«Che fa la penna in mano a una donna se non serve alla sua causa, come a quella di tutti gli oppressi?»
Anna Maria Mozzoni nata a Milano nel 1837, è stata la voce più forte tra Ottocento e Novecento a chiedere pari diritti politici e sociali per le donne italiane.
Di femminismo si può parlare a partire dal ‘900 in poi, prima era emancipazionismo, ma Anna Maria Mozzoni si può, senza ombra di dubbio, definire una femminista ante litteram. Giornalista, scrittrice e attivista dei diritti civili, era innegabilmente una donna all’avanguardia.
Il suo impegno teorico, civile, politico disegna una biografia di grandissima vitalità e instancabile lavoro, fatta di scritti, relazioni e incontri, confronti, studio.
È stata la prima in Italia a criticare il codice civile del 1865, per il quale la donna era a metà tra un’apolide e una schiava.
Nel 1864, all’interno del dibattito nell’area mazziniana e democratica, si colloca il suo primo scritto sul problema femminile La donna e i suoi rapporti sociali al quale seguì, l’anno successivo, La donna in faccia al progetto del nuovo Codice Civile Italiano.
Nel 1866 pubblicò Un passo avanti nella cultura femminile. Tesi e progetto, collaborando alle iniziative per il riconoscimento dell’autonomia giuridica della donna, fondò con le sorelle Caracciolo un comitato femminile di orientamento mazziniano e garibaldino, insegnava filosofia morale, collaborava a giornali e riviste affrontando i temi più diversi: da una indagine sulla prostituzione, uno dei primi tentativi italiani di analisi del fenomeno, a una rubrica di divulgazione scientifica (Fisica Sintetica).
Nel 1870, tradusse in italiano The subjection of women di John Stuart Mill e nello stesso periodo entrò a far parte della redazione della rivista mazziniana «La Roma del Popolo».
Era centrale nella sua riflessione il riconoscimento della questione femminile come questione sociale autonoma: l’emancipazione della donna non derivava spontaneamente dal raggiungimento di altri obiettivi, come la patria, la libertà, la democrazia o dal riconoscimento dei diritti dei lavoratori; poteva e doveva essere collegata a queste rivendicazioni, ma non poteva essere loro subordinata e doveva basarsi sull’iniziativa delle donne e sulla loro capacità di dettare i termini delle riforme necessarie.
Descrisse prima del socialismo lo stato del lavoro femminile in Italia, chiese istruzione per tutte le donne attraverso una completa riforma del sistema educativo, dato che considerava l’educazione e l’istruzione come il fondamento di ogni liberazione.
Nel 1877, presenta al Parlamento la sua prima mozione per il voto alle donne; un’altra fu avanzata nel 1906, nell’ambito della discussione sulla nuova legge elettorale.
Nel 1878, rappresenta l’Italia al Congresso internazionale per i diritti delle donne di Parigi.
L’anno seguente, fonda a Milano la Lega promotrice degli interessi femminili.
Dal 1870 al 1890, collabora al giornale «La Donna», impegnato sul tema dell’emancipazione femminile e sensibile alla questione sociale: questa testata sarà per la Mozzoni e altre, come Malvina Frank, Luisa Tosco e Luisa Napolon Margarita, la tribuna delle principali battaglie per il diritto all’istruzione alle donne.
Nel 1881 fonda un’associazione indipendente, collegata al movimento socialista, la Lega promotrice degli interessi femminili e otto anni più tardi, con Filippo Turati, Costantino Lazzari e Anna Kuliscioff – con la quale instaura inizialmente un legame di amicizia destinato a incrinarsi – la Lega socialista Milanese.
«Voi però della cui intelligenza non posso dubitare vedendovi qui, pensate che le idee sono possenti e fatali, espansive e contagiose – non temete le opposizioni; senza attrito non v’è scintilla, ridete dell’umorismo, non ve ne impressionate; non ne vale la pena – e pensate ad aggiungervi lena, che se noi libiamo la vita in un calice sovente amaro, le nostre figlie e le nostre nipoti, che respireranno in pieno petto l’aura inebriante della divina libertà, benediranno ai generosi conati di chi la preparò per loro.»
(Dei diritti delle donne)
Nel corso del primo conflitto mondiale la donna verrà isolata dal suo ambiente, anche a causa delle sue opinioni interventiste.
Ci vollero due guerre per vedere realizzate le speranze di Anna Maria Mozzoni, alla fine della prima vedrà abolita l’autorizzazione maritale contro la quale si era tanto battuta, mentre non vedrà nel 1945 realizzarsi il suo sogno di estendere il voto a tutte le donne, dato che morì nel 1920.
#unadonnalgiorno