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Elena Gianini Belotti

Elena Gianini Belotti

Le radici della nostra individualità sono profonde e ci sfuggono perché non ci appartengono, altri le hanno coltivate per noi, a nostra insaputa. Il maschio spacca tutto è accettato, la femmina no. La sua aggressività, la sua curiosità, la sua vitalità, spaventano e così vengono messe in atto tutte le tecniche possibili per indurla a modificare il suo comportamento.

Elena Gianini Belotti, pedagogista e scrittrice italiana, è stata la prima a parlare di sessismo nell’educazione nel famosissimo saggio Dalla parte delle bambine, una lettura preziosa per la presa di coscienza femminista degli anni Settanta, che ha attraversato diverse generazioni.

Col suo lavoro, ha cambiato per sempre il nostro modo di guardare alle differenze fra i sessi e al condizionamento sociale e di ruoli, tra maschi e femmine, che viene fatto fin dai primi anni di vita.

Nata a Roma il 2 dicembre 1929, ha trascorso parte della sua infanzia a Bergamo, città da dove provenivano entrambi i genitori. Dattilografa in un magazzino di articoli industriali, a sedici anni, aveva cominciato a scrivere racconti pubblicati su alcune riviste femminili.

L’interesse per i meccanismi dello sviluppo infantile l’aveva spinta a diplomarsi alla Scuola Assistenti Infanzia Montessori, dove ha insegnato per molti anni.

Nel 1960 ha partecipato alla fondazione del Centro Nascita Montessori di Roma, che ha diretto per vent’anni, fino al 1980. È stata la prima struttura italiana che si è occupata della preparazione delle future madri al parto e alla cura nei primi mesi di vita.

Successivamente sono stati organizzati incontri sui metodi contraccettivi e sull’educazione sessuale e consulenze a domicilio sui problemi infantili nei primi tre anni di vita.

È stata autrice di quindici volumi, tra saggi e testi narrativi che hanno sperimentato strade nuove per raccontare punti di vista insoliti e fino a quel momento silenziati.

Ha collaborato con diversi giornali e riviste, tra cui Paese Sera e Noi Donne.

Nel 1992 è stata tra le fondatrici del gruppo di scrittrici e giornaliste Controparola di cui fanno parte, tra le altre, Dacia Maraini e Linda Laura Sabbadini.

Tra i tanti premi e riconoscimenti ricevuti, nel 2010, è stata nominata Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana.

Nel 1973 ha pubblicato il suo primo libro, il saggio Dalla parte delle bambine. L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita che analizza i condizionamenti a cui sono sottoposte bambine e bambini fin dalla nascita e gli stereotipi presenti nel mondo degli adulti che, inevitabilmente, ricadono in quello dell’infanzia.

Un testo rivoluzionario per i tempi, lo spostamento di prospettiva rispetto a un mondo pensato essenzialmente al maschile che ha influenzato tanto dibattito femminista e che è ancora tragicamente attuale.

L’opera, tradotta in 15 lingue, è stata ristampata in 57 edizioni e ha venduto oltre 600 mila copie.

Nel 1980 ha pubblicato Prima le donne e i bambini, incentrato sempre sul tema dei condizionamenti sociali di genere per cercare soluzioni nuove per inventare una diversa comunicazione.

Nel 1985 Il fiore dell’ibisco ha evidenziato lo stereotipo secondo cui alle donne viene negato il diritto di amare un uomo più giovane.

In Adagio poco mosso, del 1993, sette racconti evidenziano la condizione femminile di alcune donne in età matura che, dopo un evento luttuoso o una separazione, riescono a ricostruire la propria vita, in maniera autonoma e accettando i limiti imposti dall’età.

In Pimpì oselì, del 1995, ha tratteggiato, attraverso gli occhi di una bambina, la vita dell’infanzia nelle valli bergamasche e delle borgate romane durante il periodo fascista, ponendo l’accento sulla durezza della povertà e sulla separazione di genere.

Nel 1999 con Apri le porte all’alba ha raccontato la storia di una donna che, dopo alcuni fallimenti amorosi, arriva alla conclusione che la vita coniugale annulla la propria identità. Nel testo di affronta anche violenza di genere e femminicidi.

Del 2003 è il romanzo Prima della quiete, sulla storia vera di Italia Donati, maestra elementare vissuta in Toscana nella seconda metà dell’Ottocento, che ha scontato duramente il coraggio della sua scelta di emancipazione, dove mette in luce come l’unificazione italiana sia avvenuta sul corpo di tante donne oscurate dal racconto storico ufficiale.

Nel 2006 è uscito Pane amaro, ispirato dagli appunti del padre emigrato in America in cerca di lavoro. Racconta le umiliazioni, i soprusi, l’emarginazione e le ingiustizie che hanno subito i migranti italiani. Una storia di un secolo fa ma drammaticamente attuale, i cui protagonisti, cambiando solo colore della pelle e territorio, si aggirano smarriti sul palcoscenico di una vita di stenti, privazioni, discriminazioni e sogni andati in frantumi.

Nel 2008 in Cortocircuito evidenzia i cambiamenti della società italiana con le immigrazioni e di come storie, tradizioni, usi e costumi di altri paesi siano entrati nelle vite degli italiani che spesso non accettano questa trasformazione della società. Attraverso il racconto delle storie di badanti filippine, turche, ucraine, di operai rumeni e indiani, si dipana la consapevolezza, non condivisa dalla maggioranza della popolazione, che la commistione di etnie, lingue e culture è soltanto una ricchezza per la nostra società.

Il suo ultimo romanzo è Onda lunga del 2013, un viaggio agrodolce negli umori e nelle risorse della vecchiaia.

Elena Gianini Belotti si è spenta a Roma il 24 dicembre 2022 lasciandoci un’importante contributo coi suoi studi e il suo attivismo.

 

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