Molti partiti utilizzano la paura nei confronti degli stranieri, degli immigrati, per far passare delle politiche più radicali e ottenere consensi. L’immigrazione non può essere solamente una storia di paura delle differenze tra gli esseri umani o di paura dello straniero. L’emigrazione è un fenomeno mondiale, non riguarda solo l’Europa. Ci sono molti più rifugiati in Africa che in Europa, ma queste cose la gente le conosce poco.
Fatou Diome, è la più importante scrittrice senegalese contemporanea. È nata nel 1968 nella piccola isola di Nidior, nel sud-ovest del Senegal.
È stata allevata dalla nonna, a tredici anni ha lasciato l’isola per andare a studiare nella città vicina, ha avuto varie famiglie affidatarie e fatto tanti lavori per poter continuare i suoi studi fino all’università di Dakar.
A ventidue anni ha sposato un giovane francese che lavorava in Senegal e lo ha seguito in Francia. Nel paese d’adozione ha avuto non poche difficoltà e discriminazioni razziali. Il matrimonio, ostacolato dalla famiglia di lui, è durato pochi anni e ben presto si è ritrovata sola in territorio francese e in grandi difficoltà economiche.
Nel 1994, si è stabilita in Alsazia dove si è mantenuta facendo la domestica, ha frequentato l’Università di Strasburgo, ottenuto un dottorato e cominciato a dedicarsi alla scrittura.
La Francia e l’Africa costituiscono i nuclei centrali dell’opera di Fatou Diome.
Dopo una raccolta di racconti e una novella, ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2003, Le Ventre de l’Atlantique, tradotto in Italia con il titolo, “Sognando Maldini”, 2004, che ha vinto numerosi premi internazionali.
La trama in gran parte autobiografica racconta di una giovane immigrata che dialoga col fratello minore, rimasto in Senegal, mentre guardano contemporaneamente il calcio in televisione. Cerca di dissuaderlo dal suo sogno di una carriera da calciatore in Francia. Un linguaggio pieno di umorismo, ironia e immediatezza, per una critica approfondita e sofisticata che rende evidenti le cause e le condizioni dell’oppressione.
Ne avevo abbastanza dei cliché: l’immigrazione non riguarda solo lo sfruttamento dei poveri. Si tratta anche di persone che partono per emanciparsi, che partono in nome della libertà, che partono per tanti altri motivi.
La sua critica è rivolta anche all’Africa, dove il protagonista sperimenta la disapprovazione della comunità del villaggio che illegittima le persone che decidono di partire in nome della libertà.
Con umorismo pungente e un linguaggio tagliente, Fatou Diome dipinge le condizioni e le difficoltà che ogni migrante deve superare e accettare per vivere e lavorare in Francia.
Nella sua narrazione, non vengono risparmiate le occasioni per raccontare episodi che oscillano nella nostalgia per la sua infanzia e per la sua terra natale.
Fatou Diome insegna Letteratura all’Università di Strasburgo, dove sta anche lavorando per un dottorato.
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