Prima di assecondare la sua passione per mappe, avventure e viaggi in terre lontane, è stata insegnante di francese in Galles, allieva archeologa a Creta, modella per uno scultore a Parigi ed era comparsa sui set di Berlino ai tempi di Marlene Dietrich.
Il terreno delle sue inchieste iniziali è stata la Russia dei Soviet dove è arrivata nel 1930 grazie all’aiuto di Charmian Kittredge, vedova dello scrittore Jack London, che ne aveva finanziato la partenza. Ha soggiornato a Mosca e viaggiato a piedi nel Caucaso, il resoconto delle sue avventure è contenuto nel suo primo libro Tra la gioventù russa.
Desiderando conoscere popoli non toccati dalla civilizzazione industriale, si è spinta sempre più avanti, nel 1932 è stata nel Turkestan sovietico, vivendo con le tribù nomadi locali, viaggio raccontato nel libro Vagabonda nel Turkestan.
Nel 1939, con la compagna Annemarie Schwarzenbach, anch’ella scrittrice, fotografa e giornalista, ha viaggiato dalla Svizzera all’Afghanistan a bordo di una Ford. Si lasciarono a Kabul proseguendo ciascuna per la propria strada.
Da quell’avventura, definita da lei un viaggio più psicologico che geografico, ha tratto il libro La via crudele. Due donne in viaggio dall’Europa a Kabul. Anche la compagna ne aveva scritto un libro dal titolo La via per Kabul. Turchia, Persia, Afghanistan 1939-40, pubblicato poco prima di morire prematuramente.
Le sue immersioni in altri mondi e gli incontri con persone di differenti culture, sono state raccontate in cronache asciutte, senza autocompiacimenti.
Ha vissuto cinque anni in India prendendo lezioni spirituali e, rientrata in Occidente, aveva scelto di vivere sei mesi all’anno in uno chalet a Chandolin, sulle Alpi Svizzere, dove ritrovava la pace e il silenzio di cui aveva fatto esperienza nelle montagne più alte del mondo.
Ha continuato a scrivere articoli, tenere conferenze, fare proiezioni con le sue innumerevoli immagini dal mondo fino alla fine dei suoi giorni.
L’ultimo viaggio è stato a Goa, in India, aveva 91 anni.
Si è spenta a Chandolin, nella sua casa piena di libri, bauli, statue induiste e fotografie, il 27 marzo 1997, le sue ceneri sono state disperse davanti allo scenario del Calvaire, punto panoramico sulla valle dove andava a meditare.
Nel piccolo paesino arroccato sulle montagne è stato creato l’Espace Ella Maillart che ricostruisce l’avventura della sua vita e custodisce oggetti preziosi come il suo leggendario zaino, la macchina da scrivere portatile, la Leica, le medaglie e coppe dello sci, gli stivali, il cappello dell’Asia centrale, le tessere della Société des Explorateurs Français e della Royal Geographical Society, il passaporto e una selezione di foto che evocano la sua vita e i suoi viaggi.
Il suo titanico archivio fotografico è conservato a Losanna, nella collezione di Photo Elysée, dentro Plateforme 10, il distretto delle arti della città.
Con coraggio e apertura verso ciò che era ‘altro’, popoli, paesi, tradizioni, religioni, abitudini, ha trasmesso un grande insegnamento. È stata una donna libera in un mondo ostile che ha contribuito a cambiare col suo esempio e la sua tenacia.