Jennifer Doudna è la chimica statunitense che nel 2020 ha vinto il Premio Nobel, insieme alla collega Emmanuelle Charpentier, per una delle più importanti scoperte nel campo dell’ingegneria genetica, la Crispr-Cas9, efficace metodo di editing del genoma in grado di tagliare con estrema precisione sequenze di DNA di animali, piante e microrganismi, che ha contribuito ad aprire nuove strade per la cura di molte malattie e potrebbe presto rivelarsi un’arma in più per combattere il cancro.
In pratica si tratta di un set di “forbici molecolari”, che si possono programmare e utilizzare per tagliare e modificare il DNA, il codice della vita. Una scoperta rivoluzionaria e utilissima per la genetica e la medicina, che sta aprendo un mondo di possibilità: dalla cura di malattie genetiche, come l’anemia falciforme e la fibrosi cistica, al miglioramento delle colture agricole per renderle più resistenti e nutritive.
Jennifer Doudna è docente presso l’Università di Berkeley e ricercatrice presso l’istituto medico Howard Hughes dal 1997. Fondatrice e presidente del consiglio di amministrazione dell’Innovative Genomics Institute, che ha co-fondato nel 2014, è ricercatrice senior presso il Gladstone Institutes e professoressa associata di farmacologia cellulare e molecolare presso l’Università della California, San Francisco. Fa parte dei comitati scientifici consultivi di diverse aziende che ha contribuito a fondare.
Ha anche scoperto che il virus dell’epatite C utilizza una strategia insolita per sintetizzare le proteine virali, lavoro che potrebbe portare a nuovi farmaci per fermare le infezioni senza danneggiare i tessuti del corpo.
Nata a Washington, il 19 febbraio 1964, è cresciuta a Hilo, Hawaii, in un ambiente incantevole per flora e fauna che le ha instillato la curiosità e il desiderio di comprendere i meccanismi biologici che sono dietro alla vita. Incoraggiata dai genitori, entrambi ricercatori, aveva iniziato a leggere libri di divulgazione scientifica sin da bambina.
Si è laureata al Pomona College nel 1985 e ha conseguito il dottorato in biochimica e farmacologia molecolare a Harvard con una tesi su un sistema che aumentava l’efficienza di un RNA catalitico autoreplicante.
È entrata a far parte del Dipartimento di biofisica molecolare e biochimica di Yale come assistente nel 1994.
Professoressa di Biofisica Molecolare e Biochimica a Yale, nel 2000, l’anno successivo è stata Visiting Professor all’Università di Harvard prima di arrivare a ricoprire l’incarico di docente di biochimica e biologia molecolare a Berkeley nel 2002.
Il 28 giugno 2012, sulle pagine dell’importante rivista Science è comparso, con la firma di Jennifer Doudna e della microbiologa francese Emmanuelle Charpentier, l’articolo “Un’endonucleasi del DNA guidata da doppio RNA programmabile nell’immunità batterica adattiva”, uno dei contributi più significativi alla scienza del XXI secolo.
Questo strumento è nato dall’osservazione di un processo naturale che i batteri utilizzano per difendersi dai virus catturando da loro piccoli pezzi di DNA in modo da poterli riconoscere e distruggere più facilmente. Se il batterio viene attaccato nuovamente dallo stesso virus, produce un RNA che guida la proteina Cas9 a tagliare il DNA dell’invasore, neutralizzandone la minaccia. Sfruttando questo sofisticato meccanismo, le due scienziate hanno sviluppato una tecnica biologica, che possiamo immaginare come qualcosa di molto simile al comando copia-incolla dei computer, che permette di modificare il DNA delle cellule biologiche in modo estremamente preciso ed economico, come spiegato dalle stesse ricercatrici nella loro comunicazione alla comunità scientifica: “Grazie a questa tecnica abbiamo democratizzato il gene editing, ossia la possibilità di alterare il genoma di una cellula o di inserire ed eliminare geni a volontà. È talmente accessibile ed economica che ogni laboratorio anche modestamente attrezzato può adottarla.”
Dal giorno della pubblicazione e della comunicazione, il metodo inventato dalle due scienziate si è rapidamente diffuso non solo nella ricerca sulle cellule animali, incluse quelle umane, ma anche in cellule vegetali, fornendo un contributo fondamentale allo sviluppo di nuove terapie e sistemi diagnostici, oltre che di nuove varietà di semi.
Può essere utilizzato per studiare il cancro in modo più dettagliato, permettendo di ricreare in laboratorio modelli di malattie specifiche e di testare l’efficacia di nuovi farmaci con una precisione senza precedenti. Questo può accelerare lo sviluppo di trattamenti personalizzati e più mirati, aumentando le probabilità di successo nella cura di diversi tipi di tumore.
Le possibilità sono enormi, anche se si è soltanto all’inizio, ma questo è uno dei traguardi più rilevanti raggiunti dalla scienza nel nostro secolo, tanto che ha portato alle due scienziate il premio Nobel per la Chimica 2020 per il loro straordinario lavoro.