Cheng Benhua è stata una combattente anti-giapponese durante la seconda guerra mondiale, uccisa all’età di 24 anni dopo essere stata stuprata da una banda di soldati nipponici.
Nata nel 1914 nel villaggio di Gaoxiang, nella Cina orientale, Cheng Benhua era intelligente, coraggiosa e schietta. Mentre era ancora alle scuole medie, entrò a far parte di un’organizzazione studentesca locale, il reggimento n. 1194 dei China Boy Scouts, dove ricevette un rigoroso addestramento militare.
Il Giappone invase la Cina nel 1937 e Cheng Benhua guidò un movimento di resistenza locale prendendo parte attiva al movimento di salvezza nazionale.
Venne catturata e imprigionata e una sua foto scattata da un fotografo giapponese poco prima di essere giustiziata, è diventata un’immagine di sfida e di coraggio.
I militari giapponesi provarono a convincerla ad arrendersi, ma la giovane donna lanciò loro soltanto uno sguardo sprezzante.
Dopo averla arrestata, i soldati giapponesi la violentarono a turno. La costrinsero poi a guardare le esecuzioni di altri prigionieri cinesi per spaventarla e costringerla alla resa.
Ma Cheng Benhua, imperterrita, si passò le dita tra i capelli e girò il viso verso il sole. Incrociò le mani sul petto, fece un sorriso sprezzante e affrontò la morte senza batter ciglio, venne, quindi, fucilata dai suoi assalitori.
Cheng Benhua, che ha affrontato la morte con una risata, resterà una delle combattenti più coraggiose della storia. La sua posa in quel famoso scatto è commemorata da una statua di cinque metri a Nanchino, anch’essa sede di uno dei peggiori massacri della guerra, dove 300.000 uomini, donne e bambini cinesi furono massacrati dalle truppe giapponesi.
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