesso sangue, nessuno ha sangue blu, siamo tutti figli di Dio. Il fatto di essere poveri non giustifica la perdita di dignità, puoi essere povero di cose materiali ma ricco se dai amore e se non consideri gli altri con pregiudizi o paure.

Se esiste un problema di razzismo nella musica è proprio nei confronti delle donne, è molto difficile per noi arrivare ad essere leader, c’è molta lotta e molte artiste giovani e piene di talento non riescono a sopravvivere, io infatti mi definisco una sopravvissuta.

Penso all’Africa come a un paese soltanto, mi sento africana non sono solo una donna del Mali. Nel mio caso poi, il panafricanismo è davvero necessario perché anche nella politica, come nell’industria discografica, esiste un grave problema di riconoscimento del ruolo femminile, specialmente come leader.

Come sopravvissuta, perché io tale mi sento, io non voglio rappresentare solo il mio paese, che manca di leader e che non ha una voce da portare come modello, dunque è necessario per me essere una voce dell’Africa intera, come Miriam Makeba, come tutte le Mama Africa.

Fatoumata Diawara è attrice e musicista.

Del cinema mi piace il fatto che puoi essere ogni volta un personaggio diverso, ogni volta una sfida, devi imparare sempre molto. Nella musica sono più me stessa, la mia personalità, la mia libertà, ciò che penso del mondo, posso esprimermi, parlare della mia cultura, della mia famiglia.

Sentiremo ancora tanto parlare di lei!

#unadonnalgiorno

 

 

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