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Neri Oxman e il design generativo

Neri Oxman e il design generativo

Neri Oxman designer e professoressa al MIT di Boston è a capo di un team che fa ricerche su materiali bio e progetti di design generativo.

La sua arte e architettura combinano design con biologia, informatica e ingegneria dei materiali.

La ricerca di Neri Oxman ci proietta in un mondo impensato in cui i confini tra artificiale e naturale svaniscono, in cui a costruire le case e gli uffici di domani potranno essere micro-organismi che penseranno anche a gestirne la manutenzione. Così, se un pezzo della casa si dovrà sostituire, sarà riparato dallo stesso edificio, un po’ come succede al nostro corpo quando ci facciamo un taglio o ci ammaliamo.

Nata ad Haifa nel 1976, figlia di due eminenze dell’architettura in Israele: il padre è Robert Oxman, la madre Rivka Oxman è pioniera e promotrice dell’intelligenza artificiale come nuova frontiera nella progettazione architettonica.

Si è laureata all’Israel Institute of Technology e specializzata a Londra. Nel 2005 entra al MIT di Boston per ottenere il PhD, il massimo titolo accademico con una tesi sui materiali da costruzione consapevoli, che svolgono il loro ruolo nel sistema costruttivo, esattamente come le cellule di un organismo.

Nel 2006 lancia un progetto interdisciplinare, material ecology, per sperimentare innovative forme di design generativo.

Nel 2016 fonda il Journal of Design Science con l’obiettivo di capovolgere la concezione tradizionale del design.

Gli oggetti non devono essere costruiti mettendo insieme materiali morti, ma  pensati e progettati come organismi viventi.

Le sue installazioni lasciano a bocca aperta: il famoso Silk Pavilion è un’opera vivente, una cupola creata da centinaia di bachi intorno a un telaio di nylon, realizzato con robot e tecnologie digitali. Il suo apiario sintetico è un’installazione a grandezza naturale che ha permesso di studiare “dall’interno” il comportamento delle api.

Nel 2015 ha sviluppato la G3DP, la prima stampante 3D per vetro otticamente trasparente in grado di imitare alla perfezione i tradizionali processi di lavorazione del vetro fuso.

Scopo della sua ricerca non è soltanto ridurre i consumi energetici incentivando la produzione di oggetti facilmente smaltibili nell’ambiente, ma costituisce un modo completamente nuovo di intendere il design, mosso sempre più verso il mondo intelligente e animato.

Alcune delle sue opere sono nelle collezioni permanenti di vari musei in tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art, il Museum of Science di Boston, Centre Pompidou a Parigi, il Museum of Applied Arts di Vienna. Ha anche esposto alla Biennale Internazionale d’Arte di Pechino.

 

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