architetturastoria

Elsie de Wolfe. Una ribelle in un mondo brutto

Elsie de Wolfe la prima interior designer

Il buon gusto dovrebbe essere una componente morale, il dogma di ogni gesto della propria vita. Ho aperto le porte e le finestre dell’America e ho lasciato entrare l’aria e il sole.

Elsie de Wolfe è la donna che ha portato in auge l’interior design. Concepiva la casa come uno strumento d’espressione dell’interiorità.

Famoso il suo libro La casa del buon gusto del 1913.

Ha trasformato gli interni delle case delle persone più facoltose della sua epoca da palazzi in legno scuro, con interni oscurati da tende, in spazi luminosi e intimi con colori freschi, con una particolare predilezione per mobili e accessori francesi del XVIII secolo. Il suo è stato il nome più famoso del settore fino agli anni ’30. 

Nacque a New York, il 20 dicembre 1865, il suo nome completo era Ella Anderson de Wolfe, figlia unica di un medico canadese, si definiva una “ribelle in un mondo brutto“. Sin dall’infanzia spiccò per la sua grande sensibilità allo stile e al colore. Sin da piccola contestava le scelte di arredamento nella propria casa.

La sua carriera cominciò come attrice teatrale di discreto successo, ma grazie alle sue connessioni sociali, la sua notorietà e la casa in cui viveva con la sua compagna che aveva arredato con estremo buon gusto, la spinsero a dedicarsi sempre più alla carriera di decoratrice e arredatrice d’interni.

Prediligendo gli ambienti luminosi, ha stravolto gli interni solitamente scuri e pesanti, trasformandoli in stanze chiare, morbide anche grazie al massiccio utilizzo di specchi. Ha introdotto mobili dipinti in bianco o colori tenui, abbinandoli a cineserie, strisce alle pareti, trompe l’œil in carta da parati e motivi a traliccio, che suggerivano atmosfere da giardino. 

Ha anche reso popolari le chaise longue e la tappezzeria con stampa animalier.

La sua prima importante commissione arrivò nel 1905, quando arredò il Colony Club che sarebbe diventato il più importante social club femminile di New York. Il successo del suo design leggero, colorato, con sedute in vimini che ricordavano un gradevole spazio all’aperto, la rese l’arredatrice d’interni più ricercata dell’epoca. 

È iniziata così una fortunata carriera di progettazione d’interni per molte prestigiose case private, club e aziende. Nel 1913, la sua reputazione era cresciuta tanto che il suo studio occupava un intero piano di uffici sulla 5th Avenue. Ha arredato le case delle persone più ricche d’America.

Nel 1926 ha sposato il diplomatico Sir Charles Mendl, addetto stampa britannico a Parigi, la notizia del loro matrimonio suscitò clamore e venne pubblicata in prima pagina dal New York Times. Da quel momento venne chiamata Lady Mendl, titolo di cui si fregiava anche se la loro fu una felice unione di convenienza, entrambi erano omosessuali, avevano relazioni parallele e residenze separate.

Elsie de Wolfe non nascose mai la sua storia d’amore e la convivenza con Elizabeth Marbury, una delle prime agenti teatrali e produttrici di Broadway che ebbe tra i suoi clienti artisti del calibro di Oscar Wilde e George Bernard Shaw. Le due donne vissero insieme per quasi 40 anni, fino alla morte di Marbury, nel 1933.

Importante esponente della vita mondana e sociale di New York, citata dalle maggiori riviste internazionali, nel 1935, a Parigi venne nominata la donna meglio vestita al mondo, perché indossava ciò che le stava meglio, indipendentemente dalle mode.

Dalle splendide opere di design di Elsie de Wolfe si evince la sua personale visione di buon gusto che unisce raffinatezza e comfort.

Con il suo stile marcatamente ribelle e anticonformista, praticava lo yoga, seguiva un’alimentazione vegetariana e sosteneva il consumo di verdure coltivate in casa. Adorava gli animali, nella sua villa in Francia, tutti i cani che ha posseduto, ebbero la loro tomba con la lapide.

È morta a Versailles, in Francia, 12 luglio 1950, le sue ceneri furono deposte in una fossa comune alla scadenza del contratto di locazione, al cimitero di Père Lachaise, a Parigi.

La sua indole si può riassumere nella risposta che fornì alla domanda posta dall’avvocato, durante una citazione in giudizio nei confronti di un cliente che non aveva pagato del mobilio. L’avvocato disse: “Cosa fate nella vita Miss de Wolfe?” e lei, come se fosse la risposta più scontata possibile, disse fieramente “Io creo bellezza!”.

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