Quando da bambina mi accadde di vedere l’occhio di una gallina che si chiudeva al contrario, dal basso verso l’alto, fu uno shock: credevo di avere le allucinazioni. Capire che stavo solo imparando a osservare la realtà, per strana che potesse sembrare, mi ha liberato da tante paure. L’occhio della gallina è una buona scuola. Non solo per fare cinema, per vivere.
Antonietta De Lillo, regista, sceneggiatrice e produttrice.
Quarant’anni di carriera tra alti e bassi, caratterizzata dalla creazione di film liberi e indipendenti, un percorso fatto di premi e riconoscimenti, gioie e dolori, lavori low budget, un film bellissimo e travagliato che ha avuto un difficile epilogo e l’ultimo, autobiografico, sulla sua incredibile vicenda artistica e umana che l’ha vista, per la prima volta, al di là della camera.
Un lavoro tutto accomunato dall’inseguire, attraverso una padronanza e una multidisciplinarità di linguaggi, lo splendore del vero.
Nata a Napoli, il 6 marzo 1960, ha lasciato presto la sua città natale per spostarsi prima a studiare a Bologna, dove si è laureata in Spettacolo al DAMS, poi in giro per l’Italia come giornalista e fotografa per importanti quotidiani e settimanali, fino a Roma, dove ha iniziato la sua esperienza cinematografica come assistente operatrice.
Dopo un incidente in motorino, aveva pensato, col suo compagno dell’epoca, Giorgio Magliulo, di produrre il suo primo film coi soldi dell’assicurazione, sebbene quel denaro non sia mai arrivato, è riuscita comunque a dirigere il suo primo lungometraggio Una casa in bilico, del 1985, che ha vinto il premio speciale ai Nastri d’Argento ed è stato candidato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento come migliore opera prima.
Nel 1990 ha realizzato il suo secondo film, Matilda.
Autrice di numerosi documentari e video ritratti, premiati in diversi festival internazionali, nel 1995 ha diretto I racconti di Vittoria, vincitore del Premio Fedic alla Mostra del Cinema di Venezia, Maruzzella, uno dei cinque episodi del film corale I vesuviani nel 1997 e Non è giusto, del 2001, presentato al Festival del Cinema di Locarno.
Il suo capolavoro è stato Il resto di niente, film del 2004 sulla rivoluzione partenopea del 1799 che ruota intorno al personaggio di Eleonora Pimentel Fonseca, mirabilmente interpretata da Maria de Medeiros.
Presentato fuori concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi, tra cui un David di Donatello per i migliori costumi e le candidature per migliore attrice e migliore scenografia, cinque candidature ai Nastri d’argento e il Premio Flaiano per la sceneggiatura.
Grande protagonista del cinema italiano di fine millennio, mentre sembrava destinata a conquistare il meritato successo, la carriera di Antonietta De Lillo ha subito uno stop e non le è stato più permesso dirigere film di finzione, ma non si è di certo arresa nonostante le porte chiuse in faccia.
Nel 2008 ha diretto il cortometraggio Art. 20 del progetto All Human Rights for All (30 cortometraggi per i 30 articoli della Carta dei Diritti dell’Uomo).
Nel 2011, con la sua casa di produzione, la Marechiaro Film, ha co-prodotto Il pranzo di Natale.
Diversi suoi documentari sono stati presentati al Torino Film Festival, come La pazza della porta accanto – Conversazione con Alda Merini, del 2013, realizzato a partire da un’intervista del 1995 con la nostra più grande poeta, Let’s go dell’anno successivo, sulla storia di Luca Musella, fotografo, operatore, scrittore, esodato professionalmente ed emotivamente e anche il suo secondo film partecipato, Oggi insieme, domani anche, del 2015, uscito in concomitanza con i quarant’anni dal referendum abrogativo sul divorzio. La pellicola, uscita nel 2016 è stata premiata con un Nastro d’argento speciale alla regista.
Del 2017 è Il signor Rotpeter presentato fuori concorso alla 74ª Mostra del cinema di Venezia, ispirato al racconto di Franz Kafka Una relazione per un’Accademia che ha visto protagonista una straordinaria Marina Confalone, che per la sua interpretazione si è guadagnata il Premio speciale ai Nastri d’argento del 2018.
In settembre 2021, nell’ambito della 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ha realizzato un’esposizione fotografica celebrativa delle edizioni dirette da Carlo Lizzani, dal titolo Ritratti di cinema – Antonietta De Lillo fotografa la mostra.
Il suo ultimo docufilm, L’occhio della Gallina è stato presentato alle Giornate degli Autori della Biennale di Venezia 2024. Un autoritratto cinematografico e la sua storia di artista dalla quarantennale carriera relegata ai margini dell’industria cinematografica dopo un contenzioso giudiziario legato alla distribuzione del suo film di maggior successo. Il racconto della sua vita pubblica e privata, attraverso interviste, ricostruzioni e archivi personali, cinematografici e televisivi, che mostra le difficoltà di chi va controcorrente e la creatività e la resistenza necessarie per reinventarsi con i suoi soli mezzi. Un racconto che suggerisce metodi per superare l’isolamento celebrando il cinema nel suo ruolo comunitario, culturale e politico.
Il paradosso di questa storia è rappresentato dal capovolgimento che è insito nel funzionamento dell’occhio della gallina che si chiude al contrario, dal basso verso l’alto. Allo stesso modo, mentre il cinema le viene negato, lei, ostinatamente, remando contro corrente, ne riafferma le doti culturali e artistiche, raccontandolo anche come strumento di cura e antidoto contro l’ingiusto isolamento.
Antonietta De Lillo è una donna ostinata, colta e determinata, che merita un ruolo di rilievo nella storia del cinema italiano. Nonostante ostracismo e difficoltà, non si è mai fermata e non ha mai smesso di lottare, con la sua poetica, il suo sguardo impegnato, fiero e indipendente.