Le sue immagini documentano e danno voce ai fenomeni sociali nell’America di oggi, soffermandosi sugli atteggiamenti e le relazioni delle persone con se stesse e con l’altrui, e il modo in cui occupano il paesaggio.
Molte delle sue opere catturano l’espressione dell’identità individuale attraverso gruppi (coppie, squadre, folle) che trapelano la sua personale esplorazione sotterranea nei confronti dei soggetti ritratti.
Ha ricevuto molti prestigiosi premi e le sue opere sono state ospitate in importanti mostre in tutti gli Stati Uniti, tra cui Boston, Los Angeles, al Guggenheim di New York, Chicago, Minneapolis.
È un’artista ancora molto poco conosciuta in Italia che ha spesso scandalizzato con le sue immagini crude, col suo corpo politicamente ‘sgraziato’ e dissidente che usa come strumento per denunciare il suo dissenso e critica alla società contemporanea.
Affronta argomenti di grande attualità che vanno dai pregiudizi contro le minoranze alla rinascita della supremazia bianca; dalle leggi sulle armi al patriottismo estremo; dalla crisi ambientale all’impatto dello sviluppo industriale. Lo fa con una grande dose di umorismo e di elementi surreali. Descrive ironicamente come la natura va avanti per i fatti suoi mentre l’umanità è persa in lotte intestine.
Pone grande interesse per il ruolo che gli stereotipi giocano nella costruzione dell’identità personale perché è il modo in cui si formano i giudizi.
Catherine Opie è un’artista molto interessante che osa, si mette in prima linea nella sua ricerca, non si nasconde e, pur essendo spesso molto criticata, va avanti per la sua esplorazione.
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