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Adèle Haenel, l’attrice francese che ha protestato al Premio César contro la vittoria di Roman Polanski

Adèle Haenel attrice francese ha protestato al Premio César contro la vittoria di Roman Polanski

Premiare Polanski sarebbe sputare al volto di tutte le vittime, vorrebbe dire che non è poi così grave violentare le donne.

Adèle Haenel, in un’intervista qualche giorno prima della cerimonia del Premio César, l’Oscar del cinema francese.

Quando la sera del 28 febbraio, il premio come miglior regista è andato a Roman Polanski, per il film J’accuse, l’attrice, seguita da numerose colleghe, ha lasciato la sala al grido di “Vergogna” e per le scale del teatro ha incalzato: “Viva il pedofilo, che bravo al pedofilo”.

Una grande manifestazione di disappunto, una scelta coraggiosa e importante, di anima e corpo, ripresa dai giornali di mezzo mondo.

Il regista Roman Polanski è ancora sotto inchiesta dalla giustizia americana per aver drogato e abusato nel 1977, l’allora 13enne Samantha Geimer. Era scappato dagli stati Uniti per evitare la condanna. È stato poi accusato nel tempo da altre 11 donne, delle quali l’ultima è la francese Valentine Monnier.

Per questo, Polanski non era presente alla cerimonia, come non lo era tutto il cast del film.

Da anni, ormai, imperversa il dibattito sulla possibilità di considerare l’opera di Polanski come distinta dalla sua vicenda personale.

Il premio al regista, (si può davvero distinguere l’uomo dall’artista? per me no)  per Adèle Haenel – e molte donne come lei – non è che la giustificazione di un sistema corrotto, di una società che troppo spesso nasconde la testa sotto la sabbia e finge di non vedere certi atteggiamenti, o che peggio li accetta, li incorpora, li dà per scontati.

L’assoluzione all’abuso di potere, di uno scenario diffuso in cui un adulto e rispettato regista può disporre a piacimento della giovane attrice inesperta che pende dalle sue labbra.

Sempre Haenel, nell’intervista in cui ha raccontato la sua storia ha detto: “Il mostro non esiste. È della nostra società che si sta parlando. Dei nostri padri, amici, fratelli. E finché faremo finta di non vederlo non potremo andare avanti”.

E allora se il cinema nei suoi salotti finge di non vedere, usa l’arte come giustificazione, si dichiara al di sopra di certe questioni, e continua a non voler prendere alcuna posizione politica, ben vengano tutte le contestazioni di questo mondo.

Nel novembre 2019, Adèle Haenel aveva accusato il regista Christophe Ruggia di avere compiuto molestie sessuali su di lei quando aveva tra i 12 e i 15 anni.

In una lunga intervista, l’attrice ha raccontato il ruolo di dominazione psicologica e fisica esercitato dal regista, che in seguito ha riconosciuto che la sua «adulazione» per la giovanissima attrice aveva, “forse” preso forme «fastidiose».

In gennaio la donna ha presentato denuncia contro il regista, che adesso è sotto inchiesta per «aggressioni sessuali su minore di 15 anni da persona che aveva autorità sulla vittima».

Adèle Haenel è diventata una delle protagoniste della rivolta del movimento MeToo nel cinema francese, la sua presa di posizione contro Ruggia e in generale contro il clima di maschilismo e abusi nel cinema francese ha contribuito a una presa di coscienza che ha portato, qualche giorno fa, alle dimissioni di tutta l’Académie des Césars.

#unadonnalgiorno

 

 

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