In poche e pochi sanno che Claudette Colvin aveva solo 15 anni quando protestò contro la segregazione rifiutando di rinunciare al suo posto su un autobus a Montgomery, in Alabama, il 2 marzo 1955.
Questo accadde nove mesi prima che Rosa Parks eseguisse notoriamente lo stesso atto di resistenza il primo dicembre del 1955, che diede poi avvio a quello che sarebbe passato alla storia come il boicottaggio degli autobus di Montgomery.
Claudette Colvin quel giorno non ha ceduto il suo posto sull’autobus a una donna bianca. Ha preso posizione per una cosa che non riteneva giusta.
Ella stessa ha raccontato che, anche se nessuno la difendeva mentre insisteva che i suoi diritti costituzionali erano stati violati:
Mi sentivo come se le mani di Harriet Tubman mi spingessero a stare seduta su una spalla e le mani di Sojourner Truth fossero sull’altra spalla.
Queste due grandi attiviste nere Claudette Colvin le aveva appena studiate nella storia afroamericana alla Booker T. Washington High School, scuola segregata, dove frequentava la terza media sognando di diventare avvocata.
Prendeva l’autobus ogni giorno per andare a scuola e, come volevano le “norme Jim Crow”, cedeva il suo posto ai bianchi quando questi erano in piedi. Il 2 marzo del 1955, Claudette era sull’autobus forse a rimuginare sull’assurdità della norma che impediva ai neri di usare gli spogliatoi e di provare i vestiti nei grandi magazzini. Salì una donna bianca. I sedili “bianchi” erano tutti occupati. L’autista le ordinò di alzarsi e lei non obbedì. Fu portata in prigione, nella prigione degli adulti.
Una volta fuori dal carcere, Claudette fu contattata da Jo Ann Gibson Robinson del Women’s Political Council, che le presentò Rosa Parks della National Association for the Advancement of Coloured People. La NAAC voleva organizzare un boicottaggio dei bus, e l’avvocato Fred Gray, già molto conosciuto per il suo impegno contro la segregazione, avrebbe assunto la sua difesa e poi a partire da questo caso sarebbe iniziata la battaglia per dichiarare l’incostituzionalità delle norme che vigevano a Montgomery. Claudette si mise a disposizione ma venne condannata in primo e secondo grado.
Nel frattempo i leader neri di Montgomery incominciavano a nutrire dei dubbi sull’opportunità di puntare su quella quindicenne come testimonial per la loro battaglia: era troppo giovane e anche incinta, forse di un uomo sposato. Per una battaglia così delicata ci voleva una personalità inattaccabile. Una figura che potesse piacere a bianchi e neri, che non entrasse troppo in conflitto con i costumi dell’epoca. La scelta cadde su Rosa Parks, seria, studiosa e moralmente ineccepibile che, il primo dicembre di quell’anno, come è noto, non si alzò. Cominciò il boicottaggio, che sarebbe durato 381 giorni. Fred Gray presentò la sua denuncia e arrivò il risultato atteso: la dichiarazione di incostituzionalità per la segregazione sugli autobus a Montgomery.
Il nome di Claudette scomparve dai volantini e non avrebbe trovato spazio sui giornali e nella memoria collettiva.
Il suo ruolo nella lotta per porre fine alla segregazione in Montgomery non è stato ampiamente riconosciuto, ma ha contribuito enormemente a promuovere gli sforzi per i diritti civili. “Claudette ha dato a tutti noi il coraggio morale. Se non avesse fatto ciò che ha fatto, non sono sicuro che saremmo stati in grado di ottenere il sostegno per la signora Parks“, dichiarò a Newsweek il suo ex avvocato, Fred Gray.
Claudette Colvin è rimasta un’attivista. È stata querelante nel processo Browder contro Gayle, uno dei più importanti casi di diritti civili nella storia degli Stati Uniti.
Ha vissuto a New York, ebbe un figlio dalla pelle molto chiara (e questo ha alimentato ulteriori dicerie sul suo conto). Poi ne ha avuto un altro, del cui colore nessuno si è occupato. Fu costretta a interrompere gli studi e non è diventata avvocata. Si è guadagnata la vita lavorando come infermiera. Non ha mai avuto parole dure per quelli che decisero per realismo strategico di metterla da parte. Ma a un giornalista disse: «I giovani pensano che Rosa Parks si sia seduta su un autobus e abbia posto fine alla segregazione, ma le cose non sono andate esattamente così».
È morta nel 2018 e recentemente è stata fatta una graphic novel sulla sua vita. A Montgomery le è stata finalmente dedicata una strada.
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