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Chelsea Manning

Chelsea Manning

Chelsea Manning, attivista transgender è una delle whistleblower più importanti della storia degli Stati Uniti.

È stata candidata tre volte al Premio Nobel per la Pace, nel 2011, 2012 e 2014.

Ex militare è stata un’analista dell’Intelligence inviata in guerra in Iraq. Lì, dopo l’orrore che ha visto, ha avuto una crisi di coscienza e deciso di affidare a Wikileaks oltre 700 mila file riservati, dopo aver cercato di mandarli al New York Times e al Washington Post, che l’avevano ignorata.

È nata con il nome di Bradley, il 17 dicembre 1987, a Crescent, in Oklahoma. Giovanissima si era arruolata nell’esercito dopo un’adolescenza difficile in cui il padre, ultra cattolico, tentava, con ogni modo, di inibire il suo orientamento sessuale e sua madre, alcolizzata, viveva in un mondo tutto suo. Nel 2009 è stata mandata in servizio in Iraq e da lì è nata la sua incredibile vicenda.

Nel maggio 2010 è stata denunciata dall’hacker Adrian Lamo per aver passato a Julian Assange una serie di documenti riservati, tra cui il video Collateral murder, che documenta l’attacco aereo del 12 luglio 2007 a Baghdad, dove due elicotteri Apache statunitensi uccisero 18 civili disarmati.

Dopo pochi giorni è stata arrestata e rimasta in custodia in Kuwait per due mesi, reclusa in una gabbia metallica di pochi metri, prima di essere trasferita nel carcere militare di Quantico, in Virginia.

Dopo dieci mesi di isolamento è stata trasferita a Fort Leavenworth, in seguito alla pressione internazionale a causa delle sue condizioni di detenzione. È stata sottoposta a torture e gravi privazioni della dignità umana, più volte denunciate da varie organizzazioni.

È stata scritta una lettera aperta firmata da più di 250 esperti di legge americani che avevano condannato le condizioni della sua detenzione.

Nel 2013 è stata condannata a 35 anni di carcere per i reati connessi alla diffusione di notizie coperte da segreto e al possesso di software non autorizzati.

Immediatamente dopo la condanna, ha fatto un pubblico coming out e iniziato un percorso di transizione e il trattamento ormonale utile per il cambio di genere, scegliendo di chiamarsi Chelsea Elizabeth.

È stata scarcerata, dopo sette anni il 17 maggio 2017, per grazia del presidente uscente Barack Obama, che, durante la conferenza stampa conclusiva, ha utilizzato nei suoi riguardi il genere femminile. È stato il primo statista americano a riconoscere in un discorso pubblico una vicenda di questo tipo.

Nel 2018 ha avuto anche una breve esperienza in politica, si era candidata al Senato per il Partito democratico nel Maryland, giungendo seconda su otto candidati.

Ritornata in carcere l’8 marzo 2019, per aver rifiutato di testimoniare davanti a un grand jury a proposito di WikiLeaks, è uscita il 12 marzo 2020 dopo aver tentato il suicidio.

La sua detenzione ha ricevuto l’attenzione della stampa mondiale e per il suo caso si sono mosse molte organizzazioni che si occupano di diritti umani. 

Oggi, dopo anni di terapie ormonali e psicologiche, è un’attivista per i diritti delle persone Lgbtq+ e lavora come consulente di sicurezza dei dati, assistendo soprattutto giornalisti e ong che supportano attivisti in varie parti del mondo. È anche una dj, una vecchia passione che era stata costretta, dalle contingenze della vita, ad abbandonare.

Nel 2022 è uscita la sua autobiografia Readme.txt iniziata a scrivere nel 2014, quando era ancora in prigione, in cui racconta la sua versione sulla  vicenda processuale e sulla storia della sua vita personale.

Il titolo del libro prende il nome dal file che accompagnava i documenti dati a Wikileaks per aiutare chi li avrebbe trovati a districarsi.

La sua è stata una vita fatta di sofferenze, negazioni, dolori, attenzione mediatica mondiale, tentati suicidi, coraggio e paura, che l’hanno resa una straordinaria protagonista della storia contemporanea.

 

#unadonnalgiorno

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