La giustizia è una e indivisibile: non si può decidere a chi garantire i diritti civili e a chi no. Devi comportarti come se fosse possibile cambiare radicalmente il mondo e devi farlo costantemente. Non voglio più accettare le cose che non posso cambiare: voglio poter cambiare ciò che non accetto.
Angela Davis è l’attivista più nota al mondo.
Nata in Alabama, il 26 gennaio del 1944, è cresciuta nel quartiere detto Dynamite Hill, perché spesso avevano esploso delle bombe vicino alle case delle famiglie afroamericane che vi si erano trasferite, per costringerle a andarsene via. La sua era una famiglia di attivisti che forgiò la sua formazione politica.
Grazie a un programma per favorire l’integrazione, ha frequentato la scuola superiore a New York. Ha studiato francese e filosofia alla Brandeis University, a Parigi e a Francoforte; è stata allieva di Herbert Marcuse e Jean-Paul Sartre.
Nel 1969 si è iscritta al Partito Comunista degli Stati Uniti (CPUSA), si è avvicinata al movimento delle Black Panther e diventata professoressa associata di filosofia all’Università della California.
È stato proprio nel 1969 che si è cominciato a parlare di lei, prima in California e poi in tutto il mondo.
Inizialmente, perché la direzione dell’Università della California, su pressioni dell’allora governatore Ronald Reagan, la licenziò, per via della sua appartenenza al CPUSA.
Il tribunale stabilì che non era una ragione valida per il licenziamento e Angela Davis riottenne il suo posto, perso di nuovo, nel 1970, a causa di alcune sue dichiarazioni politiche contro la polizia e la direzione dell’Università.
Ha partecipato al Black Panther Party fondando la sezione dello SNCC di Los Angeles dove ha apportato un contributo fondamentale alla costruzione di una teoria per cambiare il mondo. Ha individuato la radice dell’oppressione nello sfruttamento verso l’unica classe che riunisce la gente di colore, la classe lavoratrice, che deve combattere insieme il razzismo e il sessismo.
Il 7 agosto 1970, il 17enne afroamericano Jonathan Jackson entrò nel tribunale della contea di Marin, in California, con tre armi da fuoco, con tre amici prese in ostaggio il giudice e altre quattro persone presenti in aula per negoziare la liberazione dei Soledad Brothers, tra cui c’era suo fratello, accusati di aver ucciso una guardia carceraria come ritorsione per una serie di omicidi avvenuti in carcere. Il sequestro si concluse con la morte del giudice, di Jackson e di due dei detenuti.
Angela Davis venne coinvolta in questa vicenda perché era stata lei a comprare le armi usate per il sequestro. Aveva formato una commissione in sostegno dei Soledad Brothers e conosceva Jonathan Jackson, che aveva lavorato per lei come guardia del corpo, ma ignorava il piano imbastito dal ragazzo per chiedere la liberazione del fratello.
Fu comunque accusata di rapimento, cospirazione e omicidio.
Inizialmente fuggì all’arresto e per questo fu inserita nella lista dei dieci principali ricercati dell’FBI.
Venne arrestata a New York il 13 ottobre 1970. Al processo, iniziato il 5 gennaio dell’anno successivo, si dichiarò innocente.
Moltissime persone in tutto il mondo si mobilitarono per chiedere la sua assoluzione.
È stata assolta il 4 giugno 1972, da una giuria di soli bianchi, dopo tredici ore di discussione.
Dopo l’assoluzione, ha iniziato a girare il mondo facendo attività politica e non ha mai smesso di far sentire la sua voce in ogni battaglia per i diritti civili.
Nel 1974 ha pubblicato Autobiografia di una rivoluzionaria.
Successivamente Angela Davis si è impegnata in molte battaglie: contro la guerra in Vietnam, il razzismo, il sessismo, le discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e il trattamento della popolazione palestinese da parte di Israele.
Una delle sue principali prese di posizione è contro il problematico sistema carcerario americano: si definisce abolizionista del sistema carcerario e non riformista, ritiene che le carceri non debbano esistere.
Ha fondato il movimento per l’abolizione del sistema carcerario Critical Resistance e molti sono i suoi scritti a riguardo, tra cui il saggio Aboliamo le prigioni.
Angela Davis ha ispirato e continua a ispirare canzoni, film, libri. È la prima e più importante studiosa del femminismo intersezionale della storia. Immensa filosofa è un’attivista irrefrenabile. Il suo libro Donne, razza e classe, uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1981, è la Bibbia del femminismo odierno. Apre un nuovo metodo di ricerca da cui non si può prescindere i rapporti tra genere, razza e classe. Il libro, che sviluppa un saggio scritto in carcere nel 1971, è uno studio storico sulla condizione delle donne nere dalla schiavitù fino agli anni settanta, attraverso le storie di alcune delle figure chiave della lotta per i diritti civili. La lezione principale di Angela Davis è quella di abbandonare l’idea di un soggetto “donna” omogeneo, nella convinzione che qualsiasi tentativo di liberazione, per essere realmente universalista, deve considerare la storia e la stratificazione delle esperienze e dei bisogni dei diversi soggetti in gioco.
Un libro che tutte e tutti dovremmo leggere e rileggere per avere una visione più ampia della storia e della realtà contemporanea.
#unadonnalgiorno