Caterina Bonvicini è una scrittrice nata a Bologna nel 1974 che vive e lavora tra Roma e Milano.
Ha pubblicato vari romanzi e vinto numerosi premi. Collabora con L’Espresso e Robinson, inserto culturale di Repubblica.
Caterina Bonvicini è partita con le navi delle Ong, quelle che recuperano i migranti e le migranti in mezzo al mare Mediterraneo, dove sono abbandonati/e dai barconi dei trafficanti. La sua prima volta è stata sulla Mare Jonio di Mediterranea, dove ha redatto un blog, per l’Espresso, per far comprendere, con la sua testimonianza, le situazioni che viveva. Prima della chiusura a causa del Covid-19 era scesa da poco dalla Ocean Viking di Medici Senza Frontiere e Sos Méditerranée.
Quando salgono sulla nave, sembrano dei miracoli ambulanti. Devi toccarli per capire che sono veri.
Ha partecipato a tanti ripescaggi e ci ha fatto emozionare con le sue narrazioni.
In uno di questi salvataggi sulla Ocean Viking, si avvicina a una giovane donna con una bambina piccola, provengono dalla Costa d’Avorio, la mamma è disidrata, debole e fortemente emaciata. Caterina Bonvicini le pratica il primo soccorso, come le hanno insegnato prima di imbarcarsi. La donna si riprende, si chiama Aisha, ha ventidue anni, ha Rama, la sua bambina, con sé e ha dovuto lasciare in Libia l’altro figlio Juniò, il gemello, di 6 anni, a un’amica da cui erano rifugiati. Non sopportando la situazione difficile, ha deciso di partire per trovare un posto migliore dove vivere. Ha dovuto sacrificarlo, non poteva portarli entrambi e ha preferito lasciare lui piuttosto che la bambina da sola, sperando che qualcuno tra di loro si sarebbe salvato. La bambina si affeziona subito a Caterina che le regala un orsacchiotto in cui mette un foglietto col suo numero di telefono. Madre e figlia sono senza cellulare, ma la bimba trova sempre il modo di farle delle videochiamate facendosi prestare un telefono da altre persone nei centri dove le portano. Caterina continua ad avere contatti con mamma e figlia e a interessarsi alla sorte del bambino rimasto in Libia. Cominciano i contatti telefonici con la donna rimasta ad accudirlo, uniti a spaventi enormi quando non sono più riuscite a rintracciarla. Contattano le autorità internazionali, Unhcr-Acnur, Oim che hanno fatto tutto il possibile per riuscire a rintracciare il bambino, che si trovava in un casolare non lontano dal centro di prigionia ufficiale. Nel pieno degli scontri armati, con violente faide interne alle milizie, il bambino era scomparso insieme alla donna che lo accudiva e con la neonata di lei.
Settimane dopo riescono a sapere che il bambino, era partito da solo, si era nascosto nel fondo di un peschereccio ed è stato salvato dalla Sea Watch che lo porterà in Italia. Dopo l’isolamento sulla nave Moby Zazà, a causa dei riscontrati casi di Covid, è stato possibile stabilire il riconoscimento formale e avviare il ricongiungimento a Capo Rizzuto. Il video dell’abbraccio dei bambini con la mamma in poche ore ha emozionato e commosso il web.
Caterina Bonvicini e suo marito, il giornalista Riccardo Chiaberge, prenderanno in affido tutta la famiglia, hanno già iscritto i due bambini a scuola a Roma. Una storia bellissima, un ricongiungimento che sembra una favola e una donna che ha deciso di portarseli a casa sua, come urlano gli arrabbiati populisti senza anima.
Grazie Caterina, per essere rimasta umana!
#unadonnalgiorno