Il corpo è un soggetto politico che chiede diritti e libertà.
Audrey Diwan è la regista e sceneggiatrice francese che ha vinto il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2021 col film L’événement.
Di origini libanesi è nata nel 1980, dopo aver studiato giornalismo e scienze politiche ha esordito come redattrice freelance alle Éditions Denoël. A 23 anni ha cominciato a collaborare con Glamour, qualche anno dopo, assieme a Aude Walker, ha lanciato la versione francese del settimanale Stylist.
In seguito alla pubblicazione del suo primo romanzo, nel 2007, ha iniziato a scrivere sceneggiature per film televisivi. Dopo aver sposato il regista Cédric Jimenez, ha collaborato a tutte le sceneggiature del marito. Nel 2014 è stata candidata ai premi Lumière per French Connection.
L’événement, che in italiano uscirà col titolo 12 settimane, è il suo secondo lungometraggio, il primo è del 2019, Mais vous êtes fous che affrontava il tema della dipendenza dalla droga.
L’événement è tratto dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux, racconta la storia di una giovane universitaria che rimane incinta, nella Francia del 1963, quando l’aborto era illegale e coloro che lo facevano o praticavano clandestinamente, rischiavano il carcere e spesso anche la vita.
L’aborto è un argomento che ancora oggi risulta molto scomodo, dovrebbe essere una consuetudine dovunque e invece, sono tanti, i paesi del mondo in cui questa pratica è ancora considerata illegale, cosa che limita la libertà personale delle donne e le espone a gravi rischi. Non dimentichiamo che in Italia il 70% dei medici pratica l’obiezione di coscienza, cosa che, soprattutto in alcune province più periferiche rende molto complicato attuare l’interruzione di gravidanza, a discapito dei diritti di scelta delle donne.
Non è un film sull’aborto, ma sulla libertà delle donne. Da giovane ho dovuto abortire ma l’ho potuto fare legalmente, in ospedale, in tutta sicurezza, senza rischiare la vita. Alle generazioni precedenti questo non era possibile e ancora oggi non lo è in molti Paesi, come la vicina Polonia. Un tema così è molto urgente.
Il film ci fa sentire il disagio della protagonista, la sua solitudine, la rabbia che le cresce dentro. Vuole essere lo sguardo su una società che pretende di controllare i corpi e i desideri delle donne, sul sesso come colpa e tabù, sull’ipocrisia del patriarcato.