Era un tempo nel quale ci si poteva illudere. Ed io mi illusi di poter contribuire con le mie fotografie a rivelare mali e contraddizioni del paese, raccontarne usi e costumi. Qualcosa riuscii a fare ma ben presto dovetti constatare che lo spazio professionale che mi era concesso si andava restringendo non tanto perché diminuissero mali e contraddizioni del paese o fossero migliorati gli usi e i costumi della gente ma semplicemente perché via via scomparivano quei giornali (pochi) che si interessavano ai problemi della società italiana.
Chiara Samugheo è stata una pioniera del fotogiornalismo italiano. Artista geniale, ha rinnovato in modo eclatante il ritratto di studio.
Il suo modo di usare la macchina fotografica è stato un modello per la fotografia di moda e cinema degli anni ’80.
È stata la prima fotografa professionista italiana a firmare le copertine delle grandi riviste internazionali.
Ha documentato gli anni della Dolce Vita, ritraendo le dive e i protagonisti del jet set, mostrando, allo stesso tempo, le profonde contraddizioni del nostro paese.
Chiara Samugheo nacque col cognome di Paparella a Bari il 25 marzo del 1925 (anche se per un suo vezzo, ha sempre attribuito la sua data di nascita dieci anni dopo, nel 1935). Da piccola voleva fare la musicista, ma i suoi genitori, di umili origini, la volevano maestra. Fu così che, per assecondare il suo desiderio di emancipazione si trasferì, molto giovane, a Milano, dove si trovò a frequentare intellettuali come Enzo Biagi, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Giorgio Strehler. L’incontro con Pasquale Prunas, fondatore della rivista culturale Sud e suo compagno di vita che le suggerì di scegliere uno pseudonimo, fu fondamentale per introdurla al mondo della fotografia, coinvolgendola nella redazione di una nuova rivista, Le Ore, che si occupava di fotogiornalismo internazionale.
Il primo servizio di Chiara Samugheo fu fotografare a Predappio la famiglia contadina dei Mussolini, i parenti del Duce. Il lavoro, intitolato I Mussolinidi, venne pubblicato nel 1953.
L’anno successivo ha documentato la missione di don Mario Borrelli, il prete che a Napoli raccoglieva dalla strada i bambini orfani e dava loro ospitalità nella Casa dello scugnizzo.
Per la rivista Cinema Nuovo, nel 1955, fece una serie di “fotodocumentari” come Le invasate, del 1955, servizio dedicato al tarantismo in Puglia, con un testo di Emilio Tadini e I bambini di Napoli, e Le zingare in carcere con i testi di Domenico Rea e Michele Prisco, sulle baraccopoli napoletane. Si ritrovò, da donna del Sud a fotografare rituali, attitudini, dolore e degrado di un meridione dal quale era fuggita ma che ancora le apparteneva fortemente. La prossimità “antropologica” si tradusse in una vicinanza concreta.
Inviata a Venezia a indagare sui costi della Biennale, ha realizzato due fotoinchieste Quanto costa la mostra e I padroni del cinema italiano.
Scoprì così l’affascinante mondo del cinema e iniziò a ritrarre le star. Le sue foto iniziarono a comparire su molte importanti riviste italiane e internazionali.
In poco tempo divenne la fotografa delle stelle cambiando anche stile e linguaggio, dal racconto veloce, in bianco e nero, passò al ritratto in posa ottenuto con i medi formati della fotografia di moda.
Ella stessa stessa impostava il set, sceglieva la posa, i costumi eleganti, prediligendo gli accessori ricercati. Davanti al suo obiettivo passarono tutte le dive più famose degli anni Sessanta e Settanta: Claudia Cardinale, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Monica Vitti, Brigitte Bardot, Ursula Andress, Liz Taylor, Shirley MacLaine.
Il periodo della dolce vita aveva decretato il successo di un nuovo tipo di fotogiornalismo e di riviste, dove lo star-system rappresentava il motore del progresso. Le foto di Chiara Samugheo prendendo le mosse da questo contesto, restituivano al corpo-oggetto delle dive una femminilità e una personalità reali, intime, in contrapposizione all’ambiente effimero costruito intorno ai loro corpi, contribuendo così ad alimentare la mitologia del cinema italiano.
Nel periodo d’oro del miracolo italiano, ha anche lavorato a Hollywood, in Spagna, in Russia, in Giappone. È stata ospite dello Scià di Persia.
Dopo aver vissuto a Roma per diversi anni, nel 1987 si è trasferita a Nizza, dove aveva un atelier in Rue Droite, la strada degli artisti. Proclamata cittadina onoraria della Francia, il 2 giugno 2003 è stata insignita del titolo di Cavaliera della Repubblica Italiana.
La fotografa, negli anni ha anche pubblicato numerosi libri dei suoi reportage, tanti ispirati alla Sardegna. I suoi immensi archivi, parliamo di più di 165.000 scatti, si trovano allo Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma.
Inarrestabile, negli ultimi anni della sua vita, dopo aver girato il mondo, aveva deciso di fare ritorno al Sud, nella sua terra. Pochi anni fa aveva fotografato la settimana santa a Ruvo di Puglia, sua città di origine.
Chiara Samugheo è stata una donna che ha fatto dell’emancipazione e delle sue passioni una bandiera di vita.
Ha lasciato la sua città natale, giovanissima, per inseguire i suoi sogni. Si è immersa nei contesti più degradati e dolorosi per poi risplendere in mondi patinati e artefatti conservando la sua verità e centralità. Per riavvolgere il cerchio della sua esistenza è ritornata alle origini, da dove era partita.
È morta il 13 gennaio 2022 a Bari.
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