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Carla Cerati

Carla Cerati

La fotografia mi serve per documentare il presente, la parola per recuperare il passato.

Carla Cerati, autrice anticonformista e fotografa impegnata, ha realizzato ricerche innovative ed è stata autrice di diversi romanzi di successo.

Prima donna a documentare la drammatica situazione dei manicomi italiani nel 1968, le sue immagini implacabili e impietose raccontano un trentennio della storia italiana.

Ha registrato quello che succedeva in un paese in mutamento, il teatro, il Sud, artisti e intellettuali, la Milano da bere, il movimento delle donne, le proteste degli anni Settanta, gli anni di piombo, i processi. Con sguardo profondo e inedito, ha esplorato drammi, eccessi, leggerezze e realtà crude e dolorose.

Nata a Bergamo il 3 marzo 1926, sognava di diventare scultrice e aveva anche superato l’esame d’ammissione all’Accademia di Brera, ma i suoi genitori pressarono affinché si sposasse, a 21 anni, nel 1947, vivendo prima a Legnano e poi a Milano, dove aveva iniziato a lavorare come sarta.

Verso la fine degli anni ’50 ha scoperto la fotografia, dai primi ritratti familiari è passata al teatro. Nel 1960, senza sapere ancora come si sviluppava un rullino, ha iniziato a collaborare con il regista Franco Enriquez al Teatro Manzoni di Milano. Aggirandosi fra le quinte teatrali, ha fotografato gli spettacoli di Giorgio Strehler, Eduardo de Filippo, Tadeusz Kantor, Carmelo Bene, Monica Vitti. Dal 1967 ha seguito il Living Theatre in Italia e all’estero.

Nel 1965, viaggiando in macchina attraverso la penisola, ha prodotto diversi reportage come Maghi e streghe d’Abruzzo e Sicilia uno e due e la cartella fotografica Nove Paesaggi Italiani, con design di Bruno Munari e presentazione di Renato Guttuso.

Assidua frequentatrice della Libreria Einaudi di Milano, ha ritratto i più grandi nomi del mondo culturale italiano del Dopoguerra, come fotoreporter inviata da L’Espresso, ha immortalato gli ambienti e le occasioni culturali, celebri i suoi bei ritratti di Pierpaolo Pasolini, Laura Betti e Andy Warhol.

Nel 1968, con Gianni Berengo Gardin e in collaborazione con lo psichiatra Franco Basaglia, è andata a fotografare nei manicomi italiani, dal suo lavoro è nato Morire di Classe, del 1969, libro di culto che ha costretto la popolazione italiana ad aprire gli occhi sulle spaventose condizioni di vita negli ospedali psichiatrici e che avrebbe contribuito nel 1978 all’approvazione della legge sulla loro chiusura.

Nel corso degli anni Sessanta, ha fotografato, per i maggior periodici illustrati del tempo, i movimenti giovanili, i volti e i luoghi del settore industriale, l’alluvione a Firenze e una Milano in pieno cambiamento.

In uno dei momenti più cruciali e tesi della nostra storia, ha fotografato le manifestazioni, i processi e gli scontri, documentato il Processo Calabresi-Lotta Continua, i funerali di Feltrinelli e tante manifestazioni femministe. Nella Spagna Franchista, si è infiltrata nella rete della resistenza culturale per ritrarre più di cento personalità che sfidavano la dittatura.

La sua Milano da bere che è diventata il libro Mondo Cocktail, del 1974.

Verso la fine degli anni ’80, ha abbandonato gradualmente la professione di fotoreporter e dato vita a una serie di progetti fotografici volti all’astrazione e alla composizione.

Ha curato diverse esposizioni e collaborato a lungo con la ballerina Valeria Magli con cui ha realizzato Capricci e la serie Forma Movimento Colore.

Del 1991 è la mostra e il relativo catalogo Scena e Fuori Scena, una riflessione sui confini fra realtà e finzione, vita e teatro.

Il suo primo romanzo, Un amore fraterno, del 1973, è stato finalista al Premio Strega.

In trent’anni di scatti è passata dalle foto delle manifestazioni studentesche a quelle dei vernissage patinati, dalla violenza degli anni di piombo, al glamour milanese.

Fotografare ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri?

Quella di raccontare il mondo che la circondava è stata una vera e propria necessità, soprattutto fermare la disperazione, il malessere, l’ansia del cambiamento.

Negli ultimi anni della sua vita ha scritto diversi libri che ripercorrono il suo percorsa politico e femminista come Un matrimonio perfetto (1991), Legami molto stretti (1994), La cattiva figlia (1996), La condizione sentimentale (1999), Una donna del nostro tempo (2005) e molti altri ancora, l’ultimo è stato L’eredità. Idee e canzoni di un sessantottino: Federico Ceratti del 2012.

Si è spenta a Milano il 19 febbraio 2016.

Il suo archivio, che ha provveduto a organizzare personalmente, è una fonte fondamentale per la conoscenza della nostra storia recente e la testimonianza del suo appassionato impegno.

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