“Ridateci ciò che ci avete rubato: le nostre ossa, i nostri teschi, i nostri bambini, il nostro popolo”
Lidia Thorpe è la senatrice aborigena australiana salita alla cronaca mondiale il 21 ottobre 2024, quando ha interrotto il discorso di Re Carlo d’Inghilterra durante la sua visita al Parlamento, accusandolo di genocidio contro i popoli delle Prime Nazioni, che popolavano il paese prima della colonizzazione.
È stata la prima aborigena eletta al Parlamento nel 2017 ed è senatrice dal 2020. È stata vice leader dei Verdi al Senato da giugno a ottobre 2022. Nel febbraio 2023 ha lasciato il partito ed è diventata indipendente.
Nel suo impegno politico si è distinta per aver reclamato i diritti delle persone aborigene e per essersi imposta su temi relativi alla tutela dell’ambiente, della terra e sulla riforma del sistema giudiziario.
Si è laureata nel 2007 alla Swinburne University of Technology in Sviluppo della Comunità.
L’anno seguente, ha ricevuto il Fellowship for Indigenous Leadership Award per il suo impegno nelle comunità native.
Ha lavorato in diverse organizzazioni per la tutela dei diritti e fatto parte di importanti comitati e osservatori nazionali.
La sua università, nel 2021, l’ha insignita col Social Impact Award.
È entrata nel Parlamento australiano dopo le elezioni suppletive il 28 novembre 2017 col partito Australian Greens Victoria con le deleghe alla giustizia aborigena, tutela dei consumatori, formazione e competenze, sport e salute mentale.
Ha finito il suo mandato in dicembre 2018 e due anni dopo è rientrata per ricoprire una carica vacante, diventando la prima aborigena a rappresentare lo stato di Victoria al Senato e la prima parlamentare federale aborigena dei Verdi.
Rieletta alle elezioni federali del maggio 2022, è diventata vice capo al Senato nel partito dei Verdi dove si è distinta per la sua grinta e l’orgoglio contro il sistema coloniale, utilizzando spesso toni forti, auspicando la sovranità aborigena e il riconoscimento dei clan indigeni.
Ha dovuto anche ripetere il giuramento di fedeltà al paese, perché aveva aggiunto la parola ‘colonizzatrice’ davanti alla regina Elisabetta II.
Senza peli sulla lingua, per il suo atteggiamento di sfida e denuncia di comportamenti molesti, è riuscita a inimicarsi deputati di ogni fazione. Dopo che è stata resa pubblica la sua relazione sentimentale con un motociclista con precedenti penali, si è dimessa dal suo incarico di vice leader dei Verdi e affrontato una mozione di censura.
Non ha mai avuto timore di esporsi dentro e fuori le sedi istituzionali. Ha indossato la kefiah palestinese in Senato, è scesa in piazza per i diritti delle donne e delle persone lgbtq, ha criticato ferocemente un movimento anti transgender e ha manifestato contro la violenza della polizia.
Ha sostenuto la campagna Pay the Rent, che invita le persone australiane non aborigene a pagare una riparazione dell’occupazione dei suoli ai nativi e organizzato una giornata di lutto in occasione dell’Australian Day.
Inarrestabile, ha annunciato ancora battaglia perché ha ancora tre anni e mezzo per portare avanti le sue istanze al governo.