Dorothy Masuka, cantautrice e compositrice jazz sudafricana nata in Zimbabwe, icona e simbolo della cultura e della musica dell’Africa tutta.
Ha contribuito in maniera significativa alla lotta contro il regime dell’apartheid.
Una carriera durata mezzo secolo, iniziata precocemente, e sospesa per lungo tempo, perché costretta in esilio a causa dei suoi posizionamenti politici.
Nata a Bulawayo, all’epoca Rhodesia del Sud, il 3 settembre 1935, a 12 anni si era trasferita con la famiglia in Sudafrica, a Johannesburg, dove ha frequentato una scuola cattolica nel cui coro si è subito fatta notare per le sue doti fuori dall’ordinario. Negli anni dell’adolescenza ha composto oltre 30 brani.
A 16 anni ha lasciato gli studi per seguire il sogno di diventare cantante, nonostante la disapprovazione dei genitori. Ha firmato il suo primo contratto con una casa discografica e cominciato a collaborare con le band più importanti del tempo.
Il brano che l’ha portata alla ribalta è stato Hamba Nontsokolo, una delle canzoni più popolari degli anni ’50.
Ma, col crescere della celebrità sono arrivati i primi problemi, legati ai contenuti delle sue composizioni provocatorie contro l’apartheid.
Nel 1961, le vennero sequestrate le registrazioni di Lumumba, canzone che rendeva omaggio a Patrice Lumumba, primo presidente eletto democraticamente della Repubblica Democratica del Congo. Stessa sorte era toccata al brano Dr. Malan, una critica sulle leggi dell’apartheid del Partito Nazionalista, anch’esso sequestrato e bandito.
Costretta a lasciare il paese per la sua incolumità, ha vissuto in Malawi e in Tanzania dove è diventata la paladina della causa dell’indipendenza in Africa.
Per quasi vent’anni ha vissuto, in Zambia, dove lavorava come hostess per una compagnia aerea, abbandonando completamente la carriera musicale.
I suoi brani più memorabili sono stati Pata Pata, Khawuleza, Kulala e Into Yam, interpretati da celebrità del calibro di Miriam Makeba e Hugh Masekela.
Nel 1994, anno in cui Nelson Mandela è stato eletto Presidente del Sudafrica, è tornata a casa e ha ripreso la sua ricerca e produzione di brani e musica sulla storia del continente e dei personaggi che l’hanno reso grande, come re Shaka che fondò il popolo Ndebele, dello Zimbabwe e del Sud Africa.
Nel 2002 è stata inserita nella American Hall of Fame.
Fino alla fine dei suoi giorni, e molto in là con gli anni, ha continuato a cantare e esibirsi in tutto il mondo, levando forte la sua voce in favore della decolonizzazione.
È scomparsa a Johannesburg il 23 febbraio 2019 a causa di un ictus.
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