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Bessie Smith l’Imperatrice del Blues

Bessie Smith - the "Empress Of The Blues" -

Bessie Smith è stata la più popolare e talentuosa cantante blues e jazz degli anni venti e anni trenta del secolo scorso.

Veniva chiamata l’Imperatrice del Blues per la sua voce elegante e imponente che influenzò la musica americana successiva.

Icona indiscussa dell’America nera, stella polare di cantanti rock e pop, conobbe povertà e razzismo, successo e denaro. In lei hanno convissuto talento, desiderio di riscatto, insicurezza, autolesionismo.

Elizabeth Smith, Bessie, nacque il 15 aprile del 1894 a Chattanooga, Tennessee.

Viveva in una baracca con una sola stanza insieme ai genitori, a tre fratelli e tre sorelle. Suo padre era un predicatore battista morto molto presto. Anche la madre la lasciò presto e sua sorella più grande, Viola, si occupò della famiglia.

Aveva iniziato a cantare agli angoli delle strade e davanti ai saloon in quartieri malfamati, accompagnata alla chitarra dal fratello Andrew.

A 10 anni cominciò a esibirsi nelle case di gioco e nei bordelli di Chattanooga, dove, ancora bambina, venne abusata. In città arrivavano spesso compagnie artistiche e una di queste, la Moses Stokes Company, ingaggiò, nel 1910, il fratello Clarence come comico, inserendo Bessie come ballerina di tip tap. Fu in queste circostanze che conobbe Ma Rainey, famosa cantante blues che, oltre a insegnarle tutti i trucchi del mestiere, la fece cantare su un palco per la prima volta e ne fece la sua amante.

Così Bessie Smith, al seguito della compagnia, si formò musicalmente. In poco tempo divenne popolare e amata. Si era trasferita a New York, nel quartiere di Harlem nel 1923, quando, la casa discografica Columbus le propose di incidere alcuni brani tra i quali Down Hearted Blues. In pochi mesi, il disco vendette quasi 800.000 copie e le fece guadagnare circa 2000 dollari alla settimana, che per quei tempi una cifra altissima. È stata la prima cantante nera della storia a guadagnare tanti soldi.

Sulla scia del trionfo, la cantante, andò in tournée, suscitando grande entusiasmo nel pubblico. In pieno periodo di segregazionismo si esibì in tutti gli Stati Uniti.

Mentre la sua carriera era alle stelle, la sua vita privata andava a rotoli.

Nel 1922 aveva sposato Jack Gee, che le fece da intermediario con la casa discografica gestendone gli ingenti guadagni. Non dimentichiamo che Bessie Smith era una donna nera all’inizio del ventesimo secolo, all’epoca le donne da sole non potevano neppure avere un conto in banca. Il marito, dopo averla illusa, tradita, riempita di botte e umiliazioni, spese gran parte dei suoi soldi con altre donne.

Bessie Smith, esasperata dalla sua disastrosa situazione sentimentale, soffriva di stress e depressione, beveva moltissimo, frequentava bordelli, si concedeva a incontri occasionali, aveva sbalzi d’umore, spendeva tutti i suoi soldi in auto di lusso, gin e abiti lussuosi, faceva continue scenate in pubblico. Era molto infelice e sognava di avere un bambino. Nel 1926 ebbe l’occasione di adottarne uno che chiamò Jack Gee Jr. Nel 1930, però, ne perse la custodia, per via delle continue liti coniugali.

Il declino di Bessie Smith fu in parte conseguenza della crisi economica e del crollo di Wall Street, che nel biennio 1930-31 mise in ginocchio il mercato dei race records e cancellò le attività artistiche in cui la cantante era cresciuta. Sparì la richiesta per il blues, sparirono il vaudeville e le riviste, soppiantate dal cinema sonoro, e la cantante scivolò lentamente verso il tramonto, lontana dalle luci della ribalta e dai fasti degli anni precedenti. Solo nel 1933 John Hammond la volle per un’incisione destinata al mercato britannico. Per l’ultima volta Bessie si trovò in sala di registrazione assieme a grandi strumentisti come Benny Goodman, e in quell’occasione sfoggiò la sua grinta canora in quattro pezzi rimasti celebri: Gimme a PigfootDo Your DutyTake Me for a Buggy Ride e Down in the Dumps.

Fece poi qualche rara apparizione in teatro e partecipò allo spettacolo Hot from Harlem, ma per il resto furono anni segnati dall’oblio e dall’alcool, fino all’inizio del 1936, anno in cui le fu offerta l’opportunità di sostituire per un paio di mesi al Connie’s Inn di Harlem la cantante Billie Holiday, ferma per problemi di salute. Ancora una volta Bessie Smith dette prova del proprio valore, ricevendo la stima di musicisti e appassionati di jazz.

In quel periodo fu anche nel cast di St. Louis Blues, che narra una storia di amore e tradimento che pare ricalchi esattamente gli eventi della sua vita.

Tornò a girare con piccole compagnie, fino al 26 settembre 1937, quando si è compiuto il suo tragico destino. Era in macchina sulla strada che portava a Clarksdale, sul Delta del Mississippi, alla guida c’era Richard Morgan, il suo vecchio contrabbandiere di gin che intanto era diventato suo marito, quando si scontrarono con un grosso camion. L’urto fu estremamente violento, l’auto si rovesciò su un fianco, scivolando sull’asfalto per diversi metri. Intanto sopraggiunse una macchina con due uomini a bordo, di cui uno medico, che si fermò in mezzo alla strada per soccorrerla. Bessie aveva un avambraccio staccato e aveva perso molto sangue. Subito dopo sopraggiunse un’altra auto che, non riuscendo a frenare tamponò quella del soccorritore, che si schiantò sulla loro. Venne chiamata quindi un’altra ambulanza e i due uomini bianchi e furono trasportati immediatamente a un vicino ospedale per gente bianca, mentre la cantante e il marito furono trasportati all’Afro American Hospital di Clarcksdale, molto più lontano.

Bessie Smith morì dissanguata durante il tragitto, tutti gli altri rimasero illesi. Aveva 43 anni.

Per diversi anni fu messa in giro la voce, avvalorata da attivisti politici e anche da Janis Joplin, che la cantante fosse morta a causa dell’odio razziale. Che il personale infermieristico bianco si fosse rifiutato di curarla per la sua pelle nera; che il ricovero le fosse stato negato e questi ritardi le avessero causato il dissanguamento. Più tardi si è appurato che era stata prelevata in ritardo dall’ambulanza e trasportata direttamente allospedale per gente nera, dove non era giunta in tempo. 

Per quasi quarant’anni anni la cantante non ebbe una lapide sulla sua tomba perché il marito si dichiarò nullatenente. Era stata fatta una colletta ma questi si era intascato i soldi raccolti e scappato.

Solo nel 1970, grazie alla sua vecchia amica Juanita Green e all’adorazione di Janis Joplin (che continuava a dire agli amici di voler saldare un misterioso debito), Bessie Smith ebbe la sua lapide, nel cimitero di Mount Lawn, in Pennsylvania.

Su questa vi è incisa la frase: La più grande cantante blues del mondo non smetterà mai più di cantare.

Bessie Smith è stata una musicista che ha segnato un’epoca e illuminato tante artiste che l’hanno seguita. Un temperamento e un’intimità controversa che hanno fatto da base all’espressività, alla potenza e alla sua  forza interpretativa.

Per il suo repertorio ripescò melodie tratte dalla ricca tradizione dei neri d’America rielaborandole attraverso il filtro della sua forte personalità. Il suo consenso di pubblico fu inaspettatamente trasversale negli stati meridionali dove era molto apprezzata anche dal pubblico bianco. Ha collaborato in studio coi più importanti musicisti jazz del tempo.

Bessie Smith era estremamente versatile, nei suoi spettacoli cantava, ballava, mimava, recitava, indossando vestiti sgargianti e collane di perle abbinate a piume di struzzo.

Sulla sua vita sono state scritte e dette molte cose. Anche la sua morte divenne un’opera teatrale The Death of Bessie Smith di Edward Albee, che andò in scena a Berlino nel 1960.

Nel 2015 è uscito il pluripremiato film Bessie che ne racconta la vita sin dagli esordi.

 

#unadonnalgiorno

 

 

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