Ricordo che negli interrogatori che ho ricevuto a Bolzano da parte dei nazisti mi hanno chiamata per la prima volta “ribelle”. Ebbene io mi sono detta: “Io sarò sempre ribelle, è una parola che mi piace, lo sarò sempre.”
Elsa Oliva, nome di battaglia, Elsinki, è stata una pittrice partigiana che ha combattuto attivamente prima nella Brigata Alpina Beltrami e poi nella Franco Abrami. È stata una delle prime militanti a capire l’utilità della bicicletta nella Resistenza.
Nata a Piedimulera, in Piemonte, l’11 aprile 1921 in una famiglia antifascista, era la terza di sette tra fratelli e sorelle. Nel 1930, suo padre perse il lavoro perché rifiutò di iscriversi al Fascio e lei venne costretta ad abbandonare la scuola per andare a lavorare come cameriera in una famiglia benestante.
Aveva quattordici anni quando scappò di casa con suo fratello, i due vivevano dipingendo e vendendo quadri.
In questa vita raminga. in cui ebbe modo di conoscere altri artisti, incontrò Omero Solaro, il padre del suo primo bambino, poi partigiano morto a Mauthausen.
Ammalata di tubercolosi, si trasferì sul Lago di Garda e poi ad Ortisei dove lavorava in un laboratorio di pittura su legno.
Costretta a spostarsi a Bolzano perché controllata dalla milizia per le sue dichiarazioni antifasciste, ha lavorato all’anagrafe del comune, fino all’8 settembre 1943, quando è entrata a fare parte attiva della Resistenza. Ha difeso la caserma dai tedeschi, organizzando la fuga dei militari internati, procurando loro documenti falsi, per poi distruggere l’archivio dell’anagrafe per non lasciare tracce del suo operato. Arrestata dopo azioni di sabotaggio, riuscì a fuggire mentre la portavano a Innsbruck per essere processata e raggiunse Domodossola dove i suoi si erano trasferiti.
Ricercata dalle SS, nel maggio del 1944 si unì come infermiera ai partigiani della seconda Brigata della Divisione Beltrami, divenendo poi attiva combattente. Lasciata la Brigata, raggiunse il fratello Aldo, con cui aveva un legame profondissimo e che militava nella Banda Libertà, che venne ucciso dai fascisti a Carcegna, il 14 febbraio 1945. Ma il dolore per la sua perdita, l’aveva spronata a continuare con la determinazione di sempre e la consapevolezza del pericolo.
Catturata e condotta alla caserma di Omegna, sicura che l’avrebbero fucilata, simulò un suicidio, ingerendo una cospicua dose di compresse di sonnifero per poi scappare dall’ospedale dove l’avevano ricoverata grazie all’aiuto di un medico e una suora.
Unitasi alla brigata Franco Abrami che aveva la base sul Mottarone, diventò comandante della Volante di polizia, squadra che poi divenne Volante Elsinki dal suo nome di battaglia.
Dopo la Liberazione ha ricevuto il grado di Tenente.
Si è impegnata politicamente sino agli anni ’70, quando venne eletta consigliera comunale di Domodossola come indipendente in una lista del PCI.
Delusa, si staccò dal partito poco dopo, non aderendo più, ufficialmente, a nessuna formazione politica. Successivamente ha lasciato anche l’ANPI ed è stata vicepresidente dell’Associazione Volontari della Libertà, della FIVL.
Elsa Oliva ha lasciato la sua testimonianza del periodo della militanza antifascista nel libro Ragazza partigiana, del 1974. Ha pubblicato anche una raccolta di racconti dal titolo La Repubblica partigiana dell’Ossola e altri episodi.
È morta a Domodossola, l’11 aprile 1994.
Due anni dopo, è uscito postumo, il suo racconto autobiografico Bortolina. Storia di una donna.
Una sua testimonianza si trova anche nel libro di Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina La Resistenza taciuta – Dodici vite di partigiane piemontesi.
Nel 2004 è nato il collettivo Elsinki, fondato da alcuni protagonisti di Critical Mass in Italia.
Elsa Oliva, nella sua vita è stata tante cose, pittrice, infermiera autodidatta, comandante di una volante. È stata una vera combattente che maneggiava le armi con destrezza. Si è trovata in difficoltà tante volte e ha superato gli ostacoli di essere una donna libera, ribelle e antifascista, con determinazione, intelligenza, furbizia ed esuberanza. È stata sempre in prima fila e non ha mai abbandonato nessuno e nessuna indietro, a rischio della sua stessa incolumità.
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