Fanja Baron è stata un’anarchica russa condannata a morte dalla Čeka, la polizia sovietica nel 1921.
Nata col nome di Fanja Anisimovna nel 1887, in Lituania, nel 1911 emigrò negli Stati Uniti, forse per sfuggire a un possibile arresto. Si diceva che fosse responsabile dell’assassinio del capo della Okhrana (polizia segreta della Russia zarista, sotto le dirette dipendenze del Ministero degli affari interni).
Divenuta operaia oltreoceano, partecipò attivamente alle lotte dei lavoratori e lavoratrici spendendo il magro salario per la causa. Nel gennaio 1915 fece la marcia dei disoccupati a Chicago, subendo le pesanti cariche della polizia. Fu in questo periodo che conobbe Aaron Baron, con cui condivise gli ideali e la vita. Insieme ebbero un figlio, Theodore.
Parte attiva del gruppo internazionale di propaganda delle idee libertarie, divenne collaboratrice di Mother Earth, la storica rivista di Emma Goldman. Per questo subì numerosi fermi polizieschi.
Venne arrestata dalla Čeka alla fine del 1920 in un blitz contro gli anarchici e trasferita il 25 aprile 1921 al Campo di Concentramento di Rjazan.