Eva Maria Ibarguren Duarte, conosciuta come Evita Perón, è stata la controversa First Lady dell’Argentina conosciuta in tutto il mondo.
Attrice, politica e filantropa, seconda moglie del presidente Juan Domingo Perón, è stata protagonista di una grande rivoluzione sociale.
Passata al mito, è ancora oggi la donna più amata della nazione. Omaggiata da vari scrittori, dal mondo della musica e del cinema, è stata ricordata in ogni modo.
La sua autobiografia La razón de mi vida è stata per anni un testo obbligatorio nelle scuole.
È stata l’emblema della sinistra peronista, invisa alle classi elevate anglofile.
Ha rappresentato il riscatto delle classi povere, non è mai stata all’ombra del marito e da protagonista ha saputo conquistarsi la benevolenza di tutta la popolazione e avvicinato le donne alla politica.
Ha dettato la moda col suo stile, abiti, gioielli. Lo chignon con cui raccoglieva elegantemente i suoi biondi capelli è stato imitato per anni.
Famoso è il musical di Broadway Evita portato poi sul grande schermo dall’omonimo film che ha visto protagonista la famosa pop star Madonna.
Evita Perón nacque a Los Toldos, Argentina, il 7 maggio del 1919, era l’ultima dei cinque figli naturali avuti da un proprietario terriero con la sua cuoca, Juana Ibarguren, poi abbandonata e costretta ad arrangiarsi per crescere la numerosa prole.
Sin da bambina Evita aveva manifestato spirito di ribellione e una gran voglia di riscatto. Veniva denigrata per la sua condizione di illegittima e questo le sviluppò una grande avversione contro le discriminazioni.
Era molto ambiziosa, amava il cinema e sognava di fare l’attrice. A soli 15 anni ebbe la sua prima parte, era un’attrice discreta ma molto determinata a cambiare il corso della sua vita.
La sua carriera subì una svolta quando divenne un’interprete di radiodrammi che le portarono successo e stabilità economica.
Nel 1944, durante una raccolta fondi, conobbe il colonnello Juan Domingo Perón, sottosegretario del Ministero del Lavoro che aveva 24 anni più di lei. I due si innamorarono e si sposarono il 22 ottobre 1945.
Nel 1946, Perón venne eletto Presidente, fondò il Partito unico della rivoluzione, chiamato Partito Peronista e la coppia divenne il simbolo di una nuova nazione.
Evita Perón, forte e carismatica e molto amata, fu parte attiva del governo. Si occupò di sociale e ottenne la legge che riconosceva uguali diritti politici e civili tra uomini e donne.
Nel 1949 ha fondato il Partito Peronista Femminile.
Attiva nella segreteria del lavoro, fece da intermediaria tra la classe operaia e la presidenza.
Un anno dopo le elezioni, sostituì il marito in un importante e controverso tour europeo, dove fu accolta trionfalmente ovunque si recasse, dal dittatore Franco in Spagna al Papa in Italia. Dopo quel giro venne accusata di aver portato il tesoro dei nazisti in salvo nelle banche svizzere. Un’ombra destinata ad aleggiare per sempre sulla sua testa nonostante il grande bene che abbia fatto per la sua nazione.
Al suo rientro in Argentina creò la Fondazione Eva Perón, che si occupava di migliorare le condizioni di vita dei bambini, delle persone anziane, delle ragazze madri e delle donne appartenenti alle classi più povere della popolazione.
La fondazione svolgeva tre ruoli importanti: il primo, sociale, per gli aiuti finanziari ai richiedenti, la creazione di posti di lavoro, la concessione di borse di studio e la costruzione di case popolari; il secondo, educativo, per la costruzione di scuole, mense e convitti e per l’accesso all’attività sportiva di più di un milione di bambini provenienti da famiglie povere; il terzo, di sanità pubblica, con la costruzione di ospedali, laboratori e case di cura per anziani.
A Buenos Aires, oggi, ben tredici ospedali portano il nome di Evita Perón.
Nel 1948 ha scritto un Decalogo sui diritti delle persone anziane.
Una consistente fascia della popolazione, costituita soprattutto da donne e gran parte della classe operaia, spingeva affinché si candidasse come Vicepresidente, mentre i capi militari e i conservatori non vedevano di buon grado che una donna venisse nominata a capo delle forze armate. Ma era già malata di tumore alle ovaie e decise di rinunciare a scendere in campo per le elezioni.
Il 1º maggio 1952 tenne l’ultimo discorso pubblico dal balcone della Casa Rosada.
Il 7 maggio Juan Domingo Perón la nominò Leader spirituale della Nazione argentina, onorificenza concessa formalmente dalla Camera dei deputati.
La sua ultima apparizione pubblica fu il 4 giugno, in piedi sull’auto presidenziale, per la seconda parata inaugurale.
È morta il 26 luglio del 1955, aveva solo 33 anni. Il feretro, mummificato, è stato esposto alla Segreteria del Lavoro, in una bara chiusa da un vetro trasparente. La fila di visitatori, chilometrica, ha atteso molte ore per porgerle l’ultimo saluto.
Dopo la Revolución Libertadora il suo corpo è stato più volte sequestrato e profanato dai militari, è stato anche portato all’estero e sepolto in un cimitero di Milano fino a quando, nel 1974, riportata in Argentina, ha ricevuto una discreta sepoltura in una cappella privata.
Evita Perón non è mai morta nel ricordo del suo popolo, nonostante le tante contraddizioni legate al suo ricordo.
Ha ricevuto l’amore incondizionato dei più umili e l’odio tremendo degli oligarchi.
Si recava in luoghi degradati ad assistere povera gente vestita in maniera elegantissima, ostentando la sua femminilità e indossando costose pellicce, eppure la popolazione la considerava la sua regina indiscussa.
La maggior parte dei suoi gioielli è stata saccheggiata durante il golpe. Il museo che le è stato dedicato conserva le sue lettere, scarpe, vestiti.
Ha lasciato in eredità la sua incessante lotta per l’uguaglianza.
In soli sette anni di vita pubblica ha determinato una svolta nel conseguimento di tanti diritti civili e l’eterna fascinazione intorno alla sua figura.
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