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Anna Piaggi

Anna Piaggi

Anna Piaggi è stata la figura più affascinante della cultura della moda italiana.

Giornalista e scrittrice, musa dei più grandi maestri della Couture, aveva un’estetica spiazzante che incarnava il concetto più sublime di stile.

Superava l’eccentrico nei suoi ricercatissimi look che, spaziando tra epoche e luoghi geografici, hanno influenzato e ispirato generazioni di stiliste e stilisti.

Uno per tutti, Karl Lagerfeld che le ha dedicato il libro Anna-cronique. Un diario di moda del 1986.

Nata a Milano, 22 marzo 1931, prima di diventare giornalista è stata segretaria e traduttrice per Mondadori. È stata sposata con Alfa Castaldi fotoreporter che lei ha introdotto nel mondo della moda, dal 1962 fino alla morte di lui, nel 1995. Un sodalizio artistico e culturale che li ha visti lavorare insieme per mostre, happening e campagne pubblicitarie innovative.

Ha vissuto per un periodo a Londra che ha rappresentato il punto di svolta nel suo approccio stilistico e la consapevolezza di poter diventare con la sua immagine e la sua scrittura, tutto ciò che desiderava.

Ha scritto per diverse riviste nazionali e internazionali tra cui l’Espresso e Panorama e contribuito a creare periodici quali Arianna o Vanity.

Anna Piaggi si è inventata il ruolo editoriale del direttore creativo e anticipato i concetti di Made in Italy e di vintage, con la sua attitude ha creato tendenza riuscendo a trascinare designer e creativi di tutto il mondo.

Si è inventata la rubrica D.P. Doppie Pagine di Anna Piaggi per Vogue nel 1988, in cui ha sperimentato la sua nuova forma di giornalismo. Con un approccio dal sapore postmoderno, raccontava la moda in maniera evocativa attraverso giochi di parole e grafiche accattivanti.

Ha saputo intercettare e decodificare, come nessuno e nessuna prima di lei, il messaggio degli stilisti e delle stiliste.

È arrivata al vintage, in una sorta di operazione filologica, tramite l’analisi degli abiti nella loro storia, percorso necessario per poterli comprendere nella loro interezza.

Vedeva il disegno come sublimazione della fotografia e la costruzione dei suoi look era concepita come un disegno in cui tutto era studiato.

Maestra indiscussa dell’abilità di trasformarsi, è stata una figura fluida, a tratti grottesca, ma sempre originale e unica.

Ha concepito la moda come sistema aperto, di denuncia delle norme estetiche, abbattendo le convenzioni che girano attorno alla costruzione estetica dell’identità, creando nuove possibilità. Con la sua presenza incarnava l’elemento perturbante, destabilizzando tutto ciò che la circondava.

Nella sua stupefacente libertà è un’icona che resterà per sempre nella memoria collettiva. È stata in grado di utilizzare l’effimero per mettere in discussione i limiti culturali del quotidiano, a volte stretti e giudicanti.

La moda è stata la sua arma capace di sovvertire gli stereotipi estetici.

Ha lasciato la terra e il suo mitico guardaroba il 7 agosto 2012, a Milano.

Nel 2016 le è stato dedicato il documentario, Anna Piaggi – Una visionaria nella moda, a cura di Alina Marazzi che, attraverso i racconti e le interviste di personaggi della moda che l’hanno conosciuta, ha intrecciato la storia del costume, delle avanguardie artistiche, del teatro e della musica, per comporre il ritratto della donna che ha saputo dare alla moda il senso più alto e profondo. 

#unadonnalgiorno

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