Mi sono avvicinata al femminismo negli anni Ottanta: era una contro-cultura allora, eravamo ferventi e non saremmo mai state avvicinate dai brand come succede oggi alle giovani femministe, che firmano partnership con case di moda e aziende. Avevamo una grande integrità ma, allo stesso tempo, era un movimento molto di nicchia, che non riceveva nessuno supporto dai media, anzi eravamo ridicolizzate dall’opinione pubblica. La parola ‘femminista’ era un insulto. Ora, dal metoo in poi, il femminismo è diventato di moda e questo non è un male, se serve a far circolare il messaggio che la società deve diventare più inclusiva.
Bernardine Evaristo è una scrittrice e accademica britannica di origine nigeriana. Attivista per i diritti umani, femminista intersezionale, è stata la prima donna nera a vincere il Man Booker Prize.
Pratica l’attivismo letterario, che apre la scrittura al diverso, all’inascoltato, includendo nel discorso tutte le alternative possibili.
È nata a Londra il 29 maggio 1959 da padre nigeriano e madre inglese.
Dopo il diploma si è unita al Greenwich Young People’s Theatre e ha frequentato il Rose Bruford College of Speech and Drama conseguendo un dottorato in scrittura creativa al Goldsmiths College.
Dopo l’esordio nel 1994 con la raccolta di liriche Island of Abraham, ha pubblicato diversi romanzi e racconti scritti in maniera sperimentale che mescolano prosa, poesia, teatro e critica letteraria.
Fa parte della Royal Society of Literature, della Royal Society of Arts e dell’Ordine dell’Impero Britannico, nel 2019 ha ottenuto il Booker Prize con Girl, Woman, Other ex-aequo con Margaret Atwood.
Ha insegnato al Barnard College, alla Columbia University di New York, alla University of the Western Cape di Città del Capo e la University of East Anglia. Attualmente insegna scrittura creativa alla Brunel University di Londra.
Autrice di vari testi teatrali e otto romanzi, in italiano sono stati pubblicati Mr. Loverman, Dove finisce il mondo e Ragazza, donna, altro, un’opera politica dagli infiniti punti d’accesso.
Il desiderio di scrivere queste storie nasce dal mio percorso di attivista e dalla carenza, nella letteratura britannica, si storie non stereotipate sulle donne nere.
Vi descrive dodici donne di origini miste e provenienza diversa, appartenenti a classi e generazioni contrapposte, di differenti identità e orientamenti sessuali, le cui storie si intrecciano, reinterpretando all’infinito il concetto di intersezionalità. Ambientato a Londra, città in cui convivono multiculturalità e conservatorismo: una città trasfigurata dalle mutazioni e dalle lotte degli ultimi decenni, oggi in preda agli effetti del cambiamento climatico, della globalizzazione, della gentrificazione e della post-Brexit.
Un’odissea femminile in cui i punti di vista si moltiplicano e espandono dando vita a un numero sconfinato di temi. Ragazza, donna, altro è un’operazione letteraria piuttosto inedita. Affronta una vastità di argomenti fondamentali che approfondiscono sfumature e contraddizioni della società moderna scegliendo di mantenere come punto di vista lo sguardo delle donne, in particolare donne nere.
In un’infaticabile rappresentazione del corpo femminile, che lungi dal voler essere letteraria, narra e esplora tante fisicità differenti. Una rivendicazione dell’esistenza del corpo, dei suoi cambiamenti e delle sue varietà che schiude la possibilità di parlare di sesso e sessualità.
Attraverso l’osservazione empatica e naturale del corpo e delle sue pulsioni, dei suoi mutamenti e delle sue mancanze (o dei suoi errori, quando il sesso ricevuto alla nascita non corrisponde a quello percepito da un personaggio), Bernardine Evaristo illumina queste donne a partire dalla loro essenza più profonda, normalizza i loro desideri anche quando questi sfiorano l’indecenza o l’illegalità, rinnega ogni forma di perfezione.
Pur parlando soprattutto di donne, ci sono anche tantissimi uomini, tratteggiati con la stessa meticolosa attenzione e onestà. Una descrizione che mira a sovvertire i rapporti di forza e suggerire un rapporto di parità, rivitalizzando il concetto di inclusione.
Le donne della sua narrazione esistono e rivendicano la loro presenza/essenza lasciando che la scrittura frughi nei loro pensieri e intimità, sono rese visibili, esistono e prendono la parola. La convenzionalità viene fatta a pezzi, distrutta e ridiscussa di continuo.
#unadonnalgiorno