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Annie Oakley

Annie Oakley

Mira a un bersaglio alto e lo colpirai.

Annie Oakley è stata una grande protagonista dell’epopea del selvaggio West, la sua straordinaria abilità col fucile l’ha resa una vera e propria leggenda.

Si narra che, con un fucile calibro 22, da una distanza di circa 30 metri, potesse spezzare una carta da gioco e bucarla ancora prima che toccasse terra, che riuscisse con una mano sola, a sventare rapine sui treni e uccidere orsi e pantere.

Alcune storie sono vere, altre romanzate, di certo è stata una donna forte, indipendente e agguerrita che ha saputo farsi strada in un mondo difficile e diventare un modello di riferimento.

Ha dimostrato che una donna può competere in un mondo di uomini senza doverne assumere tratti e comportamenti. Che le donne possono essere star dello spettacolo senza compromettere la loro integrità. Che il matrimonio può essere una partnership amorosa tra pari. Ha esortato le donne a praticare sport, in particolare quelli all’aria aperta, allora riservati agli uomini. Ha aperto la strada alle donne nell’atletica.

Partendo dal nulla, ha raggiunto la celebrità con il duro lavoro e la sua grande personalità, riuscendo a sfruttare al meglio i suoi talenti.

Ha insegnato a usare un’arma da fuoco a oltre 15.000 donne, come forma di esercizio fisico e mentale e per difendersi.

Nata col nome di Phoebe Ann Mosey a Willodell in Ohio, il 13 agosto 1860, in una famiglia quacchera, era la sesta degli otto figli e figlie di Susan Wise e Jacob Mosey, morto quando lei aveva sei anni.

Sua madre si era risposata e le aveva dato un’altra sorella ma, nel 1870, era rimasta di nuovo vedova e, trovandosi in grandi difficoltà economiche l’aveva affidata a una famiglia in una fattoria vicina che la teneva in condizioni di schiavitù.

Dopo qualche anno era riuscita a fuggire e tornare a casa dove aveva imparato a cacciare per procurare sostentamento alla famiglia. Con determinazione e grande abilità nell’utilizzo delle armi, aveva messo su un commercio di selvaggina che vendeva a hotel e ristoranti. Con i suoi guadagni era riuscita, in breve tempo, a estinguere l’ipoteca della casa della madre.

La sua bravura nel tiro con il fucile ha determinato tutta la sua vita.

Si esibiva in diverse competizioni e, nel 1881, vinse una gara di tiro al bersaglio con un tiratore di vaudeville di nome Frank Butler che sposò un anno dopo e che divenne il suo agente e partner negli spettacoli.

Nel 1885 la coppia si era unita al Wild West Show di Buffalo Bill di cui  lei divenne presto l’attrazione principale. Sbalordiva il pubblico con la combinazione della sua piccola statura e la grande maestria di tiratrice⁠, riusciva a centrare una sigaretta tra le labbra del marito e, prendendo la mira con uno specchio, colpire un obiettivo posto dietro di lei.

Negli anni, si è esibita anche in Europa, per il giubileo d’oro della regina Vittoria a Londra e per altri re e regine.

Importante è stata anche il suo impegno filantropico. Ha speso molto tempo e denaro per le persone malate di tubercolosi, gli orfanotrofi e le giovani in cerca di un’istruzione.

Ha promosso il servizio delle donne nelle operazioni di combattimento per le forze armate degli Stati Uniti.

Aveva anche scritto una lettera al presidente William McKinley proponendo di organizzare per la guerra ispano-americana un gruppo di 50 tiratrici scelte.

Lo stesso fece con il Segretario per la guerra nel 1917 affermando di poter “garantire il servizio di un reggimento di donne che opereranno per la sicurezza nazionale. Ognuna delle quali è in grado di sparare e lo farà, se necessario”. In entrambi casi non ebbe una risposta positiva ma ha dato comunque il suo contributo raccogliendo fondi per la croce rossa e facendo dimostrazioni di tiro presso basi americane.

Dopo un grave incidente, nel 1902 aveva lasciato lo spettacolo di Buffalo Bill per iniziare la carriera di attrice in un dramma teatrale scritto apposta per lei, La Ragazza del West.

Nel 1910 è apparsa in un cameo nel film Actors’ Fund Field Day.

Ha dovuto più volte difendere il suo nome dai polveroni scatenati dalla stampa, come quando, nel 1903 una donna arrestata per droga si era spacciata per lei. Per riabilitare la sua immagine, ha intentato, vincendole, 55 cause per diffamazione contro i giornali.

Ha continuato a stabilire primati e a esibirsi fino alla fine della sua vita.

È morta di anemia perniciosa a Greenville, in Ohio, il 3 novembre 1926, aveva sessantasei anni. Il marito l’ha raggiunta dopo appena 18 giorni.

Fino alla fine della sua vita, è stata silenziosamente generosa con le persone meno fortunate.

La sua storia e le sue gesta, per lo più romanzate, sono state al centro di innumerevoli spettacoli teatrali, film, serie tv, libri e fumetti.

A differenza dell’immagine rimandata da Hollywood che la descrive spesso violenta e mascolina, è stata una donna minuta che amava il pizzo, l’argento, i bei mobili e gli abiti eleganti, come si evidenza nel The National Annie Oakley Center, il museo che le è stato dedicato a Greenville che mira a preservarne la memoria e chiarire le inesattezze e fantasie attorno a questa donna straordinaria.

 

#unadonnalgiorno

 

 

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