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Cristina Caprioli

Cristina Caprioli
Photo: Maram Barari

L’arte deve disorientare, deve trasmettere una sensazione di cui non puoi appropriarti, non puoi “comprarla”, è questione di immaginazione, di accettazione, di “arrendersi”.

Cristina Caprioli è la danzatrice, coreografa, teorica sperimentale e accademica che ha vinto il Leone d’oro alla carriera della Biennale Danza 2024 come riconoscimento a chi lavora nella ricerca per salvare l’artedal consumismo.

Con un approccio artistico inclusivo e sostenibile, è autrice di lavori che scardinano le convenzioni linguistiche e percettive della danza.

La sua idea di coreografia è quella di discorso critico in continuo movimento, in cui l’atto creativo non è mai disgiunto dalla riflessione.

Figura di primo piano della scena internazionale della danza contemporanea, la sua opera è caratterizzata da precisione, complessità e forme nuove di virtuosismo fisico. Le basi filosofiche del suo canone bilanciano ricerca concettuale rigorosa ed esperienza concreta coinvolgente e altamente praticabile.

Tutte le sue produzioni sfidano le regole e le economie di scambio del settore.

È nata a Brescia il 22 ottobre 1953 da madre svedese, suo padre era il pittore Adriano Grasso Caprioli. 

Ha studiato danza da quando aveva sei anni, ma la convinzione che fosse la sua strada è arrivata qualche anno più tardi, dopo aver visto Rudol’f Nureev esibirsi.

Ha lavorato come ballerina professionista in giro per il mondo prima di trasferirsi definitivamente a Stoccolma, dove, nel 1998, ha fondato ccap (cristina caprioli artificial projects), organizzazione indipendente che gestisce progetti di ricerca interdisciplinari, produce spettacoli teatrali, installazioni, video e pubblicazioni.

Mescola insieme danza, arte, letteratura, scienza e architettura.

Lavorando con persone anziane e bambini e adulti con disabilità, soprattutto cognitive, crea danze meravigliose che fuoriescono dal contratto sociale.

Ha partecipato alla Biennale di Venezia per la prima volta nel 2010 con cut-outs & trees, che ancora oggi va in giro, dal MoMa di New York a Londra.

Alla periferia di Stoccolma gestisce la Hall dove, facendosi bastare le sovvenzioni dello stato, propone soltanto spettacoli gratuiti

In una concezione che rifiuta di comprare il diritto di consumare l’arte, la sua compagnia offre resistenza. Producono con pochissimi soldi, circa 180 spettacoli all’anno con un decimo delle risorse di cui avrebbero bisogno.

Nel 2008 è stata nominata docente di composizione coreografica presso la School of Dance and Circus (DOCH) di Stoccolma.

Ha curato e prodotto diversi festival come Talking Dancing (1997) e Movement is a Woman (2002), oltre ai progetti di ricerca t.lab (2004) e after cover (2009-2011).

È stata anche curatrice dell’antologia di danza Choreographies (2008) e ha curato e prodotto il simposio WEAVING POLITICS (2012). 

Nel 2021 è stata il governo svedese l’ha premiata con l’Illis Quorum meruere labores la medaglia d’oro assegnata a coloro che apportano contributi e benefici in ambito culturale, scientifico e di pubblica utilità.

Nel 2022 il festival berlinese Tanz im August le ha dedicato una retrospettiva completa.
Due anni dopo, anche la più importante manifestazione artistica italiana ha voluto renderle omaggio con il Leone d’Oro alla carriera.
#unadonnalgiorno

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