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Matilde Serao prima direttrice di un giornale italiano

Matilde Serao prima direttrice di un giornale in Italia

Matilde Serao è stata una giornalista e scrittrice napoletana che, rompendo le convenzioni, ha collezionato numerosi primati.

Nel 1882 è la prima donna redattrice nella storia del quotidiano romano Capitan Fracassa. Prima italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano, Il Corriere di Roma, esperienza successivamente ripetuta con Il Mattino e Il Giorno.

Negli anni venti fu candidata sei volte, senza mai ottenerlo, al Premio Nobel per la letteratura.

Di indole coraggiosa, irriverente della morale del tempo, raggiunse ambiziosi traguardi professionali  inaugurando un nuovo modo di fare giornalismo inteso come vocazione, come impresa, come strumento di formazione e testimonianza: «Giornale è tutta la storia di una società. E, come la vita istessa, di cui è la immagine, ha in sé il potere di tutto il bene e di tutto il male. Il giornalista é l’apostolo del bene, il giornale è la più nobile forma del pensiero umano. L’avvenire è del giornale».

Fedele testimone del suo tempo, profonda conoscitrice delle mode e degli stili di vita dell’alta società, come anche delle pene e delle speranze delle popolazioni dei bassifondi, aspetti che ha documentato con potenza espressiva e comunicativa.

Matilde Serao nacque a Patrasso da Paolina Borely, nobile greca decaduta, e da Francesco Serao avvocato e giornalista esule in Grecia perché antiborbonico. Con l’Unità d’Italia la famiglia Serao ritornò in patria fissando la propria dimora prima a Carinola e poi a Napoli dove Matilde ha compiuto i propri studi, dopo i quali, per necessità economiche, si impiegò come ausiliaria presso i Telegrafi di Stato. La preponderanza del suo amore per la scrittura la spinse presto ad abbandonare l’impiego per dedicarsi, a tempo pieno, alla stesura di articoli e di alcune novelle che le schiusero le porte delle redazioni giornalistiche.

Trasferitasi a Roma nel 1882 collaborò per cinque anni con il «Capitan Fracassa», dove, con lo pseudonimo «Ciquita» scrisse di tutto, dalla cronaca rosa alla critica letteraria. Inoltre riuscì a ritagliarsi  uno spazio nei salotti mondani della capitale.  Anche se la sua fama di donna indipendente suscitò più curiosità che ammirazione.

Nel 1883 venne pubblicato Fantasia libro fortemente criticato da Edoardo Scarfoglio, conosciuto nella redazione del Capitan Fracassa.  Il 28 febbraio 1885 Matilde e Edoardo si sposarono. Sul quotidiano La Tribuna apparve la cronaca del matrimonio scritta da Gabriele D’Annunzio sotto il titolo Nuptialia. La coppia ebbe quattro figli tutti maschi: Antonio, Carlo, Paolo e Michele.

Tra Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio non ci fu soltanto un’unione sentimentale, ma anche un sodalizio professionale. Insieme  fondarono il Corriere di Roma, nel 1885.

Il giornalismo era per Matilde Serao terreno di osservazioni, di costumi, che lei portava poi nei suoi romanzi, anche in quelli che la critica definiva mondani. Alle sue note sulla moda, sui cibi, lo sport, gli eventi mondani, le novità del progresso, gli usi e costumi faceva da contraltare un’attenzione particolare a fatti e avvenimenti sociali, costituendo la misura dello stile Matilde Serao. Pubblicò anche sul Giornale delle Donne, una delle principali riviste emancipazioniste del tempo.

Fra i suoi tanti contributi sul Corriere di Roma, si ricorderà Come muoiono le maestre, denuncia della situazione delle maestre elementari.

Il Corriere di Roma, che aveva avuto un’esistenza travagliata sin dalla nascita, era molto indebitato. Il banchiere livornese Matteo Schilizzi, che viveva nella città partenopea per questioni di clima, proprietario del quotidiano Corriere del Mattino, risolse la situazione, si accollò i debiti del quotidiano romano che venne fuso con il Corriere del Mattino, dall’unione nacque il Corriere di Napoli, il cui primo numero uscì il 1º gennaio 1888. la coppia si trasferì a Napoli e Matilde Serao chiamò a collaborare al giornale firme prestigiose come Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio e Salvatore Di Giacomo.

Nel 1891, la coppia lasciò il Corriere di Napoli, col ricavato del proprio quarto di proprietà fondarono un nuovo giornale, che venne chiamato Il Mattino e uscì con il primo numero il 16 marzo del 1892. Serao, che era era co-direttrice, talvolta usava firmare i suoi articoli con lo pseudonimo “Gibus”.

Durante la nuova avventura editoriale, suo marito ebbe una relazione con la cantante Gabrielle Bessard da cui nacque una figlia, la donna poi si tolse la vita. La bambina, abbandonata dalla madre morente sull’uscio di casa Scarfoglio, venne accolta e cresciuta da Matilde Serao che la chiamò come sua madre, Paolina.

La sanguinosa vicenda che riempì le pagine dei giornali dell’epoca condusse la coppia alla separazione.

Nel 1900 cominciò l’inchiesta del senatore Giuseppe Saredo su Napoli, a seguito dello scioglimento dell’amministrazione comunale. La Commissione, divisa in più parti, indagò sul risanamento, le fognature, l’acquedotto del Serino, l’istruzione, i bilanci, e altro. Il Mattino fu coinvolto nello scandalo che ne seguì, con accuse a Scarfoglio di collusione con la precedente giunta. Non venne risparmiata nemmeno Matilde, accusata di aver ricevuto più volte soldi in cambio di raccomandazioni per posti di lavoro.

Il 13 novembre sul Mattino apparvero le sue dimissioni ufficiali da redattrice del giornale.

Nel 1903 entrò nella sua vita un altro giornalista, Giuseppe Natale. Con Natale al fianco, fondò – prima donna nella storia del giornalismo italiano – e diresse un nuovo quotidiano, Il Giorno. Distinguendosi dal rivale Mattino, con cui entrava in diretta concorrenza, questo giornale fu più pacato nelle sue battaglie e raramente polemico e riscosse un buon successo. Dall’unione con Natale nacque una bambina, che Matilde volle chiamare Eleonora, in segno d’affetto per la Duse.

La grande guerra intanto si avvicinava rapidamente, ma Il Giorno sembrava essere lontano da qualsiasi iniziativa interventista, a differenza del Mattino. I due giornali assunsero una linea comune solo alla fine del conflitto mondiale.

Dopo la morte di Edoardo Scarfoglio (1917), Matilde Serao poté sposare Giuseppe Natale. Morto anche il secondo marito, rimase sola ma continuò ancora, negli anni venti, con la stessa vitalità il suo lavoro giornalistico e letterario. Nel 1926 fu candidata al Premio Nobel per la letteratura, ma subì l’opposizione di Mussolini a causa delle sue posizioni contro la guerra; il Nobel venne assegnato a Grazia Deledda.

Matilde Serao morì nel 1927, a 71 anni, colpita da un infarto mentre era intenta a scrivere. Fu sepolta nella cappella di famiglia del cimitero di Poggioreale di Napoli.

Nella sua vita ha scritto ventisei romanzi, centosessanta novelle, collaborato da giornalista con cento testate italiane e straniere. 

Della sua vastissima produzione letteraria non si può non ricordare Il ventre di Napoli (1884), un reportage in cui l’attenzione è sulla gente povera e rassegnata dei quartieri fatiscenti e brulicanti della città. Il paese di cuccagna (1891), racconto mirabile della fatalistica rassegnazione della plebe e della piccola borghesia che affidano le loro superstiti speranze alla mistica del gioco del Lotto. La fortunata rubrica da lei creata Api, mosconi e vespe che l’accompagnò con titoli diversi, sulle differenti testate, per circa 40 anni.

Benedetto Croce in un saggio del 1903 le riconosceva una «fantasia mirabilmente limpida e viva», Momigliano la definì «la più grande pittrice di folle che abbia dato il nostro verismo». Carducci la giudicò «la più forte prosatrice d’Italia», D’Annunzio le dedicò un romanzo, mentre Paul Bourget scrisse la prefazione alla traduzione francese de Il paese di cuccagna. Su La revue blanche la sua firma si trova tra collaboratori come Proust e Apollinaire.

Il suo vero capolavoro è stato il racconto lungo dal titolo Le virtù di Checchina (1884) un ritratto femminile di straordinaria naturalezza e verità.

Nel 1977 è stato pubblicato suo un romanzo inedito e incompiuto, L’ebbrezza, il servaggio e la morte.

Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto né saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria.

#unadonnalgiorno

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