Tutto il lavoro di Chantal Akerman – regista sperimentale e video artist belga – può essere considerato un autoritratto filmico.
Un sistema di sovrapposizioni, pause, ricordi, verità, fisicità, tipiche di un soggetto moderno frammentato che percepisce la casualità del nostro stare al mondo.
Il suo film più famoso è Jeanne Dielman, Quai du Commerce, 1080 Bruxelles, del 1975, che «Le Monde» e il «New York Times» classificarono come “il più grande capolavoro femminile della storia del cinema”.
Dai suoi film è nato il movimento dell’avanguardia femminista, dove l’irrompere del corpo, del desiderio, mosso soprattutto da un femminile in rivolta, ha indicato nuovi codici e parole.
La storia è presente in ogni suo lavoro, ha affrontato temi come razzismo, immigrazione clandestina, terrorismo, traducendoli in esperienza quotidiana.
Nata a Bruxelles, il 6 giugno 1950, da una famiglia di ebrei polacchi emigrati in Belgio, i nonni e sua madre furono deportati ad Auschwitz.
Ha deciso di diventare regista a quindici anni, dopo aver visto Il bandito delle 11 (Pierrot le fou) di Jean-Luc Godard.
Ha frequentato la scuola dell’arte dello spettacolo della Comunità francofona del Belgio e l’Università internazionale di Teatro a Parigi, poi abbandonata per iniziare a lavorare come cameriera per realizzare il suo primo cortometraggio, Saute ma ville del 1968.
Nel 1971 è andata negli Stati Uniti dove ha lavorato come assistente per diversi film e girato corti e documentari. Tre anni dopo è tornata a Parigi, dove ha visto la luce il suo primo lungometraggio, Je, tu, il, elle che denota l’influenza dello sperimentalismo americano di cui si era nutrita negli anni oltreoceano.
Nel 1975 ha visto la luce Jeanne Dielman che, presentato al Festival di Cannes, consiste nella minuziosa descrizione della disperata ripetitività della vita di una casalinga dedita occasionalmente alla prostituzione per mantenere se stessa e il figlio adolescente.
Sono seguiti altri film girati tra Europa e Stati Uniti.
Dalla metà degli anni Novanta, ha cominciato a sperimentare video installazioni esponendo in musei e gallerie.
Ha anche insegnato cinema alla European Graduate School di Saas-Fee, in Svizzera.
Nel 2008 è stata la presidente della giuria della Mostra del Cinema di Venezia.
Soffriva di problemi maniaco-depressivi aggravatisi dopo la morte della madre che l’hanno portata a togliersi la vita il 5 ottobre del 2015.
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