Billie Holiday: bella, volubile, complessa, vulnerabile, unica, sola, felice, triste, inquieta.
È stata la cantante jazz più ammirata e imitata dei suoi tempi.
Nacque col nome di Eleanora Fagan a Filadelfia il 7 aprile 1915, aveva il cognome di sua madre che l’aveva fatta da giovanissima.
Scelse di chiamarsi ‘Billie’ in onore della stella del cinema muto Billie Dove, che ammirava molto, mentre il cognome era quello usato da suo padre, musicista.
I suoi genitori, Clarence Holiday e Sadie Fagan, erano ancora adolescenti quando la concepirono e non si sposarono finché la piccola Eleanore non ebbe tre anni. Clarence fu arruolato nell’esercito e mandato in guerra, in Francia. Tornato a casa, abbandonò la famiglia per accompagnare in tournée un’orchestra locale.
Sadie, sua madre, era una giovane donna analfabeta che lavorava come domestica. Licenziata dal suo datore di lavoro bianco perché incinta, si occupò della bambina finché il marito non andò via di casa; poi si diresse al nord da sola per trovare un impiego, lasciando Eleanora alla sua famiglia. La piccola, spesso maltrattata, cominciò presto a pulire le scale dei palazzi. In seguito lavorò per la tenutaria di un bordello locale, sbrigava varie commissioni e cambiava la biancheria e le bacinelle d’acqua nelle camere. Era comunque felice di questo impiego, specialmente perché le era consentito sedersi nel sontuoso salotto privato ad ascoltare la collezione di dischi sul fonografo, che per lei era un oggetto di lusso.
Un giorno, come racconta nella sua autobiografia, fu attirata in un’altra casa della zona da un vicino, che la violentò. Aveva solo dieci anni. Fu accusata di avere ‘sedotto’ il violentatore, e inviata in un istituto di correzione gestito da suore cattoliche.
Decise di raggiungere la madre a New York, per lavorare iniziò a prostituirsi in un bordello clandestino di Harlem. Per questo venne arrestata e condannata a quattro mesi di carcere. Uscita di prigione, tornò a prostituirsi, provò a lavorare come ballerina. Pur non essendo in grado di ballare, venne presa da un locale dopo aver mostrato il suo talento vocale. Fece così il suo debutto come cantante nei club di Harlem.
Le era stato dato il soprannome di ‘Lady‘ per il suo rifiuto di seguire la pratica comune, a quei tempi in quei club, di farsi mettere le mance tra le gambe. Dopo che Lester Young vi aggiunse ‘Day’, il suo soprannome completo divenne ‘Lady Day‘.
Nel 1933 venne notata dal produttore John Hammond, che decise di organizzare alcune sedute in sala d’incisione. Registrò così i suoi primi dischi con l’orchestra di Benny Goodman, senza successo. Poi iniziò a collaborare con il pianista Teddy Wilson e arrivarono i primi consensi dal pubblico.