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Gabriella Parca

Gabriella Parca

Se da una parte si gridava quasi al miracolo perché una donna aveva dimostrato tanto coraggio da affrontare il tabù del sesso, dall’altra mi si accusava di essere una maniaca sessuale.

Gabriella Parca, scrittrice e giornalista, voce importante del femminismo italiano, per prima ha indagato in maniera sistematica e originale la condizione della donna e il privilegio maschile nell’Italia del dopoguerra.

Nel 1972 ha contribuito alla nascita del mensile Effe, il primo rotocalco italiano di controinformazione femminile, di cui è stata direttrice responsabile e, nel 1975 ha fondato uno dei primi consultori laici d’Italia, il Centro Problemi Donna (ora Centro Progetti Donna) di Milano.

Nata a Castel di Tora, Rieti, il 17 marzo 1926 e laureata in lettere all’Università di Roma, ha fatto parte del Centro Italiano di Antropologia Culturale dove è stata assistente alla cattedra di Civiltà Indigene Americane.

Nel 1945 ha iniziato come cronista del Giornale del mattino, quotidiano di Firenze.

Tra il 1952 e il 1955, ha scritto e pubblicato sulla rivista Pioniere.

La popolarità è arrivata col libro-inchiesta Le italiane si confessano, trecento lettere, tra le ottomila indirizzate alla “piccola posta” di due settimanali femminili per i quali collaborava, mai pubblicate, perché giudicate troppo audaci dalla redazione.

Erano tempi in cui esisteva ancora il delitto d’onore che giustificava i femminicidi, solo le mogli erano considerate adultere e condannate (da un codice del periodo fascista), c’era il matrimonio riparatore ed era viva la convinzione che i panni sporchi si lavano in famiglia. Con tenacia e coraggio, ha dato voce a donne censurate che si sentivano disperate, rabbiose, insicure, chiedevano consigli non avendo avuto educazione sessuale, rivelavano delusioni coniugali, gelosia, tradimenti e, talvolta, minacciavano il suicidio.

Il libro, nel 1959, era uscito quasi ignorato ma un articolo su L’Espresso, firmato dal critico Paolo Milano, aveva acceso la miccia e innestato numerose polemiche. Ala prima ristampa, nel 1977, sono seguite quindici edizioni ed è stato tradotto e pubblicato in paesi come Francia, Argentina, Germania, Inghilterra, Giappone, Olanda e Stati Uniti.

Cesare Zavattini che ne aveva scritto la prefazione, ne ha poi tratto un film a episodi, Le italiane e l’amore.

Per redigere il suo secondo libro, I sultani. Mentalità e comportamento del maschio italiano, insieme alla sua collaboratrice Maria Luisa Piazza, ha girato l’Italia da nord a sud per chiedere agli uomini quali fossero le loro relazioni con le donne, il sesso, l’idea di matrimonio e di divorzio. Un’indagine antropologica e giornalistica condotta su un campione di mille e diciotto persone, con diversi livelli d’istruzione, tra i venti e i cinquant’anni. Il Giornale di Sicilia le aveva descritte come “due maniache sessuali”.

Il libro è uscito nel 1965, cinque anni prima dell’entrata in vigore della legge sul divorzio.

Nel 1969 ha pubblicato I separati – Inchiesta sul matrimonio in Italia e, nel 1972, Voci dal carcere femminile, la prima indagine sulla popolazione carceraria femminile.

Nel 1972 è stata direttrice responsabile di Effe il primo giornale femminista italiano.

Nel 1974 ha visto la luce L’albero della solitudine – Dialogo-inchiesta fra donne di ogni età seguito da L’avventurosa storia del femminismo del 1976 e Plusvalore femminile del 1978.

Del 1980 è Lo sballo – Intervista a una ragazza che ha smesso di bucarsi.

Nel 1984, con I divorziati, ha ripercorso le tappe del tormentato approdo italiano all’istituto del divorzio, dalle tredici proposte di legge dall’Unità d’Italia fino a quel primo dicembre del 1970 in cui il Parlamento ha approvato lo scioglimento del matrimonio per finire al referendum del 12 maggio 1974, voluto e perduto dai cattolici più oltranzisti, che ha rivelato quanto la società italiana, e soprattutto le donne, fossero cambiate.

Il suo ultimo libro è stato La guerra acerba – Il secondo conflitto mondiale visto con gli occhi di una ragazzina, del 2007.

Gabriella Parca si è spenta a Milano il 24 luglio 2016. Con lascito testamentario ha donato la sua biblioteca al comune di Castel di Tora che le ha intitolato la sala consiliare e la sala polivalente.

La sua opera ostinata di narratrice e attivista, è un contributo prezioso per ripercorrere la storia del costume, dei cambiamenti, della legge e dei diritti in Italia, dal dopoguerra ai giorni nostri.

 

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