Io voglio nuotare e non posso farlo indossando più vestiti di quanti siano necessari per una sfilata di moda. Sarebbe come nuotare in catene!
Questa frase è stata pronunciata da Annette Kellerman, la prima donna che ha indossato un costume da bagno su una spiaggia e per questo, arrestata.
Il primo costume intero della storia costò l’arresto per “indecenza”.
Fino ai primi anni del 1900, i costumi da bagno femminili non esistevano, le donne indossavano vestiti leggeri che arrivavano alle ginocchia, corredati da pantaloni a sbuffo fino al polpaccio, sotto cui indossare calze e scarpe.
La rivoluzionaria invenzione di un costume a pezzo unico, una sorta di tuta aderente simile a quella indossata dagli uomini in quel periodo, si deve proprio a Annette Kellerman (1887-1975), nuotatrice australiana, che divenne poi attrice di teatro, cinema, e spettacoli di vaudeville, anche se viene ricordata principalmente per aver sostenuto il diritto delle donne a indossare un costume da bagno che le lasciasse libere nei movimenti in acqua.
La carriera di nuotatrice di Annette Kellerman è legata a una circostanza sfortunata: da bambina fu costretta a usare dei sostegni di acciaio, per un problema di debolezza alle gambe. I genitori le fecero frequentare dei corsi di nuoto, grazie ai quali, a 13 anni, non solo riuscì a superare la sua disabilità, ma divenne anche un’eccellente nuotatrice, che prese parte a numerose gare e diventò campionessa nel Nuovo Galles del Sud, nel 1902. Vinse tante sfide, nuotò per le due miglia e mezzo dello Yarra River in soli quarantasei minuti. Nuotò nel Tamigi e fu la prima donna a tentare la traversata della Manica per più volte.
Oltre al nuoto, Annette eccelleva anche nei tuffi e nelle immersioni, e a 15 anni si esibì in diversi spettacoli, sia di immersioni che di nuoto. Nel 1907 andò negli Stati Uniti, per esibirsi come “ballerina sott’acqua”, in uno spettacolo di nuoto sincronizzato ante-litteram: in una piscina di vetro, al New York Hippodrome, fece quello che viene considerato il primo balletto acquatico. Per la prima volta una donna si mostrava in pubblico indossando un costume da bagno a un pezzo.
Ma la cosa che fece più scalpore, e che le costò l’arresto con l’accusa di “atti osceni”, fu quella di aver indossato, nel 1908 a Revere Beach, spiaggia di Boston, un costume che le lasciava scoperte le gambe e le braccia. L’arresto, però, ebbe l’effetto di indignare l’opinione pubblica, e quindi anche di far accettare la sua mise innovativa. La popolarità della sua “tuta” indusse la creazione di una linea di costumi da bagno che portava il suo nome.
Nel 1912, alle prime olimpiadi in cui le donne furono ammesse alle gare di nuoto, le atlete indossavano dei costumi ispirati al “pezzo unico” di Annette Kellerman, che veniva omaggiata dalle più importanti riviste di moda.
Ma ancora nel 1943, negli Stati Uniti, i “costumi Kellerman” venivano considerati una “prova di indecenza”.
Annette Kellerman scandalizzò a lungo con la sua tenacia e irriverenza, sfruttò la sua affinità con l’acqua per rendere le sirene protagoniste delle pellicole cinematografiche di quegli anni. I suoi film, girati esclusivamente senza controfigura, avevano come tema avventure acquatiche. Nuotò insieme ai coccodrilli, passeggiò su un filo di ferro in bilico sopra una cascata e si immerse nelle profondità del mare.
Il suo atteggiamento diede fiducia alle donne che dapprima la guardavano con invidia, poi con complicità.
Sfoderò tutto il suo coraggio mostrandosi nella prima scena di nudo, in qualità di attrice ufficiale, nella pellicola Daughter of Gods, del 1916. La cinepresa catturò la prova di un corpo in grado di mostrarsi senza vergogna: come nuotatrice, donna e soprattutto come creatura libera capace di sfidare l’ipocrisia di mille convenzioni.
Un professore di Harvard, Mr Dudley, la nominò “la donna perfetta”, trovando corrispondenze fra il suo corpo e quello della Venere di Milo. Investita di quel titolo d’onore, lei replicò di non essere perfetta, ma perfettamente in salute.
Non voglio essere ricordata come un bel pesce.
Voleva dire alle donne di trovare il proprio talento e aguzzarlo come punto di forza, inneggiava a una lotta temeraria che la poneva in largo anticipo sui suoi tempi.
Raccontava di sentirsi più forte dopo aver affrontato la profondità del mare, le dava ebbrezza lasciarsi la riva alle spalle e ritrovarsi sola di fronte ad una vastità ignota.
Mi sembra di restringermi sempre di più fino a diventare una bolla minuscola e ogni volta temo di poter scoppiare. Penso che nuotare incoraggi l’umiltà dell’anima.
La sua carriera cinematografica fu unica nella storia. L’audacia delle sue performances affascinarono il grande pubblico. Anni dopo fu ricordata nel film The Original Million Dollar Mermaid, interpretato da Esther Williams, la biografia dell’inimitabile sirena australiana.
Fu restituita al mare all’età di ottantanove anni, al termine di una vita appagante sempre sulla cresta dell’onda. Non cessò mai di nuotare e continuò a narrare il suo amore per l’oceano perfino in una raccolta di favole per bambini, pubblicate col titolo Fairy Tales of the South Seas.
Le sue ceneri vennero sparse sulla barriera corallina per suggellare il suo immenso amore per il mare e le sfide.
#unadonnalgiorno