Siamo in otto, tutte ‘tagliate’: giriamo per villaggi e comunità rurali a parlare con gli abitanti per spiegare che le mutilazioni non sono un bene per le donne, che provocano malattie fisiche e mentali e che tradizione e abitudini si possono cambiare.
Fatou Baldeh, attivista che si batte per porre fine alle mutilazioni genitali femminili, è la fondatrice e presidente di Women in Liberation & Leadership che, dal 2018, agisce per tutelare salute e diritti delle donne in Gambia.
Insignita con l’Ordine dell’Impero Britannico nel 2020, ha ricevuto l’International Women of Courage Award del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e l’International Women’s Rights Award a Ginevra, nel 2024.
Il suo nome compare tra le donne dell’anno 2025 per la rivista Time.
Nata in Gambia nel 1983, paese in cui il 75% delle giovani viene sottoposto a mutilazioni genitali, nonostante dal 2015 esista una legge che le vieta, aveva otto anni quando ha subito il famigerato “taglio” della clitoride.
Le operazioni in maniera informale e illegale, avvengono senza farmaci, senza antidolorifici, solo con un coltellino affilato senza sterilizzazione, che spesso procura infezioni e strascichi letali.
Ha trascorso gran parte della sua vita in Scozia, dove ha studiato psicologia all’Università di Wolverhampton e ottenuto un master in salute sessuale e riproduttiva presso la Queen Margaret University di Edimburgo.
Dopo gli studi, ha lavorato nel campo della ricerca sociale per il Dignity Alert Research Forum, di cui, nel 2015 è diventata direttrice.
Ha documentato gli stupri, lavori forzati e omicidi subiti dalle donne sotto la dittatura di Yahya Jammeh. Le sue scoperte sono state presentate alla Truth, Reconciliation and Reparations Commission del Gambia.
Ha testimoniato di fronte al Parlamento scozzese per discutere le linee guida da implementare per proteggere le giovani donne dalle mutilazioni genitali femminili.
Nel 2018, tornata nel suo paese d’origine, ha fondato la WILL, Women in Liberation and Leadership che agisce per la tutela dei diritti delle donne in Gambia.
Nel 2020 ha ricevuto lo She Award per il suo straordinario contributo all’emancipazione delle ragazze e delle donne in Gambia e, in riconoscimento del suo lavoro con le comunità di migranti e le donne che hanno subito abusi nel Regno Unito, la Regina Elisabetta II, nel 2020, l’ha nominata Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico (MBE).
Le mutilazioni genitali femminili sono talmente radicate in Gambia che nel parlamento (composto da 53 uomini e 5 donne) era recentemente arrivata la proposta di abrogare il divieto per renderle di nuovo nuovamente legali.
L’organizzazione di Fatou Baldeh è attiva anche contro la violenza contro le donne, fenomeno endemico che non vede alcun contrasto dalle istituzioni, tanto che non esistono case di accoglienza e protezione.