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Aoua Keïta prima donna dell’Africa occidentale eletta in parlamento

Aoua Keïta prima donna dell'Africa occidentale eletta in parlamento

Aoua Keïta, femminista, politica e attivista anti-coloniale maliana, è stata la prima donna dell’Africa occidentale francofona a sedere in parlamento.

Una piccola donna che ha avuto il coraggio di resistere ai coloni, associava la lotta alla decolonizzazione a quella delle donne per l’accesso a posizioni di responsabilità e all’uguaglianza di genere. Grande esempio e fonte di ispirazione per le donne del Mali.

Per tutta la vita ha lottato per migliorare le condizioni di vita delle donne africane, il suo contributo è stato determinante nella stesura e nella successiva promulgazione del Codice del matrimonio e della tutela (1962), che garantiva i diritti delle donne del Mali.

Nata a Bamako nel 1912, in quello che allora era il Sudan francese, fece parte di quella piccola minoranza di donne dell’Africa occidentale Francese (AOF) che sono andate a scuola, malgrado la volontà di sua madre, che considerava l’istruzione un deterrente contro il matrimonio. Nel 1928 si diplomò al Foyer des métisses di Bamako, liceo per ragazze di razza mista a cui solo poche africane potevano iscriversi. Tre anni dopo completò i suoi studi presso l’École de Médecine de Dakar e, nel 1931, divenne ostetrica. 

Nel 1935 sposò il medico Daouda Diawara, che le contagiò il suo amore per la politica. Aderirono insieme al Rassemblement Démocratique Africain (RDA) partito anticoloniale creato nell’ottobre 1946 a Bamako, affiliato al Partito Comunista Francese. Quell’anno, come ostetrica, fece nascere Alpha Oumar Konaré, il futuro presidente del Mali. Divorziò dal marito nel 1949, su pressione della madre di lui, quando fu chiaro che lei non poteva avere figli e non accettava l’arrivo di una seconda moglie in casa.

Si consacrò, allora, totalmente alla politica. È stata una delle pochissime donne africane a poter votare alle elezioni del 1946, organizzava incontri politici clandestini con donne, per evitare le ripercussioni dei mariti e dell’amministrazione coloniale.

A causa del suo attivismo anti-coloniale per punirla la assegnavano a località sempre più remote, Gao, Nara. All’indomani della vittoria dell’US-RDA a Gao, nelle elezioni del 1951, venne trasferita in Senegal.

Nel 1958 fu eletta nell’esecutivo della RDA, il Bureau Politique National e nominata Commissaria per le donne. Nel 1959, venne eletta in Parlamento, prima africana dell’ex AOF a ricoprire tale carica. Ha fatto parte del comitato che ha redatto la costituzione della repubblica sudanese (nome precedente del Mali).

Credendo fermamente che la lotta contro le ingiustizie coloniali era inseparabile dall’organizzazione delle donne e dalla difesa dei loro diritti, fondò il primo sindacato delle lavoratrici a Bamako, nel 1956 con Aïssata Sow Coulibaly.

Due anni dopo, partecipò alla creazione dell’Unione delle donne del Sudan (UFS), da cui scaturì l’Unione delle donne dell’Africa occidentale (UFOA), organizzazione panafricana nata a Bamako nel luglio 1959 da donne del Sudan francese, della Guinea, del Senegal e del Dahomey. L’organizzazione aveva un programma ambizioso: condannava l’abbandono coniugale e il ripudio, chiedeva l’abolizione di usanze dannose per le donne, propugnava l’istituzione del matrimonio civile e il consenso obbligatorio di entrambi i coniugi, l’abolizione del matrimonio precoce e della poligamia.

L’Unione delle donne dell’Africa occidentale nasceva per consolidare i legami tra i paesi dell’Africa Occidentale in un momento in cui si affermavano sempre più le autonomie territoriali; per formare un’organizzazione in grado di rendere le donne africane più visibili a livello internazionale, soprattutto in relazione alle loro “sorelle” nelle colonie britanniche; promuovere riforme in ambito familiare e in termini di riconoscimento del ruolo della donna nella sfera pubblica. L’UFOA è scomparsa nel 1960, ma ha costituito la base per una struttura continentale pochi anni dopo: la Conferenza delle donne africane (futura panafricana), creata a Dar es Salaam (Tanzania) nel 1962 con sede a Bamako.

Ardente combattente per la causa anticoloniale, l’unità africana e i diritti delle donne, Aoua Keïta contribuì a rafforzare i legami tra attiviste africane e organizzazioni internazionali. Ha girato il mondo per collegare le lotte locali alle lotte antimperialiste internazionali. Nel 1957 fu delegata al Congresso della Federazione mondiale dei sindacati (WFTU) a Lipsia, nella RDT. Dopo l’indipendenza del Mali, visitò i paesi socialisti, Unione Sovietica, Cina, Corea, Vietnam, stabilendo legami con le interne organizzazioni femminili. Una cooperazione incentrata sull’istruzione delle ragazze, sulla salute delle donne e dell’infanzia.

Il Mali ottenne la sua indipendenza nel 1960. Quell’anno fu l’unica donna eletta alla nuova Assemblea nazionale e l’unica donna all’interno della leadership del partito. Fu anche segretaria generale della Commission Sociale des Femmes fin dalla sua istituzione nel 1962.

Ricevette numerosi premi e riconoscimenti da diverse nazioni africane.

Nel 1966 lasciò la professione di ostetrica. Quando la presidenza di Modibo Keïta fu rovesciata in un colpo di stato del 1968, lasciò il paese. Negli anni ’70 lei e il suo secondo marito Djimé Diallo vissero a Brazzaville, nella Repubblica del Congo. Pubblicò la sua autobiografia nel 1975 dal titolo Femme d’Afrique. La vie d’Aoua Kéita racontée par elle-même. Il libro è una testimonianza eccezionale sulla partecipazione delle donne alla lotta per l’indipendenza del Mali e un modello per le associazioni femminili e femministe del paese e non solo.

Quando le condizioni in Mali migliorarono e peggiorarono in Congo, si trasferirono a Bamako, dove morì nel 1980.

La sua effigie è stata riprodotta nel 2006 in occasione della festa della donna africana. Il suo ritratto adorna il vasto murale situato sulle alture di Koulouba, la “collina del potere” a Bamako, che ripercorre 150 anni di storia del Mali.

#unadonnalgiorno

 

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