Barbara Bartolotti è una donna che, nel 2003 è stata colpita con martellate sul cranio, coltellate all’addome (con l’uccisione del figlio che portava in grembo), calci e pugni al fine di sfigurarla.
È stata, poi, bruciata da un collega geloso del fatto che lei avesse un marito e lo avesse rifiutato.
La forza di questa donna l’ha portata a fingersi morta per poi scappare sulla tangenziale per chiedere aiuto, mentre era mezza carbonizzata.
Dopo 10 giorni di coma, 6 mesi di ospedale, 27 interventi e la paura di morire è rinata più forte di prima.
Il collega avrebbe dovuto fare 25 anni di galera per omicidio del bambino e tentato omicidio della donna.
Reo confesso, dopo vari patteggiamenti, ha avuto 4 anni di domiciliari. Anni che gli sono stati tolti per altri motivi grazie ai suoi legali.
Lei non trova più lavoro, le dicono che non la vogliono perché “fa impressione”.
Lui lavora in banca, ha fatto carriera e si è sposato.
Lei, invece, è stata licenziata dall’impresa edile dove lavorava, perché tra i vari capi c’era lo zio dell’aggressore.
Nel 2016, Barbara Bartolotti ha fondato l’associazione Libera di Vivere.