Maria Antonietta Avanzo è stata una delle prime pilote automobilistiche italiane, la prima a correre le Mille Miglia e la Targa Florio.
Donna emancipata, misteriosa e libera, si è ritrovata a padroneggiare ambienti ostili, dominati da maschi.
Una vita vissuta a cento all’ora, in cui è stata in squadra con Tazio Nuvolari, rivale di Enzo Ferrari, ha frequentato Pietro Mascagni e conquistato la dedizione di Gabriele D’Annunzio, ha conosciuto Amedeo Modigliani che le aveva regalato un quadro e dato il primo colpo di vanga per l’Autodromo di Monza di cui è stata madrina. È stata intervistata da Ernest Hemingway, l’unico che non le ha chiesto che profumo usasse e non ha esitato a volare in capo al mondo per il desiderio di esplorare altri luoghi.
Per la sua spiccata eleganza e il portamento sicuro veniva chiamata la Baronessa.
Nata Maria Antonietta Bellan il 5 febbraio 1889 a Contarina, in provincia di Rovigo, in una famiglia benestante, aveva imparato a guidare accanto a suo padre, a cui rubava le chiavi dell’automobile sin da quando aveva 13 anni e che le aveva presto regalato la sua prima vettura.
Nel 1908 aveva sposato Eustachio Avanzo da cui aveva preso il cognome. Sua sorella Elettra è stata la madre del regista Roberto Rossellini, a cui lei aveva insegnato a guidare trasmettendogli la passione per le automobili.
La prima gara a cui ha partecipato è stata il Circuito del Lazio, nel 1920. L’anno successivo ha disputato il Gran Premio Gentleman, sul circuito di Montichiari, dove si è posizionata terza, ottenendo il miglior risultato della sua carriera. Nello stesso anno è stata protagonista di una vicenda incredibile, in una gara sull‘isola di Fanø in Danimarca, la sua automobile ha preso fuoco e lei, prontamente, ha abbandonato le dune sabbiose e si è gettata in mare con tutto il veicolo.
È stata riserva in squadra del celebre Tazio Nuvolari e partecipato più volte alla Targa Florio.
Dopo la separazione dal marito ha passato alcuni anni in Australia, dove ha messo su una fattoria e continuato a mostrare le sue doti di eccellente guidatrice. Lì si è cimentata e ha vinto una difficile gara a scopi benefici per un orfanotrofio di Sidney, guadagnandosi l’appellativo di The special Queen, dalla stampa locale.
Nel 1928 ha partecipato alla sua prima Mille Miglia alla guida di una Chrysler 70, più volte presente nella stessa competizione, è stata, però sempre costretta a ritirarsi a causa di guasti tecnici.
Nell’ottobre del 1931 è arrivata terza assoluta alla Coppa Pierazzi.
La sua ultima Mille Miglia è stata nel 1932, in Scuderia Ferrari, sempre senza riuscire a concludere la corsa. Nello stesso anno è stata a Indianapolis.
Ha guidato diverse automobili e fatto parte di prestigiose scuderie, mentre, intanto, altre donne cominciavano a seguire il suo esempio.
La sua ultima gara è stata la Tobruk-Tripoli del 1939 in cui, a bordo di una Fiat è arrivata sesta.
Ha espresso la sua libertà correndo su automobili velocissime in giro per il globo e, sebbene, non abbia avuto grandi vittorie, anzi spesso ha dovuto ritirarsi prima della gara, la sua determinazione e coraggio hanno trionfato in un’epoca in cui alle donne non era neppure consentito guidare un’automobile.
Si racconta che ha salvato diverse persone durante l’era fascista, come Luchino Visconti, che ha aiutato a sfuggire dall’arresto da parte della banda Koch e che abbia tenuto nascoste diverse persone ebree salvandole dai campi di concentramento.
Nel 1956, a 67 anni, si è recata in jeep al confine austro-ungherese per accogliere i profughi della Rivolta di Budapest.
Dopo una lunga vita col vento in faccia, segnata anche da boicottaggi e derisioni, l’intrepida e instancabile guidatrice, si è spenta a Roma il 17 gennaio 1977, testimone di un’epoca in cui bisognava conquistare qualsiasi diritto e superare ostacoli di ogni sorta per conquistare la propria libertà.
La sua esistenza avvolta da mistero e leggenda, è narrata in maniera romanzata nell’autobiografia La mia vita a 100 all’ora.