Annie Ernaux è la più famosa scrittrice francese vivente.
Premio Nobel alla Letteratura nel 2022, nella sua carriera ha ricevuto un’infinità di altre onorificenze, tra cui il Premio Marguerite Yourcenar e il Premio Hemingway.
È nata a Lillebonne, in Normandia, il 1º settembre 1940, in una famiglia umile, i genitori erano operai poi diventati piccoli commercianti. Si è laureata all’Université de Rouen e ha iniziato a insegnare lettere moderne in un liceo.
Negli anni Settanta ha militato nel movimento femminista e scritto di politica su Le Monde.
Il suo romanzo d’esordio è stato Gli armadi vuoti, del 1974.
Attraverso le sue opere ha raccontato alcuni degli avvenimenti che hanno segnato la sua vita, un aborto clandestino in L’evento, una storia d’amore con un amante russo in Passione semplice, la morte di sua madre in Una vita di donna, il suo tumore in L’Usage de la photo.
Nel 2000 ha smesso di insegnare per dedicarsi completamente alla scrittura de Gli anni (Les Années), pubblicato nel 2008, vincitore di diversi importanti premi.
La sua opera non può essere classificata né come autobiografia né come romanzo al punto che, negli anni Ottanta, ha chiesto alla sua casa editrice, Gallimard, di rimuovere dalla copertina dei suoi libri qualsiasi riferimento a un particolare genere letterario.
La sua scrittura integra una varietà di generi differenti: prosa narrativa, diaristica, etnografia, sociologia e autobiografia.
L’allontanamento dalle categorie tradizionali della letteratura è l’elemento che maggiormente connota in senso innovativo la sua opera.
La sua scrittura è un atto politico che, come un coltello, sviscera chirurgicamente le memorie della vita.
Tratta i temi trascurati dalla letteratura convenzionale, raccontando le storie autentiche delle minoranze, definite les petits gens.
L’originalità del suo lavoro è la commistione fra letteratura e sociologia. Come il femminismo insegna, la sua narrazione fonde l’esperienza individuale con quella storica.
Il vissuto personale viene descritto come prodotto sociale.
Ha più volte affermato di essere un’etnologa di se stessa, di voler rifuggire dalla scrittura di una mera autobiografia, intesa come ricostruzione retrospettiva illusoria di sé.
Gli episodi della sua vita vengono narrati senza abbellimenti o interpretazioni, tralasciando le emozioni e frapponendo una distanza oggettiva. Annie Ernaux rivendica una scrittura neutrale “senza giudizio, senza metafore, senza paragoni romantici“, evocando uno stile “lento, che non esalta né svaluta i fatti raccontati,” ma che cerca di “rimanere in linea con i fatti storici documentati“.
Parla di sé senza farlo. Indaga ogni intima piega della sua vita, scandaglia ogni luce e ogni ombra della memoria di dolori e gioie, di assenze e presenze, di traumi e di epifanie, con sguardo tenuto fisso e focalizzato su ricordi, restando bene ancorata alla terra, attenta alla Storia, quella collettiva e corale che intanto, parallelamente, va svolgendosi.
Le sue narrazioni sono assolutamente intime eppure profondamente universali.
Annie Ernaux è una scrittrice che ha saputo porre il racconto di sé nel prisma del respiro del mondo e della storia. L’impietosa fedeltà alla propria vera voce, valore morale e estetico, impartisce lezioni di umanità e intelligenza letteraria.
#unadonnalgiorno