Alice Neel, artista visiva statunitense, è stata tra le più celebri ritrattiste del Novecento e la più amata dal femminismo della seconda ondata. Una carriera che, tra alti e bassi, si è dipanata dagli anni Venti agli anni Ottanta.
Ha vissuto tra Cuba e gli Stati Uniti scegliendo New York come meta d’elezione, ha disegnato e dipinto per tutta la vita stabilendo un nuovo standard per l’uso del colore e la rappresentazione dei soggetti.
Rifiutando di conformarsi ai dettami stilistici e sociali dei tempi, con la sua arte figurativa ha espresso al meglio i suoi ideali sociali e politici.
Più di ogni altra cosa, capiva le persone e amava raccontarne le storie.
Ha ritratto la miseria della comunità ispanica, attivisti e persone comuni per raccontare di coloro che non compaiono nei libri di storia, come la vicina di casa picchiata dal marito, le proteste di piazza e la comunità queer. Anche per questo le prime a riprendere la sua opera e divulgarla sono state le femministe negli Anni Settanta, portandola al Whitney Museum e aprendo la strada al recupero della sua arte.
I suoi dipinti hanno un uso espressionistico di linea e colore, acume psicologico e intensità emotiva. Ha intrapreso una carriera come pittrice figurativa durante un periodo in cui l’astrazione era favorita e non ha iniziato a ottenere elogi critici per il suo lavoro fino agli anni ’60.
Il suo lavoro contraddice e sfida le tradizionali e oggettificate raffigurazioni di donne nude da parte dei suoi predecessori maschi. Ha ritratto le donne attraverso lo sguardo femminile, illustrandole come consapevoli dell’oggettivazione da parte degli uomini e degli effetti demoralizzanti dello sguardo maschile.
Nata il 28 gennaio 1900, a Merion Square, in Pennsylvania, nella numerosa famiglia di George Washington Neel e Alice Concross Hartley, era cresciuta in un ambiente perbenista di classe medio-bassa in un periodo in cui le aspettative e le opportunità per le donne erano limitate.
Mentre lavorava per aiutare la famiglia, di notte studiava belle arti alla Philadelphia School of Design for Women dove ha vinto diversi premi prima di laurearsi, nel 1925.
La coscienza politica e il conseguente impegno si sono sviluppati a Cuba dove si era trasferita nel 1926, dopo il matrimonio col ricchissimo Carlos Enrique, che aveva conosciuto alla scuola d’arte di Chester Springs. Avvicinatasi agli ambienti comunisti e socialisti, la consapevolezza delle forti ingiustizie sociali divenne la lente attraverso la quale vivere e dipingere.
Stabilitasi a New York durante la Grande Depressione, la nascita della prima figlia e la sua precoce morte, evento sconvolgente e determinante per la sua prospettiva di donna e artista, l’aveva portata a ritrarre come nessuno prima la condizione della maternità, nel duro Futility of Effort.
Isabetta, la sua seconda bambina, nata nel 1928, le aveva invece ispirato Well Baby Clinic, un cupo ritratto di madri e bambini in una clinica per la maternità che ricorda più un manicomio che un asilo nido.
Negli anni Trenta, dopo la separazione dal marito e dalla figlia, ebbe un crollo nervoso e venne ricoverata in una struttura psichiatrica.
Nel 1934, ha dato alle fiamme 350 dei suoi acquerelli, dipinti e disegni.
Frequentava artisti, intellettuali e leader politici del Partito Comunista, tutti soggetti dei suoi dipinti. In quegli anni viveva a Spanish Harlem e dipingeva i suoi vicini, in particolare donne e bambini. Il suo lavoro glorificava la sovversione e la sessualità, raffigurando scene stravaganti di amanti e nudi, come un acquerello del 1935, Alice Neel e John Rothschild nel bagno, che mostrava la coppia nuda mentre faceva pipì.
Nei suoi nudi ha catturato e nobilitato il punto di vista psicologico e interiore delle sue modelle, ritratti veritieri e onesti, che mettevano in discussione il ruolo tradizionale delle donne che dipingeva in interazioni sociali o in spazi pubblici, cambiando radicalmente il modo in cui l’establishment artistico vedeva le potenzialità del nudo femminile, raffigurando una gamma senza precedenti dell’esperienza femminile. Corpi sfatti, seni cadenti, ventri flaccidi, espressioni di vulnerabilità che infastidivano critica e pubblico.
Negli anni Quaranta ha realizzato illustrazioni per la pubblicazione comunista Masses & Mainstream e continuato a dipingere ritratti dalla sua casa di periferia. Fu un periodo duro in cui nessuno voleva esporre i suoi lavori e viveva di assistenza sociale per poter sopravvivere.
Nel decennio successivo, la sua amicizia con Mike Gold e la sua ammirazione per il suo lavoro di realismo sociale le fecero guadagnare uno spettacolo al New Playwrights Theatre di ispirazione comunista. Nel 1959 il regista Robert Frank le chiese di apparire accanto a un giovane Allen Ginsberg nel suo film beatnik, Pull My Daisy. L’anno seguente, il suo lavoro fu riprodotto per la prima volta sulla rivista ARTnews.
Nei primi anni Sessanta ha iniziato la serie di nudi in gravidanza con Pregnant Maria in cui ha dipinto una donna ordinaria in modo rivoluzionario, come un’odalisca, sottolineandone la fatica della maternità e la deformazione del corpo. Anche per la radicalità di questo sguardo che non ritraeva le donne come oggetto di desiderio ma come persone a sé stanti, era stata presa a esempio dai movimenti femministi che vi ritrovavano una prospettiva completamente diversa rispetto ai dipinti degli uomini.
Nel 1970 ha dipinto Kate Millett, l’autrice di Sexual Politics, la Bibbia del femminismo della seconda ondata.
La sua immagine è inclusa nell’iconico poster del 1972 Some Living American Women Artists di Mary Beth Edelson.
Verso la metà degli anni Settanta c’è stato finalmente un periodo di rivalutazione del suo operato e, nel 1979, il presidente Jimmy Carter le ha conferito il National Women’s Caucus for Art.
Quando ha compiuto ottanta anni si è ritratta nuda, coi capelli bianchi e le pieghe della pelle. Il quadro, esposto alla Harold Reed Gallery di New York, ha attirato notevole attenzione perché ancora una volta sfidava le norme sociali di ciò che era accettabile da rappresentare nell’arte. Il suo autoritratto è stato uno dei suoi ultimi lavori prima di morire.
Si è spenta il 13 ottobre 1984 a New York, per un cancro al colon.
È stata una donna e un’artista fuori dal comune che ha sempre messo a disposizione il suo talento e la sua visione per le categorie più svantaggiate della società, la sua arte è stata politica, rivoluzionaria, non si è mai piegata a tempi e mode, così come le sue idee.