Il mio lavoro di regista, autrice e attivista consiste nel raccontare, documentare e conservare le storie e le realtà di coloro che di solito spariscono più facilmente dalla Storia, che si tratti di donne nere, delle persone adottate o di qualsiasi altro gruppo costruito come minoritario e invisibile.
Amandine Gay è una regista, attrice, attivista e sociologa francese.
Nei suoi documentari evidenzia le competenze sviluppate da chi sperimenta la discriminazione del razzismo e del sessismo razzializzato, attraverso la voce e l’esperienza diretta. Si considera della stirpe dell’intimo politico.
Nata il 16 ottobre 1984 in Francia da madre marocchina e padre sconosciuto, è stata adottata da piccola da una coppia di persone bianche che vive vicino Lione.
Si è laureata all’Istituto di studi politici e terminato il suo corso di giornalismo in Australia. Ha svolto uno stage presso la scuola di documentari di Lussas e nel 2008, si è unita alla scuola di recitazione del 16° Arrondissement di Parigi.
Nel 2017 ha conseguito un master in sociologia presso l’Università del Quebec a Montreal, dove si è trasferita dal 2014 alla ricerca di un paese dove la convivenza multiculturale fosse più semplice.
Ha iniziato a lavorare come attrice, ma dopo poco si è resa conto che le proponevano sempre gli stessi ruoli stereotipati, prostituta, tossicodipendente, clandestina. Ha deciso così di diventare regista per promuovere una differente visione delle donne nere.
Nel 2017, è diventata anche produttrice fondando la Bras de Fer Production et Distribution.
Fa parte dell’ONG Center for Intersectional Justice, che ha sede a Berlino.
Ha iniziato a scrivere brevi programmi per la televisione riscontrando enormi difficoltà a trovare finanziamenti perché i produttori, generalmente uomini bianchi di mezza età, non riuscivano a riconoscersi nei suoi temi. È stata anche coautrice di una fiction che è una satira sulle riviste femminili chiamate Medias Tartes.
Il suo primo film Ouvrir la Voix, realizzato nel 2016 grazie a una campagna di crowdfunding, dà voce alle donne nere in Francia tentando una differente narrazione femminista.
Nel documentario, infatti, compaiono 24 donne nere francesi che svolgono lavori di ogni genere, sono ingegnere, attiviste, ricercatrici o blogger, lavori insomma, ancora considerati a totale appannaggio di donne bianche. Riporta i condizionamenti subiti, rovesciando gli stereotipi e la concezione universalistica delle persone bianche. Il film esprime la consapevolezza che riconoscere l’intreccio tra personale e politico è una delle condizioni di possibilità per il cambiamento sociale.
L’opera ha ricevuto l’Out d’or per la creazione artistica.
Nel documentario Une histoire à soi, del 2021, dà la parola a cinque persone adottate da famiglie francesi provenienti da vari paesi del mondo. Vi si parla di sradicamento e acculturazione, evidenziando il fatto che le adozioni transnazionali e transrazziali hanno un forte impatto emotivo e psicologico sulla costruzione dell’identità delle persone adottate, così come sulle famiglie che le hanno accolte.
Il film smonta la retorica umanitaria asservita all’imperialismo evidenziando l’uso dell’adozione come business e strumento di guerra e propaganda politica.
Tutte le storie raccontate nel film pongono, in termini politici, la questione di chi ha diritto a costituire una famiglia, ripensando le relazioni e rompendo le gerarchie tra legami biologici e non.
Il cinema e la scrittura sono, per Amandine Gay, spazi in cui far incontrare la propria biografia di donna nera adottata da una famiglia bianca con vicende legate e diverse tra loro. I traumi, il senso di disagio pur sentendosi amata, il dover provare gratitudine e riconoscenza, il sentimento d’esilio, l’errata criminalizzazione della madre che l’ha abbandonata e tante altre tematiche e disagi ricorrenti nelle persone che sono state adottate.
Si definisce una donna nera afro discendente, afro-femminista, pansessuale, antirazzista, anti eteronormatività, afro-punk, pro-choice (aborto, velo, sex working), body positive.
I suoi libri e film nascono da un profondo lavoro di ricerca, autocoscienza, indagine e raccolta di dati sul campo.
Amandine Gay rappresenta la voce dell’altra parte dell’umanità, quella che si tende a oscurare ma che esiste e rivendica la propria autodeterminazione.
#unadonnalgiorno