Björk è una cantautrice, compositrice, produttrice discografica, attrice e attivista islandese. Nata a Reykjavík, il 21 novembre 1965, è l’icona del nuovo pop elettronico trans-nazionale. Folletto, principessa dei ghiacci, elfo, cartone animato, eroina da videogioco. Sono tanti gli appellativi fantasiosi che hanno circondato la carriera di Bjork Gudmundsdottir. Una carriera che l’ha consacrata star del pop alternativo degli anni Novanta e di certo una delle personalità più bizzarre del mondo dello spettacolo. La sua musica è techno ma anche dance, pop, trip-hop, house, punk, industrial, funk, soul-jazz. Un sound che sfugge alle classificazioni, un pop che si colloca fra il rock e la dance trascendendoli. È una miscela di battiti cupi e tastiere elettroniche, campionature e sinfonie d’archi, su cui si innesta una voce unica, capace di passare da urla sfrenate e rantoli agonizzanti a gorgheggi sensuali.
Bjork (“betulla”, in islandese) ha sempre amato gli eccessi. Nota come musicista già dagli anni Ottanta in patria, si trasferisce negli anni Novanta a Londra, dove acquisisce notorietà internazionale cominciando la sua parabola di artista in continua evoluzione e alla continua ricerca musicale e vocale che l’ha portata a essere riconosciuta come l’anello di congiunzione tra l’artista pop e l’artista d’avanguardia. Ha recitato a lungo la parte della diva, tra capricci e look eccentrici, gli originali e discussi video musicali e la sua personalità.
Björk ha venduto oltre quaranta milioni di dischi in tutto il mondo e ha vinto 138 premi, fra cui cinque BRIT Awards, quattro MTV Video Music Awards, tre UK Music Video Awards e un Premio Italiano della Musica. È stata nominata quindici volte ai Grammy Award, a un Premio Oscar e a due Golden Globe. Nel 2000 ha vinto invece la Palma d’Oro e il premio per la miglior attrice al festival di Cannes 2000 per la sua recitazione in Dancer in the Dark.
Ha accumulato folle di fan isterici. E anche per questo ha rischiato di finire in frantumi. Nel 1996, a Bangkok, in preda a una crisi di nervi, ha aggredito una troupe televisiva che stava riprendendo il figlio Sindri. Poi, qualcuno le ha inviato un pacco-bomba, intercettato per miracolo dalla polizia: il mittente, un fan ossessivo, si è suicidato poco dopo.
Una vera forza della natura, insomma, che si è manifestata fin dall’infanzia, quando viveva con i genitori in una comune hippie a Reykjavik.
A undici anni ha composto un album di canzoni pop demenziali che in Islanda ha venduto settemila copie, diventando “Disco di platino”. Segue una precoce militanza in una serie di gruppi, a quattordici anni forma un gruppo punk di sole ragazze, le Spit and Snot, seguito a breve da un gruppo di jazz fusion chiamato Exodus nel 1979. Nel 1980, all’età di quindici anni, si diploma alla scuola di musica.
Dopo tante esperienze con varie band, inizia la sua carriera solista che è in continua accelerazione, nel 1993 con Debut che arriva il primo, grande successo internazionale. È l’inizio di un successo mondiale. È una di quelle rare occasioni in cui ai trionfi sul versante commerciale si abbina anche il plauso praticamente unanime della critica.
La sua carriera raggiunge l’apice nel 1997 con Homogenic: un disco scuro e romantico, costruito attorno a campionamenti, battiti elettronici, dissonanze e accordi di violini.
In Islanda, Björk diventa una figura istituzionale. Il premier David Oddsson le promette di darle in usufrutto l’isoletta di Ellidaey, di proprietà dello Stato, precisando che “Björk ha fatto molto più della maggior parte dei suoi connazionali per rendere famosa l’Islanda“. E la stessa artista, in perenne migrazione tra Londra, Spagna e New York, non rinnega le sue radici: “Noi islandesi siamo più soggetti alla depressione, perché viviamo con poca luce. D’inverno è buio quasi tutto il giorno, d’estate non è molto meglio. Ma abbiamo sviluppato una speciale immunità anti-depressiva, di cui l’arte è una delle espressioni. E siamo anche i più grandi ribelli del pianeta. È per questo che non abbiamo un esercito: non potremmo mai marciare tutti allo stesso ritmo“.
Björk è stata la protagonista, del film di Lars Von Trier “Dancer in the Dark“. Il suo debutto sul grande schermo, le ha fatto vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior attrice. A stregare i giurati è stata la sua interpretazione di Selma, giovane immigrata dalla Cecoslovacchia e sull’orlo della cecità, in una pellicola (cui è andato anche il premio per il miglior film) che è a metà tra musical e melodramma: una favola nera che fa a pezzi il “sogno americano”. Un film atipico in cui Björk canta, balla, ama, soffre. Ma ha descritto le riprese come così pesanti, fisicamente ed emotivamente, da giurare di non recitare mai più. I rapporti tra Björk e il resto del cast furono molto tesi, al punto che la cantante abbandonò improvvisamente il set per alcuni giorni dopo avere distrutto degli abiti di scena. Lars von Trier ha raccontato che ogni mattina prima delle riprese, la cantante ripetesse «Mr. von Trier, io la disprezzo» sputandogli addosso. Nel 2017 Björk ha accusato pubblicamente “un regista danese” di averla molestata sessualmente e minacciata durante le riprese di un film. Pur senza essere esplicita, il riferimento era chiaro. «Dopo due mesi gli ho detto che avrebbe dovuto smetterla di toccarmi, lui si è arrabbiato e ha sfasciato una sedia davanti a tutti, come se fosse abituato a molestare le sue attrici. Quel giorno ci mandarono tutti a casa. (…) Non ho mai accettato di venire molestata, e questo mi ha fatto diventare “difficile”. Se essere difficili significa rifiutarsi di essere trattata in questo modo, allora sono colpevole.»
Dopo lo tsunami del 2004, ha lavorato a un progetto intitolato Army of Me: Remixes and Covers per aiutare la raccolta fondi dei soccorsi. Questo progetto reclutò fan e musicisti da tutto il mondo, entrambi per fare cover o remix della traccia “Army of Me”. Dalle oltre 600 risposte, Björk e il suo collaboratore Graham Massey ne scelsero le migliori venti facendole apparire nell’album che uscì in aprile nel Regno Unito e a fine maggio 2005 negli Stati Uniti. Nel gennaio del 2006, l’album aveva raccolto attorno ai 250,000 sterline di fondi per aiutare l’UNICEF nelle regioni asiatiche. Björk visitò Banda Aceh nel febbraio del 2005 per assistere ai bambini che erano stati colpiti dallo tsunami nella zona.
Molto attenta alle questioni ambientali in Islanda. Nel 2004 prese parte al concerto di Hætta a Reykjavík, organizzato per protestare contro la costruzione delle fonderie di alluminio Alcoa, che renderebbero l’Islanda la più grande fonderia in Europa. Ha fondato l’organizzazione “Nattùra”, che si occupa di promuovere la natura dell’Islanda e le industrie basate sull’energia naturale. Il 28 ottobre 2008 scrisse un articolo per il Times in cui discuteva dello stato economico dell’Islanda e dei suoi pensieri al riguardo l’uso delle risorse naturali per portare il paese fuori dai debiti. Organizzò una raccolta fondi chiamata “BJÖRK” per supportare la creazione di industrie sostenibili in Islanda. Il 21 maggio 2010 scrisse una lettera aperta nel giornale “The Reykjavík Grapevine”, diretta al governo islandese, incitandolo a “fare ogni cosa in proprio potere per revocare i contratti con la Magma Energy”, la compagnia canadese che ora ha il completo possedimento dell’islandese HS Orka.
Nonostante Björk abbia sempre cercato di non apparire come figura politica e nonostante abbia personalmente negato, di essere interessata a venire considerata come tale, alcuni interventi della cantante hanno lasciato trasparire il suo supporto a numerosi movimenti separatisti e di liberazione nazionale, come per esempio per l’indipendenza del Kosovo, del Tibet e della Catalogna.
Durante una performance in Giappone, all’inizio del 2008, dedicò un brano al popolo del Kosovo suscitando il disappunto delle autorità della Serbia che intervennero cancellando un suo programmato futuro concerto a Novi Sad.
Nell’album del 2017 Utopia la cantautrice propone la sua visione femminista e matriarcale di un mondo possibile, lontano dalla parte cattiva della politica e dai cambiamenti climatici.
La musica di Björk è sempre stata oggetto di molte discussioni e analisi. I critici la definiscono costantemente come un’artista non definibile in nessun genere, ma considerata un’indomabile forza creativa e sperimentale. Il suo stile compositivo tende a essere eclettico e molto spesso impegnativo per l’ascoltatore. Ha unito i più diversi generi, creando una vasta gamma di tipologie tra i suoi album, dalla big band all’art sound, dalla classica all’elettronica minimale. Le sue tematiche affrontano temi personali, ideologici, sociali e scientifici.
Definita da The Guardian la “regina del pop sperimentale”, o anche la “regina della musica avant garde”, la cantante islandese è anche stata inserita fra gli artisti di elettronica, di musica sperimentale e di alcune espressioni di musica alternativa nel sito di AllMusic. Björk possiede un’estensione vocale da soprano, descritta più volte come multiforme e caratterizzata da picchi improvvisi; è ammirata dalla critica per la sua particolare abilità nello scat singing di stile jazz, e per i suoi vocalizzi organizzati in una forma del tutto singolare. Questa tecnica consiste in estensioni utilizzate durante il fraseggio, con l’aggiunta di parole o sillabe senza coerenza letterale con ciò che viene cantato.
Il National Public Radio ha inserito Björk nella lista delle “50 voci più grandi“, e MTV l’ha posizionata ottava in quella delle “22 voci più grandi della Musica”. La rivista Rolling Stone l’ha inserita nella lista delle cantanti migliori di sempre, e ha elogiato la sua voce per essere unica, innovativa, estremamente versatile e influenzata da un’ampia varietà di stili e generi.
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