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Eddi, combattente italiana in Rojava

Maria Edgarda Marcucci, Eddi, combattente in Rojava

Volevo capire cosa comportasse questa rivoluzione nel quotidiano delle persone.

Avevo tanti interrogativi sul ruolo delle donne, su cui non si trovavano tante informazioni.

Volevo portare una solidarietà concreta per la gratitudine che avevamo nei confronti della rivoluzione confederale, perché se oggi possiamo andare in giro senza il timore di un attentato dello Stato islamico è grazie a loro e a nessun altro.

Parliamo di giovani donne e uomini come noi, nulla più nulla meno, che hanno protetto anche la nostra incolumità.

Questo meritava senz’altro riconoscenza e rispetto.

Ciò che accade lì è sicuramente una prospettiva migliore e necessaria rispetto alla distruzione in cui versiamo ora.

Maria Edgarda Marcucci, detta Eddi, oggi scrittrice e sceneggiatrice, è l’attivista femminista che per nove mesi ha fatto parte delle YPJ, le unità combattenti femminili contro l’Isis.

È una partigiana che ha messo in gioco la sua vita per prestare aiuto a un popolo che rischia il genocidio nel silenzio della comunità internazionale.

Nata a Roma nel 1991, sua madre è l’attrice e regista Roberta Lena.

Ha iniziato a interessarsi di politica negli anni in cui studiava Filosofia all’Università di Torino.

Ha militato nel movimento No TAV, collezionando denunce, processi e gli arresti domiciliari per l’assalto al cantiere di Chiomonte.

Nel 2017 è andata in Rojava, con una missione civile per fare un reportage e per studiare quell’embrione, unico, di stato sociale. Dopo aver visitato quei territori e convinta che quella battaglia fosse anche sua e che non potesse essere rimandabile, ha deciso di rimanerci ed è entrata nell’Unità di Protezione delle Donne, con cui ha combattuto contro lo Stato Islamico assieme alle milizie curde, con il nome di battaglia Shilan partecipando alla resistenza di Afrin dall’invasione turca.

Ha fatto parte attiva della straordinaria esperienza di quel lembo di Siria del Nord dove le donne curde hanno combattuto eroicamente contro l’orrore del Califfato e dato vita a un esperimento sociale unico di organizzazione statale basata sul femminismo. Si sono battute per vietare la poligamia, i matrimoni forzati, per sostenere le battaglie ecologiche e la redistribuzione dei beni.

Di quella utopia oggi resta poco. Le bombe turche e siriane, la povertà assoluta, stanno erodendo la rivoluzione del Rojava.

Tornata in Italia nel giugno 2018, già in aeroporto la polizia le ha notificato la richiesta di una misura di prevenzione in quanto ritenuta socialmente pericolosa per aver partecipato alla guerra contro l’ISIS ed essere stata introdotta all’uso delle armi.

Sul banco degli imputati è finita la sua militanza antagonista, perché nonostante fosse in attesa del processo, Eddi ha continuato a fare politica, presidi, cortei e manifestazioni No Tav in zone off limits. Ha  divulgato e informato sulla guerra in Siria, sulla lotta all’Isis e sugli effetti del Confederalismo Democratico.

Dopo un lungo processo, durato 14 mesi, conclusosi il 17 marzo 2020 è stata condannata dal Tribunale di Torino a due anni di sorveglianza speciale.

Sottoposta a gravi limitazioni della libertà personale, le sono stati sequestrati patente e passaporto, ha avuto l’obbligo di firma e di dimora e il divieto a svolgere attività sociali.

Nel 2022 ha raccontato l’esperienza nel libro Rabbia proteggimi. Dalla Val di Susa al Kurdistan. Storia di una condanna inspiegabile.

Nello stesso anno ha co-sceneggiato il documentario The Matchmaker presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e candidato ai David di Donatello.

Nel 2023 è stata coautrice del libro Esiste una guerra giusta?: 13 punti di vista su interventismo e pacifismo.

Attualmente collabora con diverse testate, scrive e continua, inarrestabile, le sue battaglie politiche e sociali.

È molto presente nelle attività di Tuba, la libreria delle donne del Pigneto, a Roma, che ospita importanti manifestazioni culturali femministe in rete con gruppi, associazioni, scuole e biblioteche della città.

#unadonnalgiorno

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